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Stati Uniti

L'autore di Guantanamo Diary è stato rilasciato “senza accuse” dopo 14 anni

Slahi, che era rinchiuso a Guantanamo da agosto 2002 senza un'accusa precisa e senza un processo, è la persona col più alto profilo trasferita dal carcere da quando un anno fa è stato rimpatriato il cittadino britannico Shaker Aamer.
Mohamedou Ould Slahi

Mohamedou Ould Slahi, autore di un'apprezzata biografia in cui racconta la sua prigionia e le torture subite nel carcere di Guantanamo, è stato recentemente rimpatriato in Mauritania. Lo ha annunciato lunedì il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

È una decisione storica. Slahi, che era rinchiuso da agosto 2002 senza un'accusa precisa e senza un processo, è la persona di più alto profilo trasferita dal carcere da un anno a questa parte, quando venne rimpatriato il britannico Shaker Aamer.

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Al momento a Guantanamo restano reclusi ancora 60 prigionieri.

Secondo una dichiarazione dell'American Civil Liberties Union (ACLU), che ha fatto campagna per il rilascio di Slahi, l'ex prigioniero avrebbe dichiarato: "Sono grato e in debito con le persone che mi sono state accanto. Ho imparato che la bontà è transnazionale, transculturale e transetnica. Sono elettrizzato di potermi ricongiungere con la mia famiglia."

Nancy Hollander, una degli avvocati di Mohamedou Ould Slahi, ha detto in un comunicato che Slahi "vuole stare con la sua famiglia e ricostruire la propria vita. Siamo contentissimi che l'incubo del nostro cliente stia finalmente giungendo al termine."

Slahi ha visitato l'Afghanistan negli anni Novanta, dove si era unito ai Mujaheddin che stavano combattendo la guerra civile contro il governo sostenuto dai sovietici, e aveva poi giurato fedeltà ad al-Qaeda.

Il governo degli Stati Uniti lo ha accusato di essere uno dei pianificatori del tentativo fallito di far esplodere l'aeroporto internazionale di Los Angeles nel 1999 — un attacco noto come Millennium Bombing. Gli Stati Uniti lo hanno anche accusato di aver avuto un ruolo negli attacchi dell'undici settembre.

Ma il giudice della corte distrettuale americana James Robertson ha dichiarato che le prove del governo contro Slahi erano troppo esigue per portare a una condanna definitiva. Così, a marzo 2010 è stato emanato un ordine per il suo rilascio.

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Robertson ha detto che Slahi "potrebbe essere stato un simpatizzante di al-Qaeda, e le prove mostrano che ha fornito un qualche sostegno ad al-Qaeda, o a persone che sapeva fossero con al-Qaeda." Tale sostengo, però, "era sporadico… e, al momento della sua cattura, inesistente." L'amministrazione Obama ha fatto ricorso contro la decisione del giudice, e il caso di Slahi si è arenato per sei anni nelle corti federali.

Lo scorso luglio all'uomo era stata concessa un'udienza per decidere se rappresentasse ancora una minaccia per la sicurezza nazionale. La commissione incaricata dell'udienza, formata da funzionari di diversi ministeri e dipartimenti del governo americano, "ha stabilito che la detenzione continuativa di Slahi secondo le leggi di guerra non è più necessaria per proteggere [il paese] contro una minaccia significativa alla sicurezza degli Stati Uniti."

"Come conseguenza di questa revisione, che ha esaminato una serie di fattori, tra cui questioni di sicurezza, a Slahi è stato concesso il trasferimento," ha detto in un comunicato il Dipartimento della Difesa, in cui si evidenzia che il rilascio di Slahi è parte di uno sforzo più ampio dell'amministrazione Obama per chiudere Guantanamo prima che finisca il suo mandato.

"Gli Stati Uniti si sono coordinati con il governo della Mauritania per assicurare che questo trasferimento avvenisse in conformità con le adeguate misure di sicurezza e di trattamento umano."

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Slavi è diventato un informatore americano nel 2003, e per questo è stato ricompensato con dei privilegi speciali, tra cui l'accesso a un frigorifero e a una struttura recintata all'interno di Guantanamo, separata dagli altri detenuti, dove poteva praticare giardinaggio, dipingere e scrivere.

Ma fino a quell'anno la sua vita a Gunatanamo era stata molto peggiore. Nel libro Guantanamo Diary, pubblicato nel 2015 dopo essere stato pesantemente corretto e rivisto dal governo americano, l'uomo ha raccontato con dettagli vividi e strazianti il suo sequestro in Mauritania, le torture subite da chi lo interrogava, e le pesanti condizioni della sua prigionia.

"'Bendate lo stronzo se prova a guardare…' Uno di loro mi ha colpito con forza sulla faccia, e mi ha messo velocemente gli occhialetti sugli occhi, i paraorecchie, e una piccola busta sopra la testa. Non riuscivo a capire chi facesse cosa. Hanno stretto le catene intorno alle mie caviglie e ai miei polsi; dopo, ho iniziato a sanguinare. Riuscivo a sentire solo [modificato] parolacce, 'F-questo e F-quello!' Non ho detto una parola, ero assolutamente sorpreso, pensavo che mi avrebbero ucciso,' ha scritto Slahi del piano di "interrogatori speciali" che si è svolto a Guantanamo ad agosto 2003, che era stato personalmente approvato dall'allora Segretario della Difesa Donald Rumsfeld.

Stando a documenti interni del governo, il piano prevedeva che chi svolgeva gli interrogatori portasse Slahi su una barca e gli facesse credere che stava per essere ucciso.

Non è stato facile trasformare il diario scritto a mano di Slahi in un libro pubblicato. Le sue stesse parole, un tempo, erano considerate materiale riservato, e il governo ha sostenuto che quello che aveva scritto sarebbe stato una minaccia per la sicurezza nazionale. Il suoi avvocati hanno fatto causa al governo nel 2006 e hanno vinto la battaglia legale sei anni dopo.

Il libro è stato tradotto in 20 lingue, ma Slahi non ha mai letto la versione finale del testo. Gli era stato vietato.


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