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Il razzismo è stato un grosso problema nel 2014

Il 2014 è stato un anno difficile per le minoranze. Purtroppo, infatti, dall'anno scorso non abbiamo imparato niente sul razzismo, e anzi abbiamo continuato a ripetere gli stessi errori.

Quando mi è stato chiesto che cosa avessimo imparato quest'anno sul razzismo, la prima cosa che ho pensato è stata "niente". La situazione è la stessa di molto prima che io nascessi: continuiamo a ripetere gli stessi errori, a comportarci secondo gli stessi pregiudizi, dar retta alle stesse menzogne e dar sfogo alla stessa violenza insensata. È difficile guardare quanto successo a Ferguson, in Missouri, senza pensare che sia stato un incubo grottesco e apocalittico. Personalmente, l'unica cosa che ho imparato è che è meglio se me ne resto chiuso a chiave in casa con un'arma da fuoco a portata di mano.

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Il problema di starsene chiusi in casa, però, è che là fuori la violenza continua. Sarebbe bello se ci si potesse isolare e si potesse stare tutto il giorno a leggere i fumetti, ma ci sono problemi che vanno affrontati.

Il 2014 ci ha fatto venir voglia di arrenderci, ma non dobbiamo cedere. Dobbiamo resistere almeno fino alla fine del secondo mandato di Obama. Gli restano altri due anni per trovare la sua Dolemite interiore e portare il mondo a uno stato di pace e beatitudine eterna. Nel frattempo, cerchiamo di dare un senso a quanto successo negli ultimi 12 mesi.

LA POLIZIA E I NERI NON VANNO D'ACCORDO

La polizia: non si può vivere senza di lei, non si può vivere con lei. La polizia è un po' come tuo padre, che continua a mantenerti economicamente, ma continua anche a squarciarti le gomme della macchina per assicurarsi che tu non riesca ad arrivare al lavoro in tempo.

Sarebbe bello se tuo padre/la polizia si rilassasse un attimo e ti desse la possibilità di farti la tua vita. Solo che non può farlo. Deve continuare a bucarti le metaforiche gomme della macchina per ricordarti chi comanda. Il capo è lui, e non ha pazienza per stare ad ascoltarti mentre parli di concetti antiquati come "giustizia" e "punizione proporzionata al reato." E continuerà a provocarti, perché sa che quando minacci di fare una "rivoluzione", non parli sul serio.

D'altro canto, tu hai bisogno di tuo padre/della polizia. È lui a tenere le luci accese in casa e a tenere lontani i malintenzionati. Vorresti davvero vivere nell'anarchia? Vorresti davvero vivere in un mondo senza legge e ordine? Vorresti davvero che una folla incazzata desse fuoco alla tua pizzeria preferita? E dopo dove andresti a cena? Per l'amor del cielo, no!

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Tuo padre/la polizia ti tiene per le palle, e non c'è niente che tu possa fare eccetto andare a piagnucolare dalla mamma (in questa metafora, il Partito Democratico), che ti dirà che papà è cattivo e prometterà che, d'ora in poi, gli farà indossare una telecamera sul casco, così potrai vederlo squarciarti le gomme tutte le volte che vorrai.

Alla fine del 2013, non ci eravamo ancora ripresi dalla morte di Trayvon Martin. Otto mesi dopo, è avvenuta la tragedia di Michel Brown a Ferguson. Un mese dopo, Eric Garner è stato ucciso da Daniel Pantaleo, un agente della polizia di New York. In nessuno di questi ormai celebri casi, il colpevole è stato messo sotto processo; eppure, in tutti i casi, si sono verificati scontri e vaste proteste. La verità è che nessuna telecamera sul casco impedirà ad alcuni poliziotti di esagerare: questa situazione è la nuova normalità a cui dobbiamo abituarci. Persone come Robert Copeland, il capo della polizia di Wolfeboro, in New Hampshire, che si è rifiutato di chiedere scusa per aver chiamato il presidente Obama "negro" hanno il potere di prendere decisioni che influenzano le vite dei cittadini. Copeland è stato costretto a dimettersi, ma la sua vicenda dovrebbe spingerci a chiedere di più ai capi delle nostre forze dell'ordine. Anche perché non possiamo permetterci di non farlo.

