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Sparatorie e palazzi in fiamme: proteste in Congo contro il Presidente Sassou Nguesso

Due settimane dopo le elezioni presidenziali, i cui risultati sono contestati dall'opposizione, sono scoppiati violenti scontri a Brazzaville, capitale della Repubblica del Congo, con diversi scontri a fuoco e due palazzi governativi dati alle fiamme.
Photo by Alon Skuy/EPA

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È esplosa martedì a Brazzaville, nella Repubblica del Congo, la rabbia covata da tempo verso il Presidente Denis Sassou Nguesso. Nella capitale, infatti, ci sono state diverse sparatorie e gruppi di giovani legati all'opposizione avrebbero dato fuoco a una stazione di polizia e a un altro edificio governativo.

Mentre la polizia è rimasta impegnata per diverse ore in uno scontro a fuoco nei quartieri di Bacongo e Makelekele, in quest'ultima zona è nata anche una protesta in cui i dimostranti hanno urlato "Sassou, vattene!" — uno slogan molto usato negli ultimi mesi dal movimento di opposizione.

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La scorsa estate, Sassou Nguesso ha dato il via a un processo di riforma costituzionale volto a rimuovere il limite di due mandati presidenziali e le restrizioni sull'età che avrebbero impedito al leader 72enne di ripresentarsi alle elezioni.

Sassou Nguesso ha governato la Repubblica del Congo (anche nota come Congo-Brazzaville) per 32 degli ultimi 39 anni. È salito al potere per la prima volta nel 1979, rimanendo in carica fino al 1992 - quando è stato sconfitto alle elezioni - ed è poi tornato al governo nel 1997 durante la guerra civile che ha colpito il paese.

Dopo l'annuncio del governo su un referendum costituzionale indetto per approvare le riforme, un movimento di opposizione ha organizzato delle proteste nella capitale. Le manifestazioni si sono trasformate in un bagno di sangue: almeno 18 persone sarebbero state uccise dalle forze di sicurezza. A ottobre, il referendum ha visto l'approvazione delle riforme con una larga maggioranza, ma i critici accusano il governo di aver truccato il voto.

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Sassou Nguesso ha portato a casa un'altra vittoria nelle elezioni presidenziali che si sono tenute a fine marzo, ma anche qui una coalizione di candidati ha contestato l'esito del voto. Secondo il governo, Sassou Nguesso ha ottenuto il 60 per cento dei voti, abbastanza per evitare il ballottaggio. L'opposizione sostiene invece che i suoi candidati principali - l'ex generale dell'esercito Jean-Marie Michel Mokoko e il leader del partito d'opposizione Guy Brice Parfait Kolelas - abbiano insieme superato Sassou Nguesso, rispettivamente con il 28 e il 30 per cento dei voti.

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In un comunicato pubblicato lunedì, il comitato elettorale di Makoko ha affermato che le forze di sicurezza governative hanno usato armi pesanti durante gli scontri nella capitale, e che i combattimenti sono esplosi dopo una sfilza di fermi e arresti iniziata durante la disputa elettorale. Il comitato ha anche inviato alcune foto che mostrerebbero la stazione di polizia in fiamme e una barricata eretta dal movimento giovanile ostile a Sassou Nguesso.

Non è tuttora chiaro chi abbia lanciato l'attacco di lunedì. Un presentatore della televisione di stato Tele Congo ha attribuito la responsabilità degli scontri a fuoco ai gruppi di opposizione che non hanno accettato il risultato elettorale del mese scorso.

"Stamattina la gente si è svegliata con la paura, perché erano in corso delle sparatorie," ha detto il presentatore di Tele Congo, secondo Reuters. "Il motivo è che ci sono persone che contestano queste elezioni."

Il governo avrebbe attribuito la colpa degli scontri di lunedì ai Ninja, il gruppo ribelle attivo nel paese dagli anni Novanta, che ha avuto un ruolo chiave nella lotta contro Sassou Nguesso durante la guerra civile che ha insanguinato il paese tra il 1997 e il 1999. I Ninja non hanno rivendicato gli attacchi, e il governo non ha fornito alcuna prova del loro coinvolgimento.

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Reuters ha contribuito alla stesura di questo articolo

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