Piazza Trilussa a Trastevere. Foto di Niccolò Berretta.
Con l’arrivo dell’estate, anche quest’anno il Comune di Roma ha emanato la cosiddetta ordinanza “anti-alcol,” un provvedimento che dal 15 giugno fino al 31 ottobre punta a limitare il consumo di bevande per le strade di praticamente tutto il centro e di altri “quartieri della movida” della Capitale.
Qualche giorno fa, sulla pagina Facebook di Roma Capitale è stata pubblicata la tabella dei divieti e delle zone interessate dall’ordinanza. Tra le cose che non si potranno fare fino alla fine di ottobre, dalle 22 alle 7 c’è il divieto di bere in bicchieri o contenitori di vetro; e da mezzanotte in poi è vietato consumare alcol per strada. Dalle 2, inoltre, anche i locali non potranno più servire nulla. Le multe sono elevate: 150 euro per i consumatori, e 280 euro per gli esercenti.
Se da un lato l’ordinanza (come sa chiunque vive a Roma o passa una serata fuori di casa) crea parecchi disagi agli esercenti e cambia abbastanza le abitudini notturne di chi si avventura nei quartieri off-limits, dall’altro non è nemmeno così perfetta. In questi giorni, infatti, si è creata una polemica perché nel quartiere Montesacro almeno quattro strade piene di locali sono rimaste fuori dal provvedimento.
Per capire come stanno reagendo residenti, esercenti e clienti, ieri ci siamo fatti un giro a Trastevere dalle 10 di sera fino a tarda notte.
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Lorenzo, 25 anni, studente
VICE: Sai come funziona l’ordinanza sul consumo di alcolici?
Lorenzo: Vagamente. So che ci sono restrizioni sull’orario, sul consumo fuori dai locali; dalle undici in poi non si può bere, però non ho capito se è limitato al consumo in vetro o in plastica.
La rispetterai?
Io continuerò a bere e spero che una parte di ragazzi, con un minimo di cervello, continui a farlo. Con moderazione ovviamente. Le frange di schizzati che vengono a fare i macelli, e sono gli unici che fanno notizia, ci stanno anche da sobri.
Quindi non è l’alcol il problema.
C’è un problema culturale. L’istruzione sta venendo sempre meno e nascono generazioni di ignoranti.
Esiste una maniera alternativa per risolvere il problema?
Non lo so, so solo che bisogna continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto, magari senza fare danni, dimostrando così il fallimento di quest’ordinanza. Il proibizionismo non ha mai portato a un cazzo.
Marcello, gestore, al San Callisto da 46 anni
VICE: Che impatto ha l’ordinanza sui vostri ricavi?
Marcello: Lavoriamo il 30 percento in meno, come minimo. Ma soprattutto si lavora male.
Cioè?
La gente vuole uscire, ci sono i prepotenti. Abbiamo messo un barista fuori dalla porta ma tanti vogliono uscire per forza, litigare e fare a botte. È brutto. Però da una parte hanno ragione perché la gente è maleducata, beve e butta la bottiglia e il bicchiere per strada.
Esiste una via di mezzo?
Dovrebbero farci lavorare in plastica, a portar via: mi sembra l’unica soluzione.
Qui ha sbagliato anche il comune di Roma: prima eravamo cento bar, oggi siamo mille. Hanno dato tutti questi permessini al fruttarolo, al pizzaiolo che anche senza licenza vendono la birra.
Siete stati mai multati?
Noi siamo cinque persone e uno si mette a controllare, ma gli altri lasciano che i clienti si spostino. E dove vanno? Vengono qui. L’anno scorso abbiamo pagato una multa non per colpa nostra. Ho fatto come San Lorenzo: pija in culo e stai in silenzio.
Elena, pensionata
VICE: Allora, come va?
Elena: So’ stanca, a nessuno ormai frega nulla. Invece di sta qui, perché non te ne vai a Sant’Egidio a vedere tutte quelle bancarelle che rompono li cojoni. Che è, Porta Portese?
Com’è la sera qui?
Fanno un sacco di casino, la sera devo chiamare la polizia, m’hanno rotto il portone a forza di calci. Sono stati gli americani, sono sempre loro, sti fiji de papà.
