Le onna-bugeisha, le samurai del Giappone feudale cancellate dalla storia
Nakano Takeko, circa 1847. Foto via Wikimedia Commons. 

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Le onna-bugeisha, le samurai del Giappone feudale cancellate dalla storia

Abili guerriere, maestre con la spada e coraggiose in battaglia combattevano al fianco dei samurai per proteggere le proprie famiglie.

Era l'autunno del 1868, e per i guerrieri samurai del clan Aizu nel nord del Giappone si preannunciava una dura battaglia. Qualche mese prima, i samurai di Satsuma avevano organizzato un colpo di stato, ribaltando il governo di Shogunate e consegnando il potere nelle mani di un nuovo imperatore, il giovane Mutsuhito, di 15 anni, che sovvertì il modello feudale di Tokugawa con uno stato molto più moderno. Dopo una lunga estate di combattimenti, le forze imperiali giunsero alle porte del castello di Wakamatsu a ottobre per contrastare la resistenza, e assediarono la fortezza con 30mila truppe. Oltre le mura, 3mila guerrieri valorosi si preparavano allo scontro finale.

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Mentre i giovani coraggiosi Aizu combattevano nelle trincee e sulle torri, le donne rimanevano dietro le quinte, investendo energie nella cucina, nelle medicazioni e la rimozione delle palle di cannone che colpivano il castello giorno e notte. Ma per Nakano Takeko, una guerriera onna-bugeisha, la battaglia sul campo era l'unica strada possibile. Contro il potente esercito imperiale, Takeko guidò un'unità composta da 20-30 donne e sferzò un potente contrattacco al nemico, abbattendo almeno cinque avversari con il naginata prima di essere colpita fatalmente al petto da un proiettile. In punto di morte Takeko chiese alla sorella di decapitarla, perché il suo corpo non venisse esposto come trofeo. Fu sepolta in un cortile del tempio di Aizu Bangmachi, sotto un albero, dove ora sorge un monumento in suo onore.

Una onna-bugeisha del XIX secolo. Via Wikimedia Commons.

Storicamente, le donne giapponesi sono sempre state vittime di rigidissimi schemi sociali che le volevano mogli fedeli, donne di casa e madri. Ma le guerriere come Takeko erano conosciute per il loro temperamento forte e valoroso, al pari dei guerrieri uomini. Appartenevano alla classe bushi, quella dei nobili guerrieri giapponesi, ed erano addestrate all'uso del pugnale Kaiken, del naginata, un'arma inastata, e all'arte del combattimento con il coltello tantōjutsu. Secoli prima della nascita dei samurai, nel XII secolo, queste donne combattevano in battaglia per proteggere le proprie famiglie, le case e l'onore.

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Dopo il rinnovamento Meiji del 1868—la nuova era che portò modernizzazione, industrializzazione e occidentalizzazione nel paese—la classe Samurai che fino ad allora aveva valorosamente protetto il paese fu privata del suo potere. Al contempo, anche la figura delle temibili onna-bugeisha venne progressivamente dimenticata. Nel frattempo, gli occidentali riscrivevano la storia della cultura guerriera giapponese, celebrando solo ed esclusivamente i Samurai, e dipingendone le donne come figure sottomesse e relegate alla vita domestica, con il loro kimono e la fascia obi ben stretta. In realtà, lo storico Stephen Turnbull definisce "le imprese delle guerriere giapponesi come il più grande segreto della storia dei Samurai."

Dipinto del 1880 di Tsukioka Yoshitoshi raffigurante l'Imperatrice Jingu mentre invade la Corea. Via Wikimedia Commons.

La storia delle onna-bugeisha, che letteralmente "donna guerriera," inizia nel 200 d.C., quando l'Imperatrice Jingū, alla morte del marito e Imperatore Chūai, salì al trono e guidò il paese nell'invasione di Silla (l'attuale Corea). Sebbene alcuni storici abbiano messo in discussione la validità della figura storica di Jingū, la leggenda resta indubbiamente affascinante: indomabile guerriera samurai che ribaltò le norme sociali del suo tempo, si dice che Jingū portasse in grembo il futuro imperatore quando, travestita con abiti maschili, andò in battaglia. La spedizione fu un successo, e al suo ritorno, secondo la leggenda, l'Imperatrice placò le rivolte e governò per i 70 anni successivi, fino all'età di 100 anni.

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Nel V e VI secolo—quella che alcuni studiosi definiscono "l'Epoca delle Regine"—il Giappone fu guidato da una serie di potenti imperatrici. Nel XII secolo, come osserva Turnbull, la classe Samurai era tornata in auge, e le sue forze venivano "impiegate come esercito privato alla corte imperiale." Tra il 1180 e il 1185, durante i conflitti tra Minamoto e Taira, le dinastie rivali di samurai, emerse una delle più celebri guerriere samurai della storia del Giappone: Tomoe Gozen. In Heike Monogatari, una cronaca medievale della guerra di Genpei, si trova una descrizione di questo affascinante personaggio: "Tomoe aveva lunghi capelli neri e un bell'aspetto, il suo viso era molto grazioso," si legge nel testo, "era una cavallerizza impavida che non si sarebbe fatta sorprendere né dal più indomabile destriero, né dal terreno più accidentato, si destreggiava con tale maestria con la spada e con le riverenze che era assolutamente all'altezza di migliaia di altri soldati." Gozen era in grado di tirare con l'arco, andare a cavallo e padroneggiava la tecnica della katana.

