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Salute

Questa nuova ricerca spiega che è ok rimanere single (e morire soli)

Elyakim Kislev, sociologo, spiega perché dovremmo imparare a stare da soli.
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Foto di Kinga Cichewicz via Unsplash.

In Happy Singlehood: The Rising Acceptance and Celebration of Solo Living, il ricercatore e sociologo Elyakim Kislev analizza i fattori che hanno portato i single a essere il gruppo demografico con la crescita più rapida in tutto il mondo.

Dall'accesso all'educazione, fino all'influenza del femminismo, dal consumismo fino all'esplosione dell'urbanizzazione, il ricercatore esamina nel dettaglio i motivi per cui le persone scelgono di rimanere single nonostante la pressione sociale, e le ragioni per cui sarebbero individui più felici e meno egoisti rispetto alle loro controparti che hanno relazioni a lungo termine. VICE ha incontrato Elyakim per discutere del suo nuovo libro.

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VICE: Prima di tutto, perché i single sono il gruppo demografico che cresce più rapidamente al mondo?
Elyakim Kislev: Come prima cosa, le persone vogliono più privacy nella propria vita. E poi, bisogna considerare il miglioramento della condizione della donna nella società; nella maggior parte dei paesi sviluppati, la donna non ha più bisogno di un uomo che la sostenga ed è più indipendente. Completare un percorso di studi e poi costruirsi una carriera richiede più tempo, per questo sempre più persone rimandano il matrimonio. Anche l'immigrazione interna e internazionale sono fattori determinanti, con le persone che si spostano spesso, i legami sono più difficili da mantenere. Siamo più individualisti, e sempre più cittadini globali.

Nonostante questo, la società è ancora ostile ai single, e anzi li considera una minaccia o un peso. Perché, secondo te?
Credo che sia dovuto al fatto che il cambiamento è avvenuto molto in fretta. Chi è responsabile del proprio compagno e dei propri figli, probabilmente non rappresenta una minaccia per la società. E oggi abbiamo ancora bisogno di qualcosa di concreto e tangibile per definire una persona responsabile. Ma questa realtà sta cambiando rapidamente; siamo sempre più connessi, ma le connessioni sono meno tangibili. Abbiamo reti di contatti molto sviluppate, abbiamo amici in tutto il mondo, e molti si prendono cura personalmente dei propri genitori anziani. Il nostro modo di pensare non è cambiato alla stessa velocità con cui è cambiata la realtà attorno a noi; pensiamo ancora che non ci si possa fidare dei single.

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Che cos'è la matrimania?
È un termine coniato dalla professoressa Bella DePaulo, una degli esperti nel campo. Sostiene che la società sia pervasa dal concetto di matrimonio, e quindi spinge le persone a sposarsi e a fare figli. La matrimania ha generato il cosiddetto "singlism," un sentimento negativo e dispregiativo nei confronti delle persone che non sono in coppia, di cui la società non si fida.

Quanto è diffuso questo sentimento, e perché è così nocivo?
Non lo sappiamo con certezza. E qui si apre un altro capitolo cruciale: non si parla mai dello status delle persone single. Tutti presuppongono che vogliano sposarsi, ma proprio perché non se ne parla, non abbiamo abbastanza dati a riguardo. Col tempo, abbiamo interiorizzato quest'idea che tutti, e dico tutti, debbano sposarsi prima o poi. Se non abbiamo il desiderio di matrimonio, ci sentiamo in colpa perché non ce l'abbiamo, come se dovessimo a tutti i costi avere questo obiettivo.

La tua ricerca ha scoperto che chi è single per scelta ed è felice di esserlo è percepito in modo ancora più negativo rispetto ai single che stanno cercando un partner. Secondo te, perché?
È la stessa cosa che accade con ogni tipo di discriminazione. La nostra mentalità è fondata su concetti ancestrali. E abbiamo bisogno di persone simili attorno a noi, che condividano i nostri stessi valori. Quando una persona ci dice che vuole sposarsi, in quel momento pensiamo, OK, è dalla nostra parte, è uno di noi. Ma se quella persona dichiara di non volersi sposare, subito la percepiamo come problematica, perché non condivide i nostri stessi valori.

