Dalla campagna elettorale del 2007 in Turchia. Foto via Wikimedia Commons.
Naturalmente un evento del genere è così clamoroso che è oggettivamente difficile da leggere, anche per chi abitualmente studia il paese e la sua storia; e allo stato stato attuale delle cose, inoltre, non ci sono interpretazioni o implicazioni certe rispetto a quanto è successo venerdì notte. In più, la repressione spietata degli ultimi giorni lanciata da Erdoğan nei confronti di militari e oppositori—con tanto di arresti di massa, purghe e addirittura lo spettro della pena di morte—rende il tutto ancora più caotico.
Tuttavia, ci sono alcune domande che tutti ci stiamo facendo e che—almeno secondo me—meritano quantomeno di essere analizzate. Ne ho dunque messe in fila un paio per cercare di rispondere.SI È TRATTATO DI UN GOLPE "MALDESTRO"?Stando alle reazioni che ho potuto vedere sui social—e non solo—in molti hanno liquidato questo putsch come una specie di riedizione turca di Vogliamo i colonnelli, ossia un tentativo velleitario fuoriuscito dai meandri dagli anni Settanta. In realtà si è trattato di un evento dannatamente serio, e che a un certo punto non è stato nemmeno troppo lontano dall'andare in porto. I motivi del fallimento, pertanto, vanno ricercati altrove.Anzitutto, secondo una ricostruzione di Al Jazeera i servizi segreti turchi sarebbero venuti a conoscenza della possibilità di un golpe già a partire dalle 16 di venerdì. Attorno alle 20, ormai certi di un colpo di stato imminente, hanno informato il presidente Erdoğan. I cospiratori—venuti a sapere della fuga di notizie—avrebbero fatto così scattare in anticipo le operazioni del golpe, originariamente fissate per le 3 di notte. Non si sa quanto sia verificata o meno questa versione, ma di sicuro contribuirebbe a spiegare le molte stranezze del fallito colpo di stato.RELEASE: 294,548 emails from Turkey's ruling political party, Erdoğan's AKP — WikiLeaks (@wikileaks)19 luglio 2016
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A questo deficit iniziale si sono aggiunti diversi errori strategici—tra cui spiccano il non essere riusciti a limitare le comunicazioni (specialmente Internet), e il non aver arrestato o "neutralizzato" le personalità chiave del governo e della burocrazia turche. Considerando anche la debolezza e le forze limitate, la vera follia è stata quella di bombardare l'edificio del parlamento turco, simbolo della democrazia e dell'unità del paese. Questa decisione incomprensibile ha sconfessato agli occhi di tutti gli osservatori—anche gli oppositori del governo di Erdoğan che potevano avere simpatia per un cambio di regime—qualsiasi legittimità del golpe.E qui arrivo al tema della mancanza di appoggi interno o esterni al paese. Dopo la lettura del comunicato in cui i golpisti dicevano di aver preso il potere per proteggere l'ordine costituzionale e lo stato di diritto, nel giro di qualche ora tutti gli attori che avrebbero potuto determinare il successo del golpe ne hanno preso le distanze: la maggior parte dei vertici delle forze armate, i partiti di opposizione e—con una certa calma e prudenza—anche le potenze internazionali che hanno interessi diretti nelle vicende interne della Turchia.On July 15, a small group of soldiers plotted a — TRT World (@trtworld)July 20, 2016
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In gran parte si trattava di sostenitori del governo, ma in misura minore anche di persone di diversa idea politica. Non c'è dubbio che si sia trattata di una grandissima prova di forza di Erdoğan, che non solo ha dimostrato quanto la sua leadership conservi l'appoggio di un gruppo vasto e coeso di "fedelissimi," ma—almeno in quei momenti—ha dimostrato di avere un grado di legimittà maggiore rispetto a quello dei golpisti.Sin dal primo momento anche le opposizioni si sono espresse contro il colpo di stato, dimostrando un grande senso delle istituzioni, e hanno avanzato la volontà di collaborare per evitare ulteriori contrasti e divisioni in una situazione sociale già incandescente.Incredible footage of Turkish man who tried to stop pro-coup tanks. Gets almost run over, gets up, does it again. — Iyad el-Baghdadi (@iyad_elbaghdadi)19 luglio 2016
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A essere colpiti sono dunque soprattutto i nomi già conosciuti delle persone legate al movimento, e probabilmente l'AKP aspettava soltanto un'occasione propizia per arrivare alla resa dei conti. Lo dimostra il fatto che, al di là dei militari, la categoria più colpita sia la magistratura, proprio laddove il movimento è più forte e negli ultimi anni ha messo in difficoltà il partito di Erdo ğan. Queste considerazioni non cancellano la possibilità che tra gli indagati e le persone licenziate in queste ore ce ne possano essere molte che non hanno alcun serio legame con il movimento. Un'epurazione così rapida corre sicuramente il rischio di essere ancora più sommaria di quanto pianificato dai suoi stessi autori.Ora—e senza scadere troppo nel complottismo—non è del tutto implausibile che la rete di Fethullah Gülen sia realmente alla radice del tentativo di colpo di stato. Il punto è che, anche se così non fosse, Erdoğan avrebbe forse agito in questo modo lo stesso, tanto è feroce lo scontro con Gülen e ghiotta l'occasione per disfarsi una volta per tutte della sua organizzazione. Del resto è difficile che, nel momento in cui sono cominciati gli arresti, potessero esistere delle prove concrete del coinvolgimento dei membri del movimento in quanto tali.Made a list to keep track of — Ashish Kumar Jena (@ashishjena94)19 luglio 2016
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Probabilmente quest'ultimi erano a conoscenza di imminenti purghe tra i sostenitori del movimento di Gülen—previste per la riunione del Gran Consiglio militare del 1° agosto—e hanno deciso di agire in modo disperato, non avendo più nulla da perdere.Va concesso che la velocità con cui si sono effettuati migliaia di arresti è quanto meno sospetta. E se da un lato questa vendetta sommaria è assurda e deprecabile, dall'altro ha sicuramente a che fare con le dinamiche dello scontro tra Erdoğan e Gülen: dimostra la volontà del governo di colpire i membri del movimento e considerarli complessivamente come responsabili del colpo di stato. Ma, ancora una volta, non è una prova del fatto che Erdoğan abbia organizzato il golpe.
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Paradossalmente sembrano molto meno scossi i rapporti con il grande nemico di ieri, cioè la Russia. Erdoğan e Putin hanno infatti avuto un dialogo telefonico e hanno confermato la volontà di proseguire nel riavvicinamento tra i due paesi, iniziato dopo la gravissima crisi diplomatica scoppiata in seguito all'abbattimento del jet russo.
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