A$AP Rocky è un rapper sottovalutato
Fotografia di Mr. Iozo.

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Musica

A$AP Rocky è un rapper sottovalutato

I nuovi brani di A$AP Rocky dimostrano che non ci troviamo solo davanti a un grande rapper, ma a uno dei più grandi di sempre.

"Purple Swag" di A$AP Rocky cambiò ogni cosa. Prima di quel pezzo, mischiare sprite e codeina era normale solo se venivi da Houston, Texas, o comunque dal sud. Rocky, invece, veniva da New York - "Harlem's what I'm reppin", andando nello specifico. "Tell my niggas quit the bitchin' / We gon' make it in a second". Tutti i rapper dicono che spaccheranno ogni cosa, nei loro primi pezzi, ma quando poi ce la fanno davvero andare a risentire le loro barre speranzose è pura gioia. E non era normale nemmeno cominciare un brano con la voce pitchata così bassa da diventare un gorgoglio primordiale se DJ Screw non era il tuo Dio. Crescendo, Rocky aveva sempre guardato sia alla sua costa che a ciò che stava a sud della mappa degli Stati Uniti. Idolatrava gli UGK tanto quanto il Wu-Tang Clan, e quindi creare qualcosa di geograficamente ibrido gli veniva naturale. E poi, diciamolo: sapeva rappare. Lo dimostrò per la prima volta veramente in "Peso", che già "Purple Swag" interpolava a sorpresa: il beat di A$AP Ty svoltava all'improvviso passando dagli archi del Kronos Quartet a una cascatella brillante di suono su cui Rocky appoggiava barre ricolme di allitterazioni e assonanze, spacconeria e stile.

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Il suo primo tape, LIVE.LOVE.A$AP, è uno dei capolavori rap della nostra generazione. Era un corpo estraneo nell'organismo della scena statunitense, una sbornia sonora che aleggiava in ugual misura attorno al cervello e allo stomaco. I beat di Clams Casino—anche lui, riprendendo il concetto che stiamo andando a sviluppare, una persona della cui importanza ci dovremmo ricordare tutti—suggerivano l'esistenza di un oltre-mondo, picchiettavano la durezza della tradizione del beatmaking della East Coast con punte di psichedelia, vertiginosi rallentamenti. "Palace", "Bass", "Wassup": pasticche di suono puro, assaggi di manicaretti linguistici.

"These other niggas so-so, they open off my mojo / Spanish Sophie with a half a kilo by her cho-cho". Rocky non giocava un gioco diverso. Distruggeva i suoi colleghi, si vantava delle ragazze con cui andava, delle droghe che prendeva e dello stile che aveva; ma lo faceva con un gusto per la lingua impressionante. "Bozos love my rose gold, purple got me slow-mo / Stuntin' like I'm Dorothy but my rubies in my gold though". Massaggi ai timpani, scintille di genio, schiaffi in faccia. Spavalderia giocherellona, ma anche rispetto e divulgazione: "Shimmy shimmy ya: ODB, ODB / Fuckin' other niggas broads: OPP, OPP". Ol' Dirty Bastard, i Naughty By Nature. Adesso c'era anche A$AP Rocky.

A$AP Rocky ai tempi di "Purple Swag".

Negli ultimi sei anni Rocky è diventato un'icona. Ha perso un fratello per lo sciroppo che aveva contribuito a dargli fortuna, ma è andato avanti. "Then I became a druggy, enhanced my fame and money / And for your pain and suffering, my karma's waiting for me". Non ha mai ricreato la magia di quel suo primo tape, ma ha comunque trionfato. Non grazie, ma nonostante la sua volontà di continuare a rischiare e sperimentare. "Wild for the Night", con la sua base brostep curata da Skrillex, è un pezzo oggettivamente stonato nel contesto della sua opera, ma dire che non spacca sarebbe un insulto alla sua capacità di giocare con gli spazi e le parole: basta anche solo l'enjambement all'inizio del brano, quel "Riding in that Testa…rossa, nigga catch up". E poi comunque attorno aveva "Fuckin' Problems" e "Goldie".

