Maggie Steber ha fotografato la vita quotidiana durante le rivolte di Haiti
Tutte le foto di Maggie Steber.

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A13N2: IL PHOTO ISSUE 2017

Maggie Steber ha fotografato la vita quotidiana durante le rivolte di Haiti

“Non ci fermiamo nemmeno a osservare queste cose, perché alla gente non interessa.”

Per il Photo Issue 2017 abbiamo contattato fotografi da tutto il mondo. Poi abbiamo chiesto ai loro “idoli” di pubblicare qualche loro immagine. Il risultato è un dialogo tra artisti giovani e artisti affermati, un dialogo che tocca le corde dell’ispirazione. Da un lato rendiamo omaggio ai mostri sacri, dall’altro diamo spazio a nuovi artisti. Tasneem Alsultan ha scelto Maggie Steber come suo "idolo".

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Negli anni Ottanta, Maggie Steber è andata ad Haiti per seguire il marasma politico e sociale dovuto alla caduta della dittatura di Duvalier.

Dopo aver lavorato per Newsweek, ora Steber era totalmente assorbita dal primo tentativo della nazione di darsi un governo democratico, tentativo sfociato in massacri ed elezioni cancellate. (Steber è stata quasi uccisa.) Nel 1988, ha documentato l’attacco alla chiesa di Jean-Bertrand Aristide, ministro cristiano che sarebbe in seguito diventato il primo presidente democraticamente eletto del paese. (È stata quasi decapitata in quell’occasione, ma è riuscita a fuggire.) Anni dopo, nel 1994, era lì quando Bill Clinton ha aiutato a rimettere al potere Aristide, dopo che era stato deposto da un golpe militare nel 2001.

Col tempo, però, Steber ha cominciato a pensare che la visione della realtà che lei stessa stava offrendo fosse solo parziale. “Le notizie,” dice, “non facevano che ripetersi all’infinito."

“Era un dramma di cui cambiavano solo gli attori,” continua. Voleva concentrarsi sul come la vita quotidiana proseguisse anche in quei momenti di rivolte, e ha iniziato “ad andare anche durante periodi più pacifici e tranquilli nelle campagne, dove vivono gli haitiani, per cercare di immortalare la bellezza, la magia, la resilienza, la forza, il cuore e l’anima di questo popolo straordinario.”

Nel corso dei più di 80 viaggi nel paese che ha compiuto, è stata ovunque: da Port-Au-Prince a Cap-Haïtien—“la Parigi delle Antille”—fino alla remota Artibonite Valley. Sul suo sito, The Audacity of Beauty, sono disponibili 25 reportage da Haiti. Le sue foto, come quelle che pubblichiamo in queste pagine, dimostrano che anche se la popolazione di Haiti vive tra povertà e violenza, povertà e violenza non la definiscono: ci sono donne che pregano in cima a una montagna; un ragazzino in cerca di cibo chino sotto una porta di metallo, mentre dei soldati—solo ombre sul muro—si avvicinano con le armi spianate; persone in lacrime, disperate, che prendono parte a una processione funebre.

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“Non ci fermiamo nemmeno a osservare queste cose,” commenta la fotografa, “perché alla gente non interessa.” Ed è proprio questo che Steber cerca di cambiare.

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