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Qual è il pregiudizio più comune sui single che hai riscontrato nel corso della tua ricerca?
Che i single siano persone tristi. I single possono essere molto felici da soli, e possono vivere una vita piena e appagante. Sono visti spesso come immaturi, antisociali o inadatti.

Si cita spesso il fatto di non voler morire da soli come una delle principali motivazioni a stare in coppia. Perché, secondo te, questa modalità di pensiero è sbagliata?
Le persone credono che debba necessariamente succedere loro qualcosa di tremendo. E per via di questa paura, molte accettano il compromesso—secondo uno studio, alcuni tornano addirittura con i propri ex—e si sposano.

Questa paura ci porta a prendere decisioni sbagliate, tanti si sposano per i motivi sbagliati, vivono un matrimonio infelice, stanno insieme per 10 o 20 anni, e poi divorziano in età matura, dopo i 50 anni. A questo punto della loro vita, le persone non sono pronte a vivere da single, e non hanno alcuna rete di supporto, perché hanno abbandonato amici, conoscenti e passioni per concentrarsi sulla famiglia. E così si ritrovano in situazioni peggiori di chi è stato single da sempre.

Quindi è la paura che li spinge a farlo. I single sono generalmente considerati più egoisti delle persone in coppia, ma la tua ricerca ha dimostrato che non è così.
È esattamente il contrario. I figli single si occupano dei propri genitori molto di più di quanto non facciano i figli sposati o con famiglia. Sono più socievoli e hanno più contatti, trovano felicità e soddisfazione nei rapporti di amicizia, sul lavoro e grazie al volontariato.

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Nel tuo libro, parli di diversi modi in cui la società dovrebbe modificarsi per supportare meglio i single. Qual è il più fondamentale di tutti, secondo te?
L'educazione alla vita da single, sin dalla scuola elementare. Dobbiamo insegnare ai giovani a essere individui responsabili, a prendersi cura l'uno dell'altro, ad affrontare i problemi della vita, a creare dei legami e delle comunità solide. Dobbiamo iniziare molto presto, fin dall'infanzia.

Chi se la cava meglio quanto a felicità personale: gli uomini single o le donne single, e perché?
Le donne single sono generalmente molto felici della loro situazione. Sono molto concentrate sui legami sociali. Gli uomini sposati spesso dimenticano gli amici e non investono abbastanza nello sviluppo di nuovi legami. E così, quando divorziano si ritrovano da soli.

Cosa possono imparare sulla felicità le persone sposate e infelici dai single?
Le persone sposate hanno sicuramente molto da imparare sulla vita dalle persone single. Una delle cose più importanti è che non devi mai abbandonare gli amici, i parenti e le connessioni in generale. Le persone sposate spesso sono anche le più sole. Inoltre, i single hanno la sensazione che ogni scelta che fanno determini la direzione che prenderà la loro vita, si sentono responsabili. Molte persone sposate, invece, tendono a pensare di non poter più fare nulla, di non poter più scegliere. E di questo danno la colpa al partner, al fatto di essere legati a un'altra persona. Bisognerebbe cercare di essere il più indipendenti possibile, prendere il controllo della propria vita, e delle proprie decisioni.

Pensi che il matrimonio sia destinato a diventare un'istituzione obsoleta?
No. Il matrimonio è l'espressione di un impegno profondo verso un'altra persona. Penso che alcuni ne avranno sempre bisogno. Credo, tuttavia, che a un certo punto si creerà una sorta di spettro dell'impegno e della dedizione alla coppia. Ci saranno quindi le coppie sposate, le coppie che convivono, le coppie che vivono separate e relazioni occasionali più frequenti. In futuro, mi auguro che ci sia più diversità e più accettazione della diversità.

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