Quarant'anni di veleni: la diossina, i tumori e gli spettri di Seveso
Tutte le foto per gentile concessione del comune di Seveso. 

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Italia

Quarant'anni di veleni: la diossina, i tumori e gli spettri di Seveso

La Brianza chiede ancora chiarezza sugli effetti del disastro ecologico del 1976, mentre la costruzione di una nuova autostrada potrebbe riaprire vecchie ferite.

Sono passati quasi quarant'anni da quel 10 luglio 1976, il giorno in cui l'Italia dovette fare i conti con la sua "piccola Chernobyl." Eppure, gli spettri della diossina si aggirano ancora per Seveso e per la Brianza.

Alle 12:37 di quel giorno d'estate, al confine tra Seveso e Meda—20 chilometri a nord di Milano—dal fabbricato dell'industria chimica Icmesa si sprigionò una nube contenente TCDD 2,3,7,8, una diossina ad altissima tossicità, considerata "sostanza cancerogena" dall'International Agency for Research on Cancer (IARC).

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A causare la fuoriuscita fu l'avaria di un reattore adibito alla produzione di triclorofenolo—un composto organico utilizzato come diserbante e funghicida. Trenta chili di diossina TCDD, sospinti dal vento, investirono un'area di circa 18 chilometri quadrati nei comuni di Seveso, Meda, Cesano Maderno, Desio e Bovisio Masciago.

Il presidio militare ai confini della Zona A, quella più inquinata.

Nel giro di poche ore, un odore definito dai residenti "insopportabile" si diffuse nella zona, causando bruciori alla gola e agli occhi ma anche nausea, vomito, febbre alta e pancreatite.

Per otto giorni, le autorità tennero la popolazione all'oscuro dell'accaduto; nel silenzio istituzionale, 240 persone riscontrarono la cloracne, una violenta eruzione cutanea che può causare cicatrici anche permanenti. Forse ricorderete il caso di Viktor Yushchenko, l'ex presidente ucraino che rimase sfigurato in seguito a un avvelenamento da diossina avvenuto durante la controversa campagna elettorale del 2004.

"Quando fuoriuscì la diossina avevo 11 anni," ricorda oggi Paolo Butti, sindaco di Seveso. "In seguito all'incidente, la mia famiglia decise di trasferirsi a Cogliate, a circa sei chilometri di distanza: nella palestra della scuola media che frequentavo, si diceva fossero presenti delle scorie radioattive. Così, i miei decisero di spostarmi per precauzione in un altro istituto." Quell'evento, oltre ad avere cambiato la sua vita, secondo Butti "ha condizionato in modo inevitabile lo sviluppo del territorio."

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La zona intorno all'Icmesa, di proprietà della svizzera Givaudan & C. di Vernier S.A., venne suddivisa in tre aree, a seconda della concentrazione di diossina nel terreno: la zona A—la più colpita—la zona B, e la zona di Rispetto, o zona R.

La zona A venne transennata ed evacuata, le abitazioni furono abbattute e il terreno asportato fino a 46 centimetri di profondità. Nella zona B e nella zona R, dove il rischio al tempo venne valutato più basso, le autorità imposero il divieto di coltivare e di allevare animali: la diossina TCDD, infatti, contamina con facilità le parti grasse di ortaggi, carne e uova.

Residenti della zona osservano le operazioni di bonifica.

Oggi, nel terreno dell'area attorno all'ICMESA, la concentrazione di diossina resta al di sopra dei limiti previsti dalla legge: lo dimostrano con certezza due ricerche, una realizzata dalla Fondazione Lombardia per l'Ambiente tra il '97 e il '99, un'altra realizzata nel 2008 da Arpa.

