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È davvero possibile abolire la legge sulle unioni civili in Italia?

Il 27 gennaio, in una campagna elettorale in cui il tema dei diritti civili è stato quasi completamente assente, nel centrodestra si è fatta largo una proposta: abolire la legge sulle unioni civili.

A avanzarla è stata Eugenia Roccella, portavoce del Family Day nel 2007, parlamentare uscente e candidata per Noi con l’Italia—la cosiddetta “quarta gamba” della coalizione di centrodestra. Durante un convegno organizzato a Roma da Alleanza Cattolica e dal comitato Difendiamo i nostri figli a cui partecipavano, tra gli altri, Maurizio Gasparri, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Stefano Parisi, Roccella ha parlato della necessità di “abolire o cambiare profondamente” la legge sulle unioni civili, definita una norma che porta “verso la fine dell’umano così come lo conosciamo.”

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Successivamente anche Silvio Berlusconi, che in passato aveva appoggiato la legge, in un’intervista a Libero ha parlato della necessità di rivedere le leggi su unioni civili e testamento biologico. Sulla prima ha dichiarato: “non significa necessariamente tornare alla situazione di prima, significa […] definire chiaramente la funzione sociale del matrimonio fra un uomo e una donna, orientato alla procreazione e all’educazione della prole.”

Si tratta chiaramente di una questione da inserire nel contesto dei tanti proclami da campagna elettorale e che, come è stato ribadito da altri esponenti di Forza italia, non costituisce una proposta ufficiale della coalizione. Ma, qualora il centrodestra o qualsiasi altra parte politica decidesse veramente di abolire la legge sulle unioni civili, potrebbe veramente farlo? Ho cercato di fare chiarezza con l’aiuto di Antonio Rotelli, giurista e fondatore dell’associazione Avvocatura per i diritti LGBTI – rete Lenford e oggi candidato per Liberi e Uguali in Puglia.

LA COSTITUZIONE

Il percorso che ha portato all’approvazione delle unioni civili in Italia è stato lungo e complicato. Oltre a infinite modifiche, cambi di posizioni e polemiche, la legge è figlia di numerosi richiami del Parlamento europeo, dalla Corte di Strasburgo dei diritti umani e innumerevoli sentenze—oltre che le mappe che mostravano quanto arretrata fosse (e quanto lo è ancora) l’Italia sul tema rispetto al resto dell’Europa.

Proprio per questo fatto una sua abolizione è quantomeno improbabile o, secondo Rotelli, addirittura impossibile: “Si tratta di una legge che non può essere abrogata, in quanto garantisce un diritto fondamentale delle persone. Ce l’ha detto la Corte Costituzionale con la sentenza 138 del 210, e ce lo ha ribadito la Corte Europea dei Diritti Umani nel 2015.” Per Rotelli, l’abolizione della legge andrebbe quindi a creare un vuoto costituzionale che sarebbe nuovamente da riempire, e le uniche modifiche che possono esservi fatte sono in senso migliorativo.

L’ITER POLITICO

Ma poniamo il caso che quanto detto sopra non basti a fermare un governo intenzionato ad abolire la legge sulle unioni civili, e che si arrivi a discuterne in parlamento. A questo punto, sorgerebbero altri ostacoli che renderebbero una sua abrogazione, ancora una volta, quantomeno improbabile.

“Anche nel caso in cui il parlamento decidesse di abrogarla,” spiega Rotelli, “il primo a poter intervenire sarebbe il Presidente della Repubblica, che ha la possibilità di rimandare una legge alla Camera chiedendo che questa venga modificata. Nel caso inverosimile in cui il Presidente della Repubblica decidesse di non intervenire e si arrivasse ad approvare una legge in tal senso, potrebbe intervenire la Corte Costituzionale che già in passato ha definito questa legge necessaria.”

L’OPINIONE PUBBLICA

Infine, qualora diritto e iter tecnici non bastassero a scoraggiare chiunque accarezzi l’idea di abolire le unioni civili, c’è un altro aspetto da considerare: l’opinione pubblica.

Già a inizio 2016 la maggior parte degli italiani si diceva a favore delle unioni civili. A quasi due anni dall’approvazione, il supporto sembra essere ancora più ampio. Un recente sondaggio commissionato da Gay Center rivela che la vasta maggioranza degli italiani è sensibile ai temi LGBTQ e chiede una legge contro l’omofobia. Inoltre, il 12 percento degli elettori italiani si dichiara lesbica, gay e bisessuale. Questo dato, più di qualunque ostacolo tecnico, dovrebbe bastare per scongiurare la prospettiva di qualsiasi proposta reale sul tema.

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