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Musica

Beatmaker, ascoltate, parla Zaytoven

L'uomo che ha creato il sound di Future, di Gucci Mane e dei Migos suona ancora il pianoforte in chiesa e continua a imparare da chi è più giovane di lui.
Fotografia via Red Bull

Nella scena, quando si parla di Zaytoven—con i suoi collaboratori, con i suoi fan, con chiunque—vengono sempre fuori due cose. Che non è per niente come gli artisti con cui lavora e che suona ancora la tastiera in chiesa, alla messa, ogni domenica. Mentre i vari Gucci Mane, Future e Migos diventavano stelle, caricature perfette per popolare i racconti che scriviamo sulla trap e su Atlanta, lui è rimasto un semplice, modesto essere umano. In parte il merito può anche essere nostro, dato che abbiamo cominciato relativamente da poco a riconoscere il valore dei producer nei pezzi rap che ascoltiamo. Ma è un po' strano che l'architetto che ha progettato e costruito il suono che ha definito prima Atlanta e poi l'era dell'hip-hop che stiamo vivendo si presenti a un'intervista solo con qualche amico e una piccola catenina di diamanti. Ok, è arrivato su una Bentley bianca, ma è la stessa con cui sarebbe andato in chiesa a suonare, due giorni dopo.

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Sono in un hotel di Atlanta per parlare con Zaytoven del suo nuovo progetto solista, Trapholizay, uscito a maggio. Al suo interno compaiono le voci di Lil Uzi Vert, Kodak Black, 21 Savage e del 66.6% (periodico) dei Migos. Ma anche quelle Future, OJ Da Juiceman, Plies e Gucci Mane. E pure quelle di 2 Chainz, Ty Dolla $ign, T.I. e Young Dolph. Dimostrazione che quando Zaytoven chiama tutti arrivano a rapporto, giovani e vecchi della scena. E la cosa ha senso, dato che lui non ha mai smesso di lavorare di fino ai suoi beat per restare al passo con le nuove ondate di producer che, di anno in anno, si affacciano sulla scena. È difficile definire Zaytoven un grande vecchio della trap; lui stesso fa tutto il possibile per essere, e restare, solo un grande.

Noisey: Il tuo ultimo progetto è Beast Mode 2, con Future, il seguito di un tape che è praticamente diventato un classico. Come vi siete approcciati al progetto?
Zaytoven: Io e Future facciamo musica assieme proprio da Beast Mode. Avevamo pensato di pubblicare Beast Mode 2 nel 2016 e di chiamarlo Beast Mode 16, ma era come se il clima non fosse quello giusto. Poi quest'anno io ho pubblicato Trapholizay e Future ha lavorato su un suo pezzo, "Mo Reala". Le strade se lo sono mangiato. E il sound era proprio quello di Beast Mode, quindi abbiamo deciso che fosse il momento giusto. Non sapevamo se volevamo davvero renderlo un seguito, una parte 2, ma secondo me il sound era proprio quello. E in fondo, davvero, è per le strade. È un mixtape per le strade.

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Quindi hai seguito lo stesso sentiero che avevi percorso con Beast Mode, in un certo senso.
Sì, esattamente. È un modello. Dovevano esserci ancora quelle melodie di strada affamate, appassionate. Non stavamo provando a tirare fuori delle hit. Non volevamo fare roba che potesse passare alla radio. Stavamo solo ed esclusivamente provando a toccare il cuore della strada.

future zaytoven beast mode 2 artwork hi res

La copertina di BEASTMODE2. Cliccaci sopra per ascoltarlo su Spotify.

Ci sono anche delle novità, però. Su "Hate The Real Me" hai usato dei fiati da classicone di Atlanta d'altri tempi.
Bé, per forza! Ci devi mettere un po' di sapore in più. Sono passati anni.

Beast Mode 2 ti piace più di Beast Mode ?
Devo dire di sì. Non ho ancora smesso di ascoltarlo, ed è uscito ormai più di due mesi fa. Avrò ascoltato il CD mille volte.

