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La gravidanza di Giorgia Meloni è l'ultimo dei problemi delle elezioni di Roma

La candidatura di Giorgia Meloni a Roma ha fatto discutere soprattutto per le dichiarazioni di chi sosteneva che non potesse fare il sindaco perché incinta. A ben vedere, però, la sua candidatura era prevedibile.

Giorgia Meloni in occasione dell'annuncio della sua candidatura in Piazza del Pantheon. Immagine via Facebook

La campagna elettorale di Roma è uno degli spettacoli più ridicoli che la politica sia riuscita a offrire negli ultimi anni. A consolare il centrosinistra, con i suoi sei candidati più un peluche e le sue primarie flop, c'è il fatto che il centrodestra è messo nettamente peggio—così male, da far spiccare a livello internazionale il M5S.

All'altissimo numero di sfidanti, infatti, si è andata ad aggiungere la vicenda di Giorgia Meloni, che l'altro ieri, "dopo un'attenta e ragionata riflessione," ha confermato la sua candidatura a sindaco di Roma, in quella che ha definito "una scelta d'amore, con spirito di servizio e senza protagonismo."

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Nonostante l'importanza di questa scelta e ciò che rappresenta per il centrodestra romano—ovvero il suo sfascio ufficiale—nei giorni precedenti le voci sempre più insistenti sulla candidatura di Giorgia Meloni hanno fatto discutere non per la loro risonanza politica ma per come la prospettiva è stata commentata da molti, su tutti Berlusconi e il suo candidato Bertolaso.

L'annuncio di — Fratelli d'Italia-AN (@FratellidItaIia)16 marzo 2016

Nella trasmissione Fuori Onda di La7 Bertolaso ha dichiarato che "la Meloni deve fare una mamma. […] Non vedo perché qualcuno dovrebbe costringerla a fare una campagna elettorale feroce e, mentre allatta, ad occuparsi di buche, sporcizia," ammorbidendo poi il tiro qualche giorno dopo definendo la Meloni "un bravo sindaco se avesse partorito sei mesi fa."

A rincarare la dose e far decollare e deviare definitivamente il dibattito ci ha pensato Berlusconi, che in un'intervista radiofonica rilasciata martedì mattina ha commentato con un secco "è chiaro a tutti che una mamma non può dedicarsi a un lavoro terribile " come quello di sindaco. Berlusconi ha proseguito dicendo che fare il sindaco a Roma significa lavorare 14 ore al giorno, e che non riteneva potesse essere nell'interesse di Giorgia Meloni doversi dedicare a una scelta così difficile e impegnativa in un momento del genere.

Le parole di Bertolaso e di Berlusconi hanno aperto una diatriba che è andata ben oltre il caso della gravidanza della candidata di Fratelli d'Italia ed è diventata un'occasione politica per schierarsi superficialmente a favore o contro le donne—con un'evidente radunata sul primo versante dove sono intervenuti, tra gli altri, Daniela Santanchè, Maria Elena boschi, Laura Boldrini, la concorrente candidata del M5S Virginia Raggi e il premier Matteo Renzi.

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Fare la mamma e il sindaco è possibile? Per me sì! La mia intervista di stasera a — Virginia Raggi (@virginiaraggi)15 marzo 2016

A onor del vero, constatato il fatto che da una dichiarazione di Berlusconi sulle donne raramente possa uscire qualcosa di diverso da una polemica, è stata per prima Giorgia Meloni a dare un'accezione politica alla sua gravidanza.

La candidata di Fratelli d'Italia aveva infatti scelto come palco per l'annuncio dell'attesa lo scorso 30 gennaio la piazza del Family Day. Già allora, la sua gravidanza aveva scatenato una valanga di polemiche tra chi la insultava su internet, chi la difendeva perché veniva insultata su internet, chi la accusava di strumentalizzare la sua gravidanza, e chi precisava che annunciare in quella piazza la gravidanza senza essere sposata andava un po' contro i valori di una folla che manifestava in difesa della famiglia tradizionale.

Placatesi le polemiche, Giorgia Meloni ha di nuovo messo più volte la sua gravidanza al centro della scelta politica di non candidarsi. Nelle settimane scorse, infatti, quando si è trovata a rispondere a chi le chiedeva di una sua candidatura, si è avvalsa di un "no, perché sono incinta", o ha anche dichiarato che si sarebbe trattato di extrema ratio, dato che "non sarebbe entusiasmante ritrovarsi a candidarsi sindaco di Roma al settimo mese per mettere pace nell'asilo del centro destra."

Da allora la sua decisione è cambiata, ma questo non le ha impedito di usare di nuovo la sua condizione, stavolta dichiarando che allattare non sarebbe un problema "per una città che ha come simbolo la Lupa con due gemelli." E, dagli applausi ricevuti dalle persone circostanti, è facile immaginare che la carta della gravidanza verrà usata spesso e volentieri in questa campagna elettorale.

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Tuttavia, guardando bene alla situazione del centrodestra romano, viene da pensare chegravidanza o non gravidanza la coalizione non avesse alternative a Giorgia Meloni. Se infatti sicuramente non è mancata la volontà da parte della candidata di Fratelli d'Italia—che fin da giovane ha partecipato attivamente alla vita politica della capitale—dall'altro lato, nella crisi del centrodestra di oggi, la scelta è stata praticamente necessaria per provare a dare alla coalizione un ruolo almeno da co-protagonista in queste amministrative.

Bertolaso infatti, il candidato spinto da Berlusconi e che avrebbe dovuto unire la coalizione, è riuscito in un mese a definire Roma terremotata, scatenando l'ira degli aquilani, e a promettere al contempo di togliere i cassonetti per evitare che i rom ci versino la spazzatura. Gli ultimi sondaggi lo danno al 15 percento, e il rischio è che con ancora due mesi di campagna elettorale davanti la sua posizione possa ulteriormente peggiorare.

Ma oltre che dall'opinione pubblica, le resistenze al nome di Bertolaso sono arrivate dai suoi stessi alleati. Se subito dopo l'ufficializzazione del suo nome sia Matteo Salvini che Giorgia Meloni gli avevano garantito il loro appoggio, i due hanno gradualmente rivisto la loro posizione—Salvini perché Bertolaso non voleva usare le ruspe contro i rom e successivamente Giorgia Meloni perché Bertolaso non era appoggiato da tutti—per poi dichiarare apertamente la necessità di trovare un altro candidato.

L'altro candidato è arrivato, e il fatto che si sarebbe trattato di Giorgia Meloni non era così difficile da immaginare. Sicuramente la sua gravidanza verrà usata sia da lei e dai suoi avversari nel corso di questa campagna elettorale, e ci si continuerà a chiedere se sia opportuno per lei portare avanti una campagna elettorale. Può essere anche una domanda legittima, se fatta con onestà, ma ce ne è un'altra ancora più legittima: come ha fatto il centrodestra—o Berlusconi—a pensare che la nomina di Bertolaso potesse portare a qualcosa di diverso dal suo sfascio totale?

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