All'interno dell'ex zona B, nel periodo '97-'99, ISPRA rilevò livelli di diossina superiori ai limiti previsti dalla legge in 119 campioni su 126. Nel dettaglio, a Seveso risultarono fuorilegge 36 campioni su 42, a Cesano Maderno 42 su 50, a Desio 32 su 34. L'analisi della presenza della diossina fuoriuscita dall'ICMESA all'interno dei campioni prelevati mediamente sempre superiore all'85 per cento.

La ricerca successiva, realizzata da Arpa nel 2008 con carotaggi a diverse profondità, ha fotografato una situazione sostanzialmente invariata: su 64 sondaggi, 52 campioni risultavano superiori al limite. L'analisi più recente, inoltre, ha evidenziato livelli di diossina nella zona R equiparabili a quelli della zona B, decretando sostanzialmente quanto fosse approssimativa la suddivisione in aree di pericolosità effettuata nel 1976.

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Nel periodo successivo al disastro, le tensioni sociali si acuirono.

L'EFFETTO DELLA DIOSSINA SULL'UOMO

La diossina si accumula nel terreno, ma anche nel tessuto adiposo del nostro organismo. Se metà di quella ingerita durante la fase acuta dell'esposizione viene eliminata velocemente (nel giro di tre settimane), l'altra metà resta nell'organismo per dieci anni—un po' di più nella donna, un po' meno nell'uomo. Per questa ragione, è importante monitorarne gli effetti nel lungo periodo.

Lo scorso 25 settembre, durante un incontro pubblico organizzato a Seveso dal comitato No Pedemontana, i dottori Arturo Baj e Paolo Mascagni—della Struttura Complessa di Medicina del Lavoro dell'Ospedale di Desio e Vimercate, che sta portando avanti un'analisi cross-generazionale sugli effetti della diossina sulle persone nell'area colpita—hanno cercato di fare chiarezza sulle reali conseguenze della diossina sulla salute, al di là delle voci di paese e dell'allarmismo di alcuni residenti.

L'analisi dell'Ospedale monitora gli effetti tossici dell'incidente sia sui residenti dell'epoca, sia sui "figli della diossina", ovvero le persone nate o immigrate nell'area nel decennio successivo all'incidente.

Nei mesi e negli anni successivi al disastro di Seveso, oltre alla diffusione della cloracne ("mai vista in queste proporzioni") e alla morte improvvisa di molti animali da cortile, si registrò un aumento delle morti per problemi cardio-vascolari—un dato significativo, su cui tuttavia potrebbe avere inciso lo stress post-traumatico che si riflette tipicamente sulle popolazioni dopo le catastrofi.

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Secondo i dati disponibili, nel periodo 1976-2001 non c'è stato un aumento significativo della mortalità nelle aree colpite. Molti tumori, però, si sviluppano in un arco temporale più lungo, e sono il frutto del verificarsi di una serie di concause. "Il processo di formazione di un tumore 'chimico' è multi-step," ha spiegato Mascagni.

Francesco Rocca, sindaco di Seveso dal '70 all'80, incontra alcune famiglie con bambini affetti da cloracne.

"Se il dato sulla mortalità è rassicurante, non possiamo dire lo stesso dei numeri sullo sviluppo di tumori particolari," ha spiegato il dottore.

Il follow-up medico ha documentato, infatti, "un incremento di tumori del sistema linfoemopoietico" (linfomi, leucemia, melanomi), aumentati del 63 per cento rispetto ai comuni circostanti e non esposti alla diossina—32 casi contro i 20,3 attesi.

Un altro studio internazionale su 981 donne della zona, pubblicato nel 2011, segnala anche un incremento dei tumori alla mammella, con un eccesso nel gruppo di età dai 45 ai 49 anni, dove i tumori sono stati il 50 per cento in più del previsto.

"Altri dati dimostrano anche che il rischio diabete è aumentato, così come sembrerebbe in crescita l'endometriosi," ha aggiunto Mascagni.

Con il quarantesimo anniversario, il dottore ha annunciato la pubblicazione di "dati più aggiornati," che copriranno anche il periodo recente e ci permetteranno di capire meglio l'evolversi degli effetti della diossina sulla popolazione.

