Foto di Peter Dobias, per gentile concessione dell’artista.
Se avete passato un po’ di tempo in giro per la Berlino-by-night, ci sono buone probabilità che vi siate imbattuti in Gloria Viagra. Se l’avete vista, ve la ricordate. La drag queen più famosa della città è una biondona di due metri—oltre i due metri e dieci con i tacchi—con una massa di capelli a volte lisci a volte ricci e il suo distintivo baffo altrettanto ben tenuto. La si riconosce immediatamente: alcuni la chiamano “l’Empire State Building del drag”.
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Gloria supera con nonchalance ogni coda davanti a una discoteca, frequenta l’icona punk Nina Hagen, e ha festeggiato compleanni passati insieme alla celebre drag queen newyorkese Sherry Vine e la musicista electropop Peaches. È anche un’attivista politica per i diritti umani e la cantante di una band queer rock di nome Squeezebox. Ma è più facile vedere l’illustre Miss Viagra dietro una console da DJ in uno dei vari posti in cui suona, tra cui la festa in casa improvvisata Wild Renate, il locale gay SchwuZ, al Klub International e alle feste gay GMF della domenica al Weekend, dove è resident.
Quando ci incontriamo per un caffè, Gloria è quasi irriconoscibile rispetto a quella dei club. La persona di fronte a me è un uomo alto con la coppola e jeans stretti, con le dita inanellate d’argento. Ha chiesto di non usare il suo nome per intero in questa intervista, la più famosa drag queen di Berlino nella sua vita di tutti i giorni si identifica come un uomo di nome Michel. Ha penetranti occhi blu, le più belle sopracciglia di tutti i tempi e un baffo di grande spessore, ovviamente.
Il suo cane, Jamal, si sdraia obbedientemente sotto il tavolo mentre lui mi racconta di essere appena tornata da una prova-vestito per lo smoking che indosserà al suo matrimonio. Mi mostra una foto sul cellulare, è un abito di velluto rosso.
Di persona, Viagra ha un talento speciale per mettere a proprio agio le persone—una grande personalità, ma senza atteggiamenti da diva. Dopo aver ordinato un espresso, comincia a spiegarmi come tutto iniziò.
Foto per gentile concessione dell’artista.
Nel 1972 Michel aveva cinque anni e si trasferì con sua madre da Bernkastel-Kues—una tranquilla vallata famosa per le chiese medievali e il vino—a Berlino. Per un bambino cresciuto in campagna, Berlino Ovest—con i suoi concerti di rock psichedelico e un certo tumulto politico—fu una rivelazione.
“Scappavamo da mio padre”, racconta, parlando di abusi fisici ai danni di lui e di sua madre. “Mia zia viveva [a Berlino]”, dice. “Era molto politicizzata. Fin da bambini, ci portava a manifestazioni contro la guerra del Vietnam. Ma era Berlino—la politica era dappertutto”.
Viagra visse con sua madre in quella che i tedeschi chiamano “WG”, una comunità in cui gli appartamenti si suddividono tra vari coinquilini. Dà a sua madre credito per averlo incoraggiato a non vergognarsi del suo lato freak.
“Mia madre era una grande fan di Romy Haag”, dice, sorridendo al ricordo di un’altra icona berlinese, l’appariscente performer transgender che fu anche partner di David Bowie negli anni Settanta. “Le piaceva andare nel locale di Romy, visto che gli uomini erano tutti gay e non cercavano di rimorchiarla. Le erano sempre piaciuti i lustrini, gli abiti, gli spettacoli e tutto il resto”.
La musica era onnipresente nella sua vita da giovanissimo, la radio sempre accesa nell’appartamento. “Penso che il primo disco [che ho comprato] sia stato qualcosa di Baccarat, qualcosa di disco. Forse addirittura ‘Sorry I’m a Lady’”.
Questa passione per la musica finì per portarlo al balletto e al sogno di una carriera nel mondo dell’opera lirica. Ma dopo essersi strappato il menisco, ogni speranza di diventare ballerino morì. Così Michel imparò l’arte della sartoria e fu assunto alla Deutsche Opera. Baciò il primo ragazzo all’inizio degli anni Novanta, e passò il resto del decennio a scavalcare muri per andare ai rave e a inventarsi nuove, pazze idee per organizzare feste nel centro controculturale di Kreuzberg.
Nel 1999 nacque Gloria. All’inizio, Viagra si esibiva con il nome Gloria von Tuten und Blasen; letteralmente significa “non la più pallida idea”, ma contiene anche un gioco di parole con la parola tedesca che significa “pompino”. Cambiò nome in Gloria Viagra dopo una serie di spettacoli a Ibiza. “Gli spagnoli non riuscivano proprio a pronunciare [il suo nome originario]”, racconta, così lo cambiò in onore della piccola pillola blu che in quei giorni era la grande novità del mercato farmacologico.