È d’accordo con l’ordinanza?
Io non ci credo. Non si può fermare l’alcol. Mi auguro, ma non ci credo, perché fanno tutti come gli pare. Per me è una fregatura, non rispettano le regole, non rispettano niente.
Prima com’era?
Prima era più bello, ci stava il silenzio. Il bordello è cominciato con tutti questi locali notturni che hanno messo. Speriamo che sto strazio finisce.
VICE: Cosa ne pensa del divieto?
Ruben: Qui si vive bene, si lavora bene. L’ordinanza a me sta bene, succedono tante cose dopo le tre, si ammazzano. Questi giovani sono problematici, quando bevono tanto vanno fuori dai limiti. A Trastevere, Testaccio sono turisti, educati. Ma le periferie stanno peggio, tipo il Pigneto. Sono fuori controllo.
VICE: Pensi che a Roma ci sia un problema legato al consumo di alcolici?
Rachele: La gente beve a prescindere, ci dovrebbe essere un’educazione alla base, più che il negare. Crescendo vedi delle cose e pensi a quando le facevi te. A me ora creerebbe disagio, lo faccio in modo più educato. Il problema è proprio la diseducazione alla base, crescendo ti rendi conto che devi avere rispetto per il posto, che io ho acquisito da me, non certo perché mi è stato negato. Non è stata l’ordinanza a rendermi più educata verso le persone e il mio quartiere.
Come cambieranno le tue serate?
Non me le rovinerà, non mi hanno mai limitato le ordinanze. Se vuoi bere bevi comunque.
Ma siete bloccati sulla porta di questo locale.
Io scelgo di bere in questo recinto, se decidessi di bere fuori lo farei senza problemi. Lo farei nel mio modo giusto, non mettendomi a urlare.
Però poi ti fanno la multa.
Sto attenta. Se non hai i soldi per pagarti la multa ti poni più problemi, ma non credo che sia questo il caso.
Alex, 26 anni, studente/musicista
VICE: Cosa ne pensi dell’ordinanza?
Alex: Ammazza l’economia di Roma. Una parte fondamentale dell’economia è il turismo. Il vero bere a Roma è stare per strada, con una birra e fumarsi una sigaretta. Non costretti a stare dentro un locale.
Come ti comporterai?
Io sono molto abituato a bere in giro. Lo continuerò a fare, nei limiti del possibile. Mi dispiacerebbe essere costretto a spendere di più per rintanarmi in un locale, quando da sempre ciò che caratterizza Roma sono i posti più economici.
Ti ricordi di qualche incidente di recente?
Quando andavo al liceo, a Campo de’ Fiori, vedevo un po’ di risse, ma qui no. Non è un problema così grave da mettere l’ordinanza a tutta Roma. Questo allarme non esiste.
Cesare, 31 anni, tecnico amministrativo nella cooperazione internazionale
VICE: Cosa ne pensi di quest’ordinanza?
Cesare: Capisco le difficoltà che può trovare un sindaco nel gestire una città complicata come Roma. Allo stesso tempo, da romano che crede nella propria città, voglio viverla pienamente. Roma ha un clima che ti permette di stare all’aperto. La bellezza di Roma è muoversi, passeggiare, viverla con una birra in mano. Non bevo per ubriacarmi, è una possibilità. Posso anche non farlo, è la libertà.
C’è un problema di degrado legato all’alcol?
Sì, assolutamente. Un degrado e un deterioramento di quelle che sono le libertà personali.
Come cambieranno le tue serate?
Farò delle feste in casa.
Come risolveresti la questione?
Creando spazi più aperti, non chiudendoci in quei pochi spazi che vengono concessi di due metri quadrati fuori un locale. Così non cambia niente, tanto la città rimane sporca.
Arianna (al centro), 18 anni, lunedì ha la terza prova della maturità. Ai lati Maria e Virginia.
VICE: Sei contraria all’ordinanza?
Arianna: Sì, uno beve e è libero di ubriacarsi. Devi bere ma non devi acciaccare le persone, fare botti in macchina: devi essere molto responsabile quando bevi.
Voi come ve la gestite?
Ci alterniamo, in modo che una rimanga sempre sobria. Se mi levano la macchina mi padre me se magna. Stasera ha guidato lei.
