FYI.

This story is over 5 years old.

News

Quello che non torna nel 'video della giornalista freelance sui vaccini'

Il video di Patrizia Miotti è stato presentato come quello che 'distrugge' il ministro della Salute Lorenzin e che viene condiviso da tutti i genitori.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Negli ultimi anni c'è stata l'esplosione di quel filone che possiamo definire "cittadino comune indignato da elemento X si sfoga davanti alla telecamera del cellulare e pubblica tutto sui social." Capita anche che alcuni di questi video diventino virali perché riescono a condensare in pochi minuti quello che molti pensano su svariati argomenti "delicati"—che siano i migranti sui treni regionali, la legittima difesa, la ricostruzione post-terremoto, Matteo Renzi, e così via.

Pubblicità

Nel corso dell'ultima settimana a questi temi si è aggiunto quello dei vaccini, trattato in una clip di cinque minuti che su Facebook ha superato in pochi giorni i due milioni di visualizzazioni e che LoSai e InformareXresistere descrivono così: "Giornalista freelance "distrugge" la Lorenzin – Il video che stanno condividendo tutti i genitori!"

Prima di iniziare a parlarne, è opportuno fare un piccolo passo indietro. Il 19 maggio 2017 il governo ha approvato un decreto—firmato dal presidente della Repubblica il 7 giugno—che estende da quattro a 12 i vaccini obbligatori, prevedendo inoltre che per l'iscrizione agli asili nidi e alle scuole materne i bambini debbano aver ricevuto tutte le vaccinazioni previste per legge.

La misura, a dire dell'esecutivo, si è resa necessaria per il calo delle coperture vaccinali nella popolazione, in particolar modo per il vaccino contro il morbillo—scesa dal 90,35 percento del 2013 all'85,29 del 2015. La decisione ha avuto l'effetto di rinfocolare un dibattito sui vaccini dai toni già di per sé molto alti. Solo nelle ultime settimane, ad esempio, ci sono state bombe carta nei centri vaccinali contro la presunta "dittatura medica", manifestazioni per la "libertà di scelta vaccinale" in diverse città italiane e drammatici casi di cronaca che hanno ulteriormente esasperato gli animi, come quello del bambino morto a Monza per le complicanze del morbillo.

Pubblicità

Ed è proprio da quest'ultimo episodio che parte il video in esame. L'autrice si chiama Patrizia Miotti, e si presenta come "giornalista freelance" disgustata dal modo in cui "i giornalisti stanno strumentalizzando questa notizia […] per giustificare il decreto." Buona parte del video stesso insiste sul trattamento mediatico e sull'approccio—errato, a giudizio di Miotti—riservato dai giornalisti a tutto ciò che riguarda i vaccini.

Online non sono molti i suoi articoli reperibili, ma in uno di questi, intitolato "Sci alpinismo tra le Alpi Tirolesi", l'autrice viene descritta come "Giornalista italo-austriaca, naturopata e amante delle due ruote. Vive con la valigia in mano e fa spesso la pendolare tra Roma e Innsbruck. Le montagne sono la sua seconda casa." Sempre online, un pdf la indica come "socia esperta in radionica e radiobiologia" dell'Associazione Giambattista Callegari. Per chi non avesse familiarità con questi termini: secondo il Cicap, la naturopatia "non è precisamente una forma di medicina," e il suo presupposto "è che le malattie esistano solo in quanto deviazioni della normale funzionalità dell'organismo […] e che il potenziamento delle difese naturali è l'unico vero modo di prevenirle e sanarle."

Miotti non fa riferimento a questo suo interesse, e nel video sottolinea di non essere antivaccinista, perché sia lei che la sua famiglia si sono vaccinati. Si pone piuttosto come una giornalista che ha "il brutto difetto di andare a cercare le fonti" e che sostiene non ci siano "motivazioni scientifiche e studi scientifici" sugli effetti "di 12 vaccini somministrati a un neonato."

Pubblicità

Sono i medici e i politici, dice la donna con enfasi, a dover "fornire i dati scientifici" che lei chiede come giornalista, "perché non li ho trovati." Dopotutto, continua, "nessuna ditta farmaceutica al mondo, nessun laboratorio privato, nessun governo ha mai fatto uno studio scientifico sugli effetti di 12 vaccini somministrati nei primi sei mesi di vita."

Ergo: i bambini italiani "sarebbero i primi a sperimentare una tale dose vaccinale." E qui, sostiene Miotti, non si parla più di scienza ma di sperimentazione. "Noi ci atteniamo ai dati scientifici," conclude, "altrimenti i bambini italiani saranno soltanto delle cavie."

Ricapitolando, il messaggio che passa da questo video è il seguente: una giornalista indipendente chiede alle autorità di fornire le prove che i vaccini siano sicuri. Ma siccome la "scienza" e le autorità non possono—o vogliono—provarlo, allora siamo di fronte a una pericolosa sperimentazione sulla pelle dei nostri bambini.

In realtà il video è un mix di suggestioni ed emotività, che oltre a non fornire prove a quanto va affermando, ingenera false convinzioni.

Anzitutto i 12 vaccini non sono né 12 punture diverse, né sono somministrati tutti insieme. Esiste un calendario vaccinale ben preciso, ed esistono vaccini quadrivalenti. Come scrive il debunker David Puente, "sostenere che vengano somministrati 12 vaccini contemporaneamente può creare in determinate persone non solo confusione, ma anche panico e rabbia."

Pubblicità

Per quanto riguarda le fonti scientifiche, be', ce ne sono davvero a bizzeffe. Faccio solo due esempi paradigmatici. La prima è la questione del "sovraccarico immunologico"—la convinzione, cioè, che ci si vaccini "troppo." Nel 2002 è uscito uno studio apposito che smentiva categoricamente questa preoccupazione (qui si può trovare un riassunto in italiano). L'immunologo Roberto Burioni ha approfondito questo tema pochi giorni fa sulla sua pagina Facebook.

Anche l'associazione tra vaccini e SM citata da Miotti è stata esclusa da uno studio scientifico in gli cui autori scrivono nero su bianco che "i nostri dati non supportano una relazione causale tra i vaccini attualmente in uso e il rischio di sclerosi multipla o altre malattie demielinizzanti del sistema nervoso."

Ora, si può legittimamente discutere sul fatto che l'obbligo vaccinale—almeno per com'è configurato ora in Italia—sia o meno la strategia ottimale per raggiungere la più ampia copertura possibile. Chiederselo, partendo ovviamente da reali basi scientifiche, non vuol dire essere antivaccinisti.

Tutt'altro discorso è sfruttare un legittimo dibattito di politica sanitaria come cavallo di Troia per far entrare dalla porta principale tesi pseudoscientifiche e screditate. Si tratta di una tecnica impiegata anche da vari gruppi antivaccinisti, che fanno perno sulla contrarietà all'obbligo vaccinale per insinuarsi nella zona grigia del dubbio e della paura. Il che è esattamente quello che succede in questo video.

Segui Leonardo su Twitter