Michel dice che il progetto è nato dall’amore per il palcoscenico, ma anche come strumento di attivismo politico. “Il drag [negli anni Novanta] a Berlino era una cosa molto queer, politica e piena di ironia”, spiega. “Il classico formato lustrini e piume di struzzo non è mai stato per noi. Anche il travestitismo classico era tabù in un certo senso. Ora le cose sono cambiate molto, e cerco di trovare il mio stile tra tutti quelli che vedo girando il mondo. Le mie radici berlinesi sono ancora queer e politiche, ma le ho interpretate a modo mio”. Nel corso degli anni Gloria è rimasta fedele a queste radici, facendo la DJ a eventi antirazzisti al Berghain e manifestando per le vittime della crisi economica e dell’AIDS.
Ma nel 2000, quando Michel divenne uno dei primi DJ berlinesi a esibirsi in drag, rimase sorpreso di quanto fosse effettivamente provocatoria la scelta di coniugare i due mondi.
“Un DJ in drag deve essere bello da vedere”, dice ridendo. “Ma per un DJ in generale, anche prima della tecnica, dell’abilità nel mixare eccetera, è importante essere in grado di leggere la pista e stupire il pubblico. Deve sempre esserci un certo flow. I DJ drag a volte, naturalmente, ci mettono dentro troppe cose, cercano di divertire tutti, chiacchierano al microfono. Io a questo punto non richiedo nemmeno un microfono. Mi fa schifo. Sembra di essere in una discoteca di provincia.”
Ed è vero, essere un DJ in drag pone degli ostacoli del tutto particolari, dall’accovacciarsi sulla console con le scarpe decolleté al mettersi le cuffie senza rovinare la parrucca.
“Gloria tiene [i capelli] corti e sexy”, confessa Michel. “Dev’essere comodo. Quando fai il DJ i capelli lunghi sono una merda; si incastrano nel trucco o nella barba. Ma non importa comunque; trovo orribile il perfezionismo”.
I distintivi baffi di Gloria—grandi, naturalmente castani e folti—sono emblematici dell’approccio non convenzionale al drag del DJ. Eppure, racconta, all’inizio i baffi hanno ricevuto molte critiche, non solo nella vita notturna ma anche nella scena queer.
“La reazione al tempo fu veramente orribile—commenti tipo ‘oh, ti sei dimenticato di raderti?’”, ricorda. “La gente poi finì per abituarcisi. Ora è accettato da tutti. A volte mi rado, ma ora faccio fatica a stare senza”.
Foto per gentile concessione dell’artista.
Oggigiorno, Viagra viene chiamato solo per DJ set in drag. “Devo dire che mi sembra molto strano farlo senza”, dice. “L’ho fatto tre o quattro volte e mi sentivo completamente nudo, senza protezione. In drag mi sento più sicuro”.
Viagra adatta la sua selezione alla festa. Nel famoso sex club di Berlino KitKat, per esempio, funzionano le vecchie hit e la R&B. Altre feste queer richiedono un sound über-tedesco: tipo folk, oom-pah-pah e pop di pessima qualità. Ma il suono di Viagra è l’electro morbida—”non tipo bum bum bum”, spiega Michel, “ma più tipo vecchi classici dal Berghain garden, un po’ di soul. Garden electro”.
Avendo appena compiuto cinquant’anni, Michel dice di vedere un’evoluzione nel ruolo di Gloria nella nightlife berlinese.
“Come drag queen, riesco a immaginarmi su un palco anche a settant’anni—ma come DJ, non saprei”, spiega. “Il lavoro dei DJ dipende molto dal pubblico, che si allontana da te man mano che invecchi. Non metto Justin Bieber, ma quando l’ho fatto tutto il dancefloor era in visibilio. Invecchiando, non riesci più a fare ogni cosa, per quanto tu sia un party animal”.
Michel pensa anche che la scena drag sia cambiata con il passare del tempo. “Il drag non è più così politico, il che ha pro e contro”, dice. “Si è persa anche un po’ la concezione di solidarietà, e la gratitudine per chi ha aperto la strada. Sfortunatamente c’è un trend che va verso la superficialità. C’è ancora un movimento che cerca di riprendere una certa coscienza politica, ma io ne sento ancora la mancanza”.
Pochi giorni dopo il nostro incontro, Michel organizza una festa lunga una settimana per il suo matrimonio; nel tipico stile Gloria, i festeggiamenti comprendono un party privato per gli amici, cocktail al Panorama Bar (dove Michel e suo marito si sono conosciuti sette anni fa) e una mega festa di matrimonio al SchwuZ, con DJ che passano electro, pop e beat mediorientali. Una parte dell’incasso andrà ai minori rifugiati che arrivano a Izmir, in Turchia. Per ora, però, lui torna a sparire dentro a Mitte, fondendosi con le strade della città che lo ha cresciuto.
“Ho sempre detto che un giorno avremmo dovuto pagare un prezzo per la fama di Berlino”, dice Michel. “Ma anche dopo aver girato tutto il mondo, non ho visto nessun altro posto come questo”.