Penso che tu sia il miglior producer con cui Future lavora, dato che sei l'unico a riuscire a tirargli fuori emozioni crude, aperte, oneste… che cos'è che lo fa sentire a tuo agio quando rappa su un tuo beat?
Le radici del mio suono affondano nel soul. Molta musica che senti in giro, come molta della roba di Future, è pensata per essere messa nei club, è piena di energia. Ha ritmi alti, è movimentata. La mia musica invece è piena d'anima, ha un cuore che batte a un ritmo diverso. E Future lo percepisce, perché mostra un suo lato che di solito resta nascosto. Gli viene da parlare e cantare in un altro modo. Cazzo, Beast Mode è il mio progetto preferito di sempre.

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Ti è mai venuta voglia di lavorare a pezzi più pop con Future?
Il mio nome è rimasto quello che è oggi grazie a quello che faccio e a quello che porto al gioco del rap. Mi piace portare quella merda al momento giusto, alla persona giusta. Non voglio passare dal lato del pop, mai.

La malinconia che pervade ciò che fate mi fa pensare a una sorta di nuovo blues.
Sì, esatto! È il blues.

zaytoven trapholizay artwork hi res

La copertina di Trapholizay. Cliccaci sopra per ascoltarlo su Spotify.

E molto di ciò viene dalla musica che hai sempre suonato in chiesa, a messa?
Certo. Se riesco ad accedere a un lato di Future a cui nessun altro riesce ad accedere è grazie alla musica con cui sono cresciuto, alle esperienze che ho fatto.

Recentemente hai prodotto Let The Trap Say Amen, un mixtape di LaCrae, un rapper cristiano. Con lui succede la stessa cosa?
Assolutamente. È un artista cristiano. Io sono un musicista da chiesa. Siamo entrambi cristiani. Lavorare insieme aveva senso come poche altre cose.

Pensi che la tua esperienza in chiesa si senta in tutti i beat che produci?
Non importa con chi io lavori. Anche quando ho cominciato a fare trap, quando lavoravo con Gucci. Anche se i ragazzi parlavano di furti, omicidi e droghe c'era sempre un'anima che attraversava la musica che producevo per loro, e si sente.

È per questo che la tua carriera è stata quella che è stata, è quella che è oggi?
Secondo me sì. C'è un sacco di gente, oggi, che fa musica per finire in radio o per far prendere bene la gente quando va a ballare. Io non ho mai scritto per la radio, non ho mai scritto per i club. Ho sempre solo voluto fare musica che le strade avrebbero amato, e su cui gli artisti avrebbero potuto sanguinare in un modo diverso. Per fortuna, poi, quella roba è finita anche in radio o nei club.

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Credo che ai rapper piaccia lavorare con te perché sei molto bravo a trovare una tua nicchia all'interno del sound dei "tuoi" artisti. Quando sei a casa e lavori a un beat pensi a chi potrebbe rapparci sopra?
Spesso mi metto a lavorare a mente aperta, comincio a creare. Quando mi rendo conto di aver finito una traccia mi rendo conto di certe cose, tipo "Oooh, Future spaccherebbe su questa!" Oppure, "Oooh, questa è roba da Migos". Peccato che spesso succeda che i pezzi che io credo essere perfetti per i Migos vengano presi da Future, ha! Ma è così che vanno le cose.

Lasci che siano loro a scegliere?
Devi lasciare che gli artisti facciano gli artisti. Se c'è qualcosa che li tocca in un certo modo, ci sarà un motivo.

Credo però che Trapholizay sia qualcosa di diverso, un progetto in cui tu sei al timone, ti poni in modo più aggressivo.
Sì, ora sono io al comando. Su Trapholizay è stato tutto un "Ho questo pezzo e ci voglio sopra Yo Gotti, T.I. e Rick Ross". E loro non hanno avuto scelta. Mi hanno chiesto su quale canzone avrebbero rappato e io gli ho detto quello che dovevano fare. Era una situazione diversa.

