Il caso di Sofia Zago, la bambina di 4 anni di Trento morta per malaria agli Ospedali Civili di Brescia ha fatto tornare in auge la figura dell'untore presso alcuni partiti politici, che lo hanno utilizzato per scagliarsi contro l'immigrazione. Secondo alcuni esponenti di Lega, Forza Italia e non solo la causa della diffusione di "malattie che da noi sono state debellate da decenni" sarebbero proprio i flussi migratori.
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A sostegno della loro tesi, esposta senza vere prove oggettive, c'è il fatto che la bambina non aveva mai visitato un paese malarico, e la zanzara che trasmette il ceppo del male da cui è stata contagiata non appartiene a una specie che solitamente abita il suolo italiano. Così i migranti si trasformano in untori. Ma da dove ha origine questa parola?Il termine in sé — che non ha un corrispettivo preciso in altre lingue — venne molto utilizzato nel Cinquecento e nel Seicento, in Italia, per indicare fantomatici personaggi che diffondevano volontariamente il morbo della peste tramite strumenti appositi, come unguenti da applicare agli stipiti delle porte e polvere da spargere sui vestiti delle vittime. Questa figura, che soddisfa il meccanismo psicologico del capro espiatorio, pur non risolvendo i problemi fornisce una "spiegazione" agli eventi negativi da cui siamo colpiti. A quanto pare, avrebbe avuto origine all'epoca della Peste Nera, che nel Trecento falciò le vite di circa un terzo degli europei.Il gruppo più accusato di diffondere volontariamente il morbo fu quello degli ebrei ma, in effetti, la credenza presentava diverse variazioni locali: in Spagna vennero presi di mira i musulmani, in Francia gli inglesi, altrove, i lebbrosi, o gli "stranieri poveri", considerati potenziali portatori di malattie — un po' come oggi in Italia. Andando ancora più indietro nel tempo, nella Atene del V secolo, Tucidide ci racconta che molti ateniesi accusavano i spartani di avvelenare i pozzi per causare la peste.
La Peste Nera
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L'AIDS
La Poliomelite
L'Ebola
La preoccupazione per chi diffonde volontariamente malattie non è legata solamente a episodi di cronaca legati a vicende personali. Quest'anno, un Rapporto del Segretario generale della Difesa e della Sicurezza nazionale francese ha citato la possibilità da parte del terrorismo islamico di sfruttare come arma l'introduzione sul territorio europeo di individui infetti che diffondano malattie estremamente virali. Oltre a questo, a fare preoccupare i francesi, un furto batteriologico non ancora chiarito in un ospedale di Parigi.In generale, la parola untore viene utilizzata per identificare anche chi non diffonde il virus volontariamente — come vorrebbe il senso originario del termine — ma per indicare in maniera generica tutti i portatori di una malattia che rischiano di contagiare gli altri. Anche in questo caso si parla di migranti con i vari casi di allarmismo, legati all'Ebola o ai casi di Meningite, tanto per fare degli esempi. In questo senso, strumentalizzare episodi di cronaca crea ulteriore allarmismo e intolleranza, rende la questione migranti ancora più difficile da gestire.Chi utilizza la parola untore a sproposito si dimentica che, generalizzando in questo modo, possiamo essere considerati tutti degli untori. Certo, poi ci sono le ultime notizie che parlano di "Morbillo Party" organizzati dai No-Vax per favorire l'immunizzazione dei loro figli che ci porterebbero a parlare di baby-untori, ma questa è tutta un'altra storia.