INSEGNANTI RAZZISTI

I bambini sono il futuro, una tabula rasa su cui possiamo proiettare tutte le nostre speranze in un domani migliore. La scuola dovrebbe insegnare ai giovani come vivere nel sistema che hanno ereditato e come migliorarlo. Purtroppo, molti insegnanti passano il loro tempo a insegnare ai loro studenti quanto quel sistema sia incasinato: passano dal prendere in giro il presidente all'utilizzare insulti razzisti davanti ai bambini. Forse bisognerebbe chiedersi se il nostro sistema scolastico non debba essere ripensato. Gil Voigt, un professore di Cincinnati, è stato licenziato per aver detto ai suoi studenti che "non abbiamo bisogno di un altro presidente nero." Voigt ha affermato di essere stato frainteso, ma è stato licenziato lo stesso. Non importa quali termini abbia effettivamente utilizzato: non avrebbe dovuto esprimere opinioni politiche personali di fronte a una classe delle elementari.

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CHI PENSA CHE ESSERE RAZZISTA (IN PRIVATO) SIA DIVERTENTE

Avete presente il detto, "Se un albero urla 'negro' nella foresta e nessuno lo sente, è davvero razzista?" Be', quest'anno sia Justin Bieber che Donald Sterling l'hanno messo alla prova, dicendo (in privato) cose razziste, che poi comunque sono diventate di dominio pubblico. TMZ ha pubblicato diversi video in cui Justin Bieber pronuncia insulti razziali. Nel più famoso di questi video, si sente Bieber storpiare una sua hit cantando "One Less Lonely Nigger". Una cosa che ho imparato guardandolo è che Justin Bieber fa schifo a cantare se non lo si riempie di autotune. Pazzesco quello che si può fare con i computer di questi tempi.

Per quanto riguarda Donald Sterling, la registrazione audio in cui perde la testa scoprendo che la sua ragazza portava degli uomini di colore alle partite dei LA Clippers gli è costata la sua squadra di basket. Invece, Bieber ha ancora un sacco di amici neri. Probabilmente Sterling non è stato perdonato perché non è in grado di fare il moonwalk.

IL RITORNO DEI SIMBOLI RAZZISTI

Dopo una breve ripresa negli anni Settanta ad opera di quel tossico di Sid Vicious, sembrava che fossimo finalmente riusciti a gettare la svastica nella nostra pattumiera culturale. Ma la svastica è un po' il James Bond dei simboli razzisti—per quanto in un certo momento possa sembrare irrilevante, troverà sempre un modo per reinventarsi. Nel 2014, i raeliani—una setta a metà tra la religione e la fantascienza, i cui membri sembrano essere ossessionati dal cercare di convincere le donne a spogliarsi—hanno dato il via a una campagna per riabilitare il simbolo del più grande crimine mai compiuto dall'umanità contro se stessa. Il loro sito, proswastika.org, ci ricorda che, storicamente, la svastica è un simbolo di pace proprio della tradizione indù e di quella buddista. Mi spiace, ma purtroppo credo che i nazisti ne abbiano cambiato per sempre il significato. Questo è successo dopo che, nel 2013, Kanye West ha usato la bandiera confederata per il merchandising del suo tour. Certe cose appartengono al passato e tali devono rimanere—come i musical in TV e Hulk Hogan.

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LA MANCANZA DI FAMIGLIE MULTICULTURALI NELLE PUBBLICITÀ

Sono cresciuto in un ambiente meticcio, per cui vedere la pubblicità della Cheerios in cui si mostrava una famiglia che assomigliava alla mia è stato fantastico. Purtroppo, non è stato tale per la gente che su YouTube ha commentato mostrandosi contraria al fatto che un uomo nero e una donna bianca possano avere un figlio insieme. Probabilmente, sono rimasti ancora più sconvolti per il fatto che il padre era una persona e non una serie di cartoline inviate dal carcere. Osserviamo un minuto di silenzio per un mondo in cui ci sono persone che pensano che Janelle Ambrosia, una spogliarellista razzista, sia un modello di figura genitoriale migliore della coppia di questa pubblicità.

via

"REDSKINS" NON È UN NOME ADATTO A UNA SQUADRA DI FOOTBALL

Daniel Snyder, proprietario dei Washington Redskins, ha trascorso la maggior parte del suo 2014 a ignorare gli attivisti nativi americani, i liberali, e persino alcuni commentatori sportivi. Ma la questione cui si è trovato al centro, spicca perché è molto facile da risolvere.

Il nome è offensivo, quindi va cambiato. Affermare che sia un " segno di rispetto" è una cazzata, perché le persone che dovrebbero sentirsi rispettate sono le prime a sentirsi offese. Il fatto che abbiamo tollerato questo nome per tanto tempo non vuol dire che debba continuare a essere utilizzato all'interno dello sport più popolare d'America. Accettiamo e ignoriamo così tante cose in questo paese perché "è così che stanno le cose." È l'apatia di cui ho parlato all'inizio dell'articolo: il motivo per cui siamo bloccati qui a guardare le nostre città mentre bruciano.

Segui Dave Schilling su Twitter: @dave_schilling.