Dove tracci il confine tra il lavorare per te stesso e per gli altri?
Dipende dal progetto. Provo a non darmi mai regole. Hai giù cominciato a lavorare al successore di Trapholizay ?
Sissignore. Gli ingranaggi si stanno già muovendo.

Che cosa cambierà rispetto al primo?
Sarà molto più giovane. La gente dirà tipo, "Cazzo, Zay ha preso lui? Zay sta lavorando con lui?" Voglio una roba del genere.

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Ti consideri un mentore?
Esattamente.

Essendo uno dei padri della trap, senti mai l'onere di dover contribuire alla sua evoluzione? O preferisci continuare a esplorare lo spazio che hai aperto e che ti ha reso famoso?
Non sento pressioni da parte di nessuno. L'unica pressione che sento proviene da me stesso, ed è la voglia di fare sempre meglio. Mi metto sempre pressione da solo. Devo concentrarmi di più, devo fare questo, quello. Devo sempre inventare, reinventare.

Tutti conoscono il tuo sound. Come fai a crescere, senza però allontanarti troppo da esso?
Devo riconoscere il merito ai vari artisti con cui lavoro. Quando lavoro con Future la mia roba non sembra la stessa che è uscita lavorando con Gucci. Anche con questi nuovi artisti… Lil Uzi Vert mi tira fuori qualcosa di diverso quando sono con lui. Sarà sempre roba alla Zaytoven, ma con qualche particolare diverso. È per questo che resto a contatto con i giovani. Perché mi tirano fuori delle cose che non sapevo di avere dentro.

È bello da sentire, perché ci sono delle leggende dell'hip-hop più vecchie di te che sono piuttosto restie ad accettare quello che fanno le nuove generazioni.
Sì, sì. Non riescono nemmeno a spostarsi di un millimetro! Ma il gioco del rap è un gioco da giovani.

Quali sono alcune delle cose che hai imparato dagli artisti più giovani con cui hai lavorato?
Mi hanno insegnato delle cose sulle strutture delle canzoni. Ricordo che una volta stavo facendo un pezzo con Uzi, e cos'è successo? Hanno preso il beat che avevo fatto e lo hanno velocizzato. Hanno tagliato a metà delle parti che volevano usare e si sono messi ad assemblarle. Io non avrei mai pensato di fare una roba simile. Questi ragazzi stanno scrivendo nuove regole. Stanno facendo roba nuova.

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È una nuova lingua.
È qualcosa di completamente diverso. E mi piace, perché mi apre.

Hai imparato da solo a fare beat?
Il ragazzo che mi ha insegnato a fare beat si chiamava JT The Bigga Figga. Mi prese con sé nel suo studio e mi fece vedere come lavorare con tutta quella roba. A quel punto ho cominciato a comprarmi la mia roba e a studiare, a fare miei beat.

È da tutta la tua vita che vivi in prima persona la scena di Atlanta. Qual è la cosa che è cambiata di più, negli anni, secondo te?
Ha un nuovo sapore. Quello che, secondo me, definisce la musica di Atlanta è il suo continuo cercare nuovi linguaggi e nuove cadenze. Quando ascolto i giovani mi rendo conto che le cose che dicono possono anche essere le stesse di sempre, in parte, ma il modo in cui le dicono è completamente diverso.

Segui anche altre scene in giro per gli Stati Uniti o ti concentri sul tuo territorio?
Perlopiù mi tengo impegnato con quello che succede al sud. Quando comincerò a lavorare con artisti da altre parti della nazione allora comincerò a esplorare anche le loro zone.

C'è un artista con cui ti piacerebbe lavorare?
Dico sempre Rihanna. Ho sempre pensato che fare un pezzo con Rihanna sarebbe fantastico. Starebbe benissimo su un mio beat. Potremmo davvero fare qualcosa di speciale.

Questo articolo è comparso originariamente su Noisey US. Segui Noisey su Instagram e Facebook.

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