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Lo stesso si può dire per "L$D", un lentone dream pop in cui il rap era praticamente un ripensamento: c'era nel video, non c'era sull'album. "I look for ways to say, "I love you" / But I ain't into makin' love songs / Baby I'm just rappin' to this LSD". Si era ricreato un'estate dell'amore, Rocky, in testa e attorno. Lavorava per impressioni, in quel periodo: su AT.LONG.LAST.A$AP, ricordate, compariva tale Joe Fox. Era un busker che aveva approcciato Rocky a Camden Town, a Londra, per dargli il suo CD. Lui lo aveva immediatamente invitato in studio. Gli fece suonare la chitarra sul brano di apertura di quell'album e gli diede uno spazio su un pezzo assieme ad M.I.A. e Future. Così, perché gli andava. Tanto c'erano "Canal St." con Bones ed "M'$" come garanzia che Rocky era sempre uno dei rapper più forti della sua era.

Ha continuato a costruire rap clamorosi, Rocky, inserendoli in album tanto caleidoscopici quanto ambiziosi. Ma ho come l'impressione che il suo valore non venga riconosciuto tanto quanto meriterebbe: il merito, o la colpa, è della polarizzazione delle opinioni che si è creata nel suo ambiente culturale di riferimento, cioè l'hip-hop. Da un lato la tradizione, la riscoperta e l'evoluzione delle forme musicali della black culture, l'afrofuturismo e il riconoscimento delle tradizioni african epost-diasporiche. Kendrick Lamar, Kanye West, J. Cole, Tyler, Chance The Rapper, Janelle Monaé. Dall'altro il dadaismo, la ripetizione mantrica che rende contemplazione la sovreccitazione, la rivoluzione stilistica e narrativa della trap. Young Thug, Future, Gucci Mane, i Migos, tutto il SoundCloud rap. E A$AP Rocky dove sta, in tutto questo? Un po' di qua, un po' di là. Tende al futuro e si sente parte del passato. E questo lo danneggia tanto quanto gli fa onore.

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A$AP Rocky ai tempi di LIVE.LOVE.A$AP, foto promozionale.

Sta tornando ora, Rocky. Il suo nuovo album si chiamerà TESTING, ma prima di darcelo ci ha regalato tre brani scartati. Li ha chiamati DUMMIE, e due di questi sono tra i migliori della sua carriera. "☆☆☆☆☆ 5IVE $TAR$" è un capolavoro di spazi. Il beat è ridotto al minimo, un corpo scheletrico e disidratato che Rocky, avvoltoio, becchetta per trovare energie, spiccare di nuovo il volo. "Calvin and Raf / Now out of stock / They don't know Flacko / grippin' the wop". Quella "o" lunga di "Flacko" a spezzare il ritmo, a squarciare la tela come in un Fontana. "MONEY BAGS FREESTYLE", prodotta da quel genio visionario che è Dean Blunt, è una filastrocca criminale. "I foresee the jealousy all in your eyes for sure / Sure, they don't want to beef with my physique or my .44". È bambinesca, creativa, esilarante: "Ayy ayy, soundbite, soundbite, woo / Cheat code, cheat code, L1, down, right".

Fortunatamente anche i pezzi di TESTING sembrano darci un Rocky più costante e concentrato rispetto a quello degli ultimi anni, irrefrenabilmente affascinato da qualsiasi stimolo gli capitasse davanti agli occhi o dentro alle orecchie. "Bad Company", con l'esordiente BlocBoy JB, è un brano tanto teso quanto gioioso, soprattutto nelle scelte lessicali e nel piacere della ricerca sonora: "Flintstone bust down, color Murakami / Fruity pebble bezel, Wilma, Betty, Fred, and Barney". "A$AP Forever", invece, campiona uno dei brani più famosi di sempre dandogli un'inaspettata vita nuova: "Porcelain" di Moby, gioiello di sfioramento elettronico, diventa un affondo nella carne. L'incipit è epico: "Come fuck with the Mob, shout out to the Lords and the Gods". E andiamo a fottere con la Mob, volentieri. Ma preoccupiamoci di darle tutto il rispetto che le è dovuto, parliamo delle sue canzoni a chi non le conosce. Lodiamo chi sta al centro, ma non immobile: incantato da forze opposte che lo strattonano. (Di solito traduco i testi di cui scrivo, lo faccio da una vita. Ma quelli di Rocky sono troppo belli in originale che renderli in italiano significherebbe perderne una parte.) _Elia è su Instagram: [@lvslei ](https://www.instagram.com/lvslei/)_Segui Noisey su Instagram e Facebook.


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