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Asia

Il declino della Yakuza ha scatenato una violenta guerra tra clan

La trasformazione della società, le lotte intestine e una minore tolleranza hanno corroso il potere della mafia giapponese. La sua crisi, però, ha anche scatenato un'ondata di violenza.
Un membre des Yamaguchi-gumi s'incline devant les leaders de l'organisation criminelle qui quittent leur QG à Kobe, dans l'ouest du Japon, en 2005. Photo de Franck Robichon/EPA

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La yakuza, la mafia giapponese, è in declino. L'influenza del gruppo si sente ancora, ma il numero dei suoi esponenti è sceso parecchio: dai 180.000 degli anni Sessanta, ai 53.000 conteggiati nel 2015.

A intaccare il potere della criminalità organizzata locale, la cui origine risale a più di quattro secoli fa, sono stati una serie di fattori.

"Il ruolo che la yakuza gioca all'interno della società è sempre più limitato," spiega Curtis Milhaupt, direttore del Centro per gli Studi Legali Giapponesi della Scuola di Legge della Columbia. "È dovuto ai cambiamenti che avvengono nella società in generale, e alle diverse aspettative su come dovrebbe funzionare il governo, riducendo così la tolleranza nei confronti della yakuza."

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La crisi ha scatenato comunque un'ondata di violenza. L'anno scorso una fazione del clan Yamaguchi-gumi, il più grande gruppo della yakuza, si è scissa per dare vita alla gang rivale Koba Yamaguchi-gumi. I due gruppi stanno portando avanti una sanguinosa guerra per il territorio a suon di sparatorie e bombardamenti.

"Solitamente quando i gruppi criminali si dividono e combattono tra di loro vuol dire che si trovano sotto stress," dice Milhaupt.

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Secondo Jake Adelstein, corrispondente di VICE da Tokyo, tra i motivi che hanno causato la scissione ci sarebbe stata la decisione da parte di Yamaguchi-gumi, una formazione dalla storia centenaria, di abbandonare alcune delle sue tradizioni.

"Shinobu Tsukasa, il capo di Yamaguchi-gumi, è un puritano — nel senso che è contrario a fare soldi vendendo droga o truffando gli anziani," dice Adelstein. "Quelli di Kobe Yamaguchi-gumi magari non approvano queste cose, ma sembrano comunque più propensi a tollerarle."

Anche i famigerati tatuaggi colorati che una volta contraddistinguevano i gangster sono sempre meno comuni. "Sono anni che i membri più furbi della yakuza mantengono 'la pelle pulita'," spiega Adelstein. "Non c'è nessun vantaggio."

I clan della yakuza hanno per anni operato come un'organizzazione semi-legale in Giappone, svolgendo attività sia lecite che illecite come l'estorsione, la prostituzione e il gioco d'azzardo. Tutto ciò spesso avveniva con il benestare della polizia. Una serie di piccole modifiche normative introdotte all'inizio degli anni '90 ha però iniziato a minare il potere della yakuza.

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Tra di esse spicca una legge che ha permesso alla polizia di etichettare la yakuza come un'organizzazione violenta. Questa norma ha criminalizzato le loro attività, dando alla polizia la possibilità di incolpare i boss per le azioni dei loro sottoposti.

"L'obiettivo è quello di farli scomparire completamente," ha detto al giornale francese Les Echos il luogotenente dell'Agenzia di Polizia Nazionale, Tetsuya Yamamoto.

Effettivamente, queste nuove leggi stanno facendo il loro dovere. Nel 2012 l'ex boss della yakuza Tadamasa Goto ha sborsato poco meno di un milione e mezzo di euro per risolvere una disputa legale intrapresa dai familiari di una vittima dei suoi scagnozzi. In quell'occasione Goto ha anche inviato le proprie condoglianze, una mossa significativa per un gangster giapponese.

Inoltre, dieci anni fa, la Corte Suprema giapponese ha abbassato il tasso di interesse che i creditori possono richiedere ai propri clienti. Milhaupt spiega che questo cambiamento ha messo i prestasoldi sotto pressione, dando un duro colpo sia alle attività lecite che illecite della yakuza.

Infine, nella stessa misura in cui gli abitanti di Little Italy a New York non nutrono più una grande stima nei confronti dei boss mafiosi, i cittadini giapponesi non chiedono più aiuto alla yakuza come avveniva invece in passato.

"Uno dei ruoli tradizionali della yakuza era quello di fungere da mediatori," dice Milhaupt. "Erano un'alternativa ai tribunali, considerati troppo lenti. In alcuni casi era più veloce e comodo usare questi mediatori illegali. Oggi, invece, i tribunali giapponesi sono efficienti. Lo spazio per la yakuza è diminuito."

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Tuttavia, i criminali continuano a esercitare la propria influenza.

Uno studio della polizia nazionale giapponese ha rivelato che nel 2012 in Giappone un'azienda su cinque è stata vittima delle richieste estorsive della yakuza. La mafia giapponese avrebbe anche assunto una posizione dominante nell'industria nucleare ed è sospettata di aver infiltrato il comitato olimpico giapponese in vista dei Giochi estivi che si terranno a Tokyo nel 2020.

Quattro anni fa un tabloid giapponese ha pubblicato una foto di Shinzo Abe, l'attuale premier del paese asiatico, al fianco di Icchu Nagamoto, un finanziatore di Yamaguchi-gumi conosciuto come "Il re del mercato nero". L'immagine era stata scattata nel giugno 2008, quasi un anno dopo che Abe si dimettesse per la prima volta, ed è stata pubblicata poco dopo la sua rielezione nel 2012. Pochi mesi prima Nagamoto era stato arrestato con l'accusa di aver violato le leggi che regolano il prestito di denaro.

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Abe ha negato qualsiasi legame con Nagamoto. È noto, invece, che il nonno di Abe, Nobusuke Kishi, fosse in ottimi rapporti con la yakuza. Kishi era anche finito in carcere con l'accusa di aver commesso crimini di guerra prima di diventare primo ministro.

Secondo il giornale Tokyo Reporter, un assistente di Abe avrebbe poi suggerito che Nagamoto potrebbe aver fatto visita al premier con una delegazione che comprendeva un terzo uomo: Mike Huckabee, l'ex governatore dell'Arkansas e un tempo candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti.


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