IL CASO PEDEMONTANA

Recentemente, gli spettri della diossina sono tornati di attualità: la "colpa" è dell'autostrada A36, più nota come Pedemontana Lombarda. Nei suoi 87 chilometri totali—14,3 già aperti alla viabilità, il resto è in costruzione e sarà ultimato non prima del 2020—l'infrastruttura attraverserà le zone A, B ed R che costituivano l'epicentro del disastro.

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Il cantiere non risparmierà nemmeno il Bosco delle Querce, il parco naturale che sovrasta la grande vasca di cemento armato nella quale sono sepolti 200,000 metri cubi di resti della diossina—il terreno rimosso, le attrezzature utilizzate per la bonifica e circa 80,000 cadaveri di animali contaminati e soppressi.

Un cimitero di veleni che al tempo venne coperto con uno strato di terreno proveniente da altre zone della Lombardia, e successivamente trasformato in parco naturale tra il 1983 e il 1986. A fianco di questo anomalo deposito di stoccaggio, potrebbe inaugurare tra pochi mesi il cantiere più imponente della storia recente dell'area. Il timore, per i residenti e gli osservatori ambientali, è che la diossina si sollevi dal suolo e torni a costituire una minaccia tossica per la zona circostante.

Sotto accusa è la tratta B2, quella che coinvolgerà direttamente il territorio comunale di Seveso e Cesano Maderno; qui Pedemontana sfrutterà il varco già aperto dall'esistente Superstrada Milano-Meda, ma l'impatto infrastrutturale sarà comunque notevole: è previsto un allargamento della sede stradale da 4 a 6 corsie, oltre alla costruzione di svincoli e aree di sosta nelle zone dove la diossina è sepolta da 40 anni.

Secondo i piani originari, i cantieri in questa tratta dovrebbero cominciare nel gennaio del 2016, l'anno in cui ricorre il quarantesimo anniversario del disastro di Seveso. I tempi di realizzazione, tuttavia, saranno quasi sicuramente rivisti.

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La sezione centrale della tratta B2 di Pedemontana costeggia il Bosco delle Querce. Foto via Pedemontana.com.

Non è un mistero che attorno alla costruzione di Pedemontana esista infatti un problema economico: l'aumento dei costi previsti, unito alle difficoltà economiche riscontrate dalla società Autostrada Pedemontana Lombarda S.p.A. (partecipata al 68 per cento da Milano Serravalle / Milano Tangenziali S.p.A), ha spaventato alcune delle banche coinvolte nel progetto: e così, la gara indetta per finanziare gli ultimi due lotti dell'autostrada è andata deserta. Secondo le associazioni che si oppongono alla costruzione dell'infrastruttura, il rischio è che per completarla vengano utilizzati fondi pubblici.

La società Pedemontana starebbe dunque mettendo al vaglio misure economiche alternative, come ad esempio lo sfruttamento degli introiti del pedaggio—che sarà istituito a novembre lungo la prima tratta—per finanziare ciò che resta da fare.

Nel frattempo, lo scorso luglio, il presidente della provincia di Monza e Brianza Gigi Ponti ha presentato all'assessore regionale alle Infrastrutture Alessandro Sorte un "piano B" che permetterebbe un risparmio di circa un miliardo e trecento milioni. L'incertezza sulla sostenibilità economica del progetto, però, resta ancora totale—le nostre richieste di chiarimenti a società Pedemontana su questo argomento sono rimaste senza risposta.

La novità è che, a partire dal mese prossimo, verranno realizzati nuovi carotaggi nei territori contaminati da diossina. Lo ha annunciato a VICE News il sindaco di Seveso Butti, aggiungendo che nei controlli saranno coinvolte Regione Lombardia, le amministrazioni comunali, oltre agli enti preposti al controllo del territorio (ASL e ARPA); Butti ha parlato di "un accordo"—frutto del braccio di ferro tra comuni e Pedemontana che prosegue ormai da diversi mesi—"che prevede la realizzazione di una mappatura più aggiornata e approfondita dei livelli di inquinamento nelle zone dei cantieri di Pedemontana, ovvero tutte le aree individuate come zona B e zona R."