Tomoe Gozen di Tsukioka Yoshitoshi circa 1875. Via Wikimedia Commons.

Nel 1184, Gozen guidò 300 samurai in una prode battaglia contro 2000 guerrieri del clan Taira, e durante la battaglia di Awazu quello stesso anno, abbatté numerosi avversari prima di decapitare il leader del clan Musashi, e di portare la sua testa in un gesto trionfale al suo maestro, il Generale Kiso Yoshinaka. La reputazione di Gozen era così elevata, che pare che Yoshinaka la considerasse la prima vera generale del Giappone.

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Nonostante ci siano pochissime testimonianze scritte sull'accaduto, i reperti archeologici rinvenuti nella zona suggeriscono che Gozen probabilmente non era una rarità nel paese. Durante uno scavo nella zona di battaglia, sono stati rinvenuti diversi corpi femminili, il che, secondo Turnbull, confermerebbero la partecipazione delle donne agli scontri.

Una onna-bugeisha samurai con la sua naginata di Utagawa Kuniyoshi, circa 1848. Via Wikimedia Commons.

L'avvento del Periodo Edo all'inizio del XVII secolo cambiò radicalmente lo status delle donne nella società giapponese. Durante questi anni, la filosofia dominante del Neo-confucianesimo e il mercato dei matrimoni in esplosione portarono con sé un profondo cambiamento per le onna-bugeisha, il cui status di donna guerriera e forte era in forte contraddizione con il nuovo ordine di pace, stabilità politica e severe convenzioni sociali. La precedente cultura guerriera si tramutò in un nuovo codice di condotta, chiamato bushido, "il modo del guerriero." Gli uomini samurai, un tempo impegnati in conflitti sanguinari, si erano trasformati in burocrati dell'Impero, mentre per le donne, in particolare le figlie dei nobili e dei generali, si prospettava una vita di passività e obbedienza come mogli e madri rispettose. Alle donne e alle onna-bugeisha fu impedito di viaggiare e combattere, e così si ritrovarono nuovamente in una situazione di sacrificio, anche se di tutt'altra natura.

Come spiega lo storico Ellis Amdur, quando una donna bushi si sposava, tradizione voleva che portasse con sé il naginata nella casa del marito, dove l'avrebbe usata solo per l'addestramento morale. Era "l'emblema del suo ruolo nella società" e un modo per trasmettere "le virtù necessarie per essere una buona moglie di un samurai"—forza, subordinazione e soprattutto, perseveranza. "La pratica con il naginata," continua Amdur, "era un modo per riscoprire lo spirito di sacrificio, per connettersi con gli ideali sacri della classe guerriera." Tramite l'allenamento con le arti marziali la donna dimostrava la propria servitù nei confronti dell'uomo di casa, e si impegnava a condurre una vita domestica subordinata e obbediente, lontana dalle violenze della guerra.

Nonostante la nuova era della burocrazia, verso la metà del XVII secolo ci fu una sorta di rinascimento per le onna-bugeisha. Il governo Tokugawa Shogunate aveva riportato l'attenzione alle capacità delle donne Samurai in battaglia, mentre in tutto l'Impero aprivano scuole di naginata, come addestramento morale. Durante questo periodo, le donne impararono a proteggere i propri villaggi con un nuovo grado di indipendenza, allontanando le minacce come era successo già secoli prima. Verso la fine del XIX secolo, mentre si combattevano le ultime battaglie tra il clan Tokugawa al potere e le forze dell'Impero, un corpo speciale di donne guerriere si era formato, le Jōshitai, guidato dalla più valorosa delle onna-bugeisha, Nakano Takeko. Dopo un assedio lungo e doloroso, le guerriere riuscirono a cacciare le potenze dell'Impero con i samurai Aizu, e offrirono supporto fondamentale al Castello di Wakamatsu.

La battaglia di Aizu è ampiamente riconosciuta come l'ultima conquista delle onna-bugeisha, sebbene la loro eredità sia celebrata ancora oggi, anche se in forma minore. Ogni anno, durante il festival d'autunno di Aizu, le ragazze giapponesi marciano in processione in memoria di Nakano Takeko e del suo esercito al femminile, mentre le imprese dell'Imperatrice Jingū, la prima donna a comparire su una banconota giapponese (nel 1881), sono tutt'ora grande motivo di orgoglio nazionale. Ma forse il tributo più grande alla forza e al coraggio delle onna-bugeisha è scritto nell'epica Heike Monogatari, in cui si legge una descrizione celebrativa di Tomoe Gozen: "Una guerriera che vale come mille, pronta a combattere contro demoni o divinità, a cavallo o a piedi."

Questo articolo è comparso originariamente su Broadly.