Ma anche se non guidi ti fanno la multa.
Perché sto vicino a lei?
No, perché hai in mano un bicchiere di plastica.
Ah è vero non si può uscire col cocktail in mano. Su quella cosa sono contrarissima. Che tristezza. Ma chi l’ha fatta sta cosa? Di politica non ci capisco niente, me lo dice papà cosa votare. Parla con lei, la fascistona.
Maria: Sì, sono di idee un po’ rigide, ma sono contro quest’ordinanza. Se uno sa controllarsi. Se qualche ubriaco mi importuna me la so gestire, in caso c’è il padre di Virginia [terza amica] che è allenatore di karate. Te gonfia, è del Trullo.
Lorenzo, 30 anni, gestore di un pub
VICE: Sfogati.
Lorenzo: Quello che ti aspetti dalla tua città, dal tuo sindaco, è un aiuto. E invece mi sono trovato ad affrontare un’ordinanza fatta dall’assessore alle attività produttive. Se l’assessore alle attività produttive non mi fa produrre cosa si producono, i sogni? Se chi dorme ai piani alti, e non parlo dei palazzi di potere, ma chi dorme sopra Trastevere rompe le palle per il troppo rumore, chi vince? Chi dorme.
Ci sono già i controlli?
Gli anni scorsi venivano a far firmare la presa visione dell’ordinanza. Stavolta nessuno è venuto a chiedere niente. Non ho ancora firmato niente, e dovrei farlo perché la legge statale prevede l’apertura dei locali fino alle tre. Dov’è la ratio di questa legge? Devo ancora capirlo.
Quanto influenza i tuoi ricavi quest’ordinanza?
È prima di tutto una perdita di serenità. Io sto prendendo un nuovo ragazzo per metterlo sulla porta, ti lascio immaginare quante volte ti può capitare di incontrare quello che se ne frega ed esce uguale. E io gli dico che c’è la multa, ma lo lascio uscire. Non lo tengo nel locale per litigare.
Quale sarebbe il metodo migliore per risolvere il problema?
Il controllo, non uno stato di polizia, ma carabinieri che girano tranquillamente, senza guardare male. Automaticamente tutte le situazioni vengono ridimensionate, se uno si fa le canne se ne fa di meno, se uno tromba nei palazzi come dicono, tromba di meno.
Pensi che ci siano zone che sono penalizzate di più rispetto ad altre?
No, è un problema per tutti. A me hanno sempre detto di puntare in alto, ma così partiamo tutti a meno due di serenità.
Stefano, 47 anni, gestore del Bum Bum, insieme alla socia
VICE: Da quanto tempo lavori qui?
Stefano: Dieci anni, le ordinanze me le sono fatte tutte. Non risolvono niente. Sono soltanto una grandissima presa in giro per chi ha pagato le licenze. Come se uno compra un concessionario di macchine e vietano la benzina.
Com’è cambiata nel tempo la tua attività?
Noi negli anni passati avevamo una decina di dipendenti, quest’anno siamo rimasti in tre. A noi leva per lo meno il 40 percento del lavoro. Se tu esci dal mio locale poi, mi metti in condizione di pagare 280 euro di multa e io non ti posso fermare. Ti posso informare, ma non fermarti. Io la denuncia per sequestro di persona non me la voglio prendere e un cazzotto in faccia non mi interessa. Ma tanto danno retta soltanto ai residenti, perché sono potenziali voti. Quando qualcuno si compra casa a vicolo del Cinque, a vicolo del Moro, la paga un milione di euro e poi pretende di far chiudere tutti i locali sotto casa, mi sembra un po’ assurdo.
Come pensi si possa risolvere il problema?
Finché è legale la vendita dell’alcol, la gente si ubriacherà. Finché si venderanno le sigarette la gente si ammalerà. Abbiamo noi il libero arbitrio di cosa fare della nostra vita. L’unico anno in cui abbiamo lavorato bene è stato quando il comune ha messo i controlli su strada, nessuno si è fatto male.
Ma se un comune lascia tutto allo sbando per mesi, e poi all’improvviso si inventa l’ordinanza perché è scappata la scazzottata con un ferito, si sta risolvendo il problema?
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