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Musica

Ecco a voi il video live più fico della storia del rock

Nel 1978, un gruppo punk sale sul palco nel carcere di San Quentin a San Francisco; si chiamano Crime, portano divise da poliziotti e occhiali da sole, e suonano come un carrarmato.
Giacomo Stefanini
Milan, IT
Foto via.

I Crime sono l'esempio perfetto di gruppo di culto. Sono esistiti solo dal 1976 al 1982 (non contiamo la reunion "vecchi successi" di metà anni Duemila, peraltro scaturita da un ingaggio al fantastico festival Road to Ruins di Roma), e in questo lasso di tempo hanno pubblicato tre 45 giri. Avevano un senso estetico a dir poco perfetto, titoli come "Murder By Guitar", "Piss On Your Dog", "Hotwire My Heart" e "Baby You're So Repulsive". Si sono sciolti a causa "delle droghe sbagliate". Le loro registrazioni sono uscite in varie ristampe e raccolte negli anni Duemila, tra cui ricorderei San Francisco's Still Doomed del 2004 su Swami Records e Murder By Guitar del 2013 su Superior Viaduct.

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Parlando di musica e galera, oggi, qualcuno mi ha fatto notare che forse non tutti sono al corrente di quello che è indubbiamente uno dei video più fichi dell'intero rock anni Settanta. Dovete sapere che in California, in piena esplosione punk, c'era un tizio chiamato Joe Rees che, in collaborazione con alcuni amici, fondò una casa di produzione video chiamata Target Video. Erano soltanto dei ragazzini che andavano a concerti punk, rock'n'roll e hardcore con una telecamera e filmavano quello che potevano. Così Target Video si è trovata presto ad avere uno degli archivi di concerti più straordinari del mondo. Oltre a quello in oggetto, non possiamo non menzionare il live dei Cramps all'ospedale psichiatrico di Napa Valley, tanto povero come qualità del suono quanto impagabile per il soggetto delle immagini, i Black Flag in formazione a due chitarre in un localetto minuscolo e dei giovanissimi e incredibilmente ostili Flipper.

Ma torniamo ai Crime: nel 1978 in California per i gruppi punk è difficile trovare un posto in cui suonare, ma per i quattro sbirri di cui sopra arriva l'opportunità di partecipare a un'iniziativa che vuole portare l'arte in luoghi non convenzionali. Vengono inseriti in una scaletta di band di vari generi, per una giornata di musica nel cortile del carcere di San Quentin (che, per inciso, non è un carcere per piccoli criminali: è una prigione di massima sicurezza in cui tra i detenuti si trova anche Sirhan Sirhan, l'assassino di Robert F. Kennedy, la cui cella d'isolamento ha una finestra che dà proprio su quel cortile).

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Il pubblico è composto quindi da 500 prigionieri: assassini, stupratori, quelli che in un film chiameremmo "pendagli da forca". I giovani Crime se la fanno sotto: "Ci avevano chiesto di non indossare jeans e camicia, perché in caso di rivolta non ci avrebbero distinto dai detenuti e avrebbero potuto spararci", dichiararono Hank Rank e Frankie Fix, rispettivamente batterista e chitarrista/cantante, al New York Rocker poco tempo dopo l'evento. "Poi ci hanno spiegato la regola 'niente ostaggi', che vuol dire che se un prigioniero ti prende in ostaggio loro non possono trattare. Se dice che ti ammazzerà se non lo fanno uscire, loro rispondono: 'Ok, ammazza questa persona. Non ci interessa. Non ti faremo uscire'". Capito che ambientino?

crime san quentin live poster 1978 punk

Evidentemente i quattro decidono che la miglior difesa è l'attacco: stampano un volantino con la scritta CRIME a caratteri cubitali e un disegno di una donnina poco vestita di pelle e catene dietro le sbarre, e lo distribuiscono fra i detenuti. Noleggiano delle divise da guardie carcerarie e imbracciano le chitarre. A quanto pare il concerto, dal punto di vista musicale, non fu nulla di ché: era giorno, Frankie era imbottito di Valium e l'impianto della prigione lasciava abbastanza a desiderare. Per non parlare delle guardie armate sulle torrette che scuotevano la testa nel sentire il rock'n'roll dei Crime, più simile al rombo di un carrarmato che alle vivaci schitarrate dei loro predecessori. Nemmeno i detenuti sembravano particolarmente entusiasti, ed erano più occupati a mantenere rigida la segregazione razziale all'interno del cortile e a mostrare muscoli e tatuaggi che a godersi il concerto.

Ma quello che resta è senza dubbio uno dei documenti visivamente più assurdi del decennio. Purtroppo il video completo è introvabile, se non in qualche cantina, su nastro, chissà dove. Ma su YouTube c'è una "Piss On Your Dog" da brividi, e potete vederla qua sotto.

Giacomo è su Twitter: @generic_giacomo.

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