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Una protesta dei residenti evacuati dalla zona A.

TERRENO DI SCONTRO

Quale effetto potrebbe avere la costruzione di Pedemontana sulla diossina presente nel terreno di Seveso è ancora da acclarare, così come restano da approfondire le possibili misure preventive di sicurezza da attuare prima dell'apertura dei cantieri. Anche su questo tema, Pedemontana ha declinato la richiesta di intervista inoltrata da VICE News.

Secondo Arturo Baj, della Struttura Complessa di Medicina del Lavoro dell'Ospedale di Desio e Vimercate, "spostare la diossina depositata nel suolo, permettendo così che circoli nuovamente nell'aria, è sicuramente sconsigliabile."

"Iniziare la costruzione della B2 sarebbe una follia," spiega senza mezze misure a VICE News Paolo Conte, attivista nel coordinamento No Pedemontana, in azione sul territorio da diversi anni. "Ci si infilerebbe in un buco nero da cui non si tornerebbe più indietro. I lavori sono previsti, ma ancora non ci sono: quindi noi speriamo che il progetto venga interrotto, è ancora possibile."

"L'eventuale costruzione della nuova arteria autostradale potrebbe avere un impatto notevole, anche a livello psicologico, sulla popolazione," ha spiegato a VICE News Paolo Butti, che mette in guardia dall'effetto che "il ritorno delle tute bianche" potrebbe avere sui residenti di Seveso e sui fantasmi del passato.

La costruzione della tratta, secondo il primo cittadino, è "poco auspicabile. Gli scavi potrebbero far riemergere contraddizioni e ferite su quello che successe e quello che potrebbe succedere in futuro: le conseguenze dell'incidente le stiamo vedendo oggi. L'insorgenza di tumori causati da TCDD è acclarata".

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LA DIOSSINA OGGI

A prescindere dal discorso Pedemontana, la diossina continua a ingombrare le menti dei residenti di questo piccolo spicchio di Brianza.

Marzio Marzorati, responsabile Parchi e Aree Naturali di Legambiente Lombardia, condanna l'opera, ma slega il discorso degli scavi da quello della diossina. "La TCDD è pericolosa di per sé, con o senza scavi" ha spiegato a VICE News. "Per anni si è costruito impunemente nelle aree B e R, senza che nessuno si scandalizzasse."

In effetti l'edificazione non si è mai arrestata, come non è mai stata effettuata una bonifica dei territori al di fuori della zona A. Anche per questo, la suddivisione in aree è sempre stata criticata dalle associazioni ambientaliste e da parte dell'opinione pubblica.

Per Marzorati "sarebbe assurdo proseguire la Pedemontana così come è stata concepita. La tratta B1 fino a Lentate [in fase di ultimazione, ndr] è già un abominio a livello naturalistico. Oggi bisogna bloccare i suoli e convertirli in natura, ponendo al centro del dibattito il controllo della salute pubblica."

Un dibattito che, tra pochi mesi, tornerà a occupare le prime pagine della stampa nazionale quando, in occasione del quarantesimo anniversario, Seveso organizzerà attività ed eventi di commemorazione.

Nel frattempo però i residenti, i comitati e la società Pedemontana attendono i nuovi risultati dei carotaggi del terreno e delle analisi mediche, che potrebbero fornire nuove risposte e sollevare allo stesso tempo nuovi quesiti.

Contribuendo magari a scacciare—o forse, a rievocare—gli spettri di quel luglio 1976.

Segui Valerio Bassan su Twitter: @valeriobassan

Questo articolo è comparso originariamente su VICE News.