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Design

"Fundamentals," la Biennale di Architettura di Venezia 2014

La biennale di architettura di quest'anno, curata dall'olandese Rem Koolhaas, ha premiato Corea, Cile, Francia e Russia.

La fiera di architettura più grande al mondo oggi è anche la più importante della storia attuale. Intitolata Fundamentals, la 14esima Biennale di Architettura di Venezia è stata curata quest'anno dal rinomato architetto olandese Rem Koolhaas. Con i suoi 69 anni, Koolhaas ha selezionato un tema molto vasto: “Assorbendo la Modernità: 1914-2014,” da affrontare attraverso la costruzione di padiglioni tematici per ogni nazione partecipante.

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“Sarà una Biennale sull'architettura, non sugli architetti,” ha detto Koolhaas a proposito di questa Biennale—un'idea in contrasto con la glorificazione del nome-marchio che frequentemente accade nel campo.

Un'altra affermazione fatta da Koolhaas risuona più profondamente: “[Questa Biennale è] la fine della mia carriera, la fine della mia egemonia, la fine della mia mitologia, la fine di tutto, la fine dell'architettura.” Per Koolhaas, questo segna la fine di 40 anni di scoperte fondamentali per l'architettura e delle controversie che spesso ne sono emerse. Nel suo costante rifiuto delle convenzioni stabilite, Koolhaas è uno dei pochi architetti che riesce a creare un edificio che può essere considerato arte da alcuni e propaganda da altri (vedi il nostro articolo sul suo edificio per la China Central Television, costruito nel 2012).

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Neanche curare l'intera Biennale ha impedito a Koolhaas di costruire un suo pezzo per l'occasione. L'artista olandese ha collaborato con il produttore di gioielli austriaco Swarvoski per creare la porta della mostra Monditalia alla Biennale, uno spettacolo di luci dorate accompagnate da fantastici cristalli d'argento, tutti disposti seguendo la forma di un classico palazzo veneziano. Di fronte alle porte pesantemente decorate si vedono rappresentazioni iconografiche cattoliche sulle pareti bianche, un'allusione alla storia religiosa di Venezia. Come a significare una fine esplosiva della sua carriera, Koolhaas disegna un'entrata d'impatto e indimenticabile per la sua Biennale.

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[Foto via DomusWeb]

Il padiglione coreano, intitolato “Crow's Eye View: The Korean Peninsula” (La Prospettiva del Corvo: La Penisola Coreana), e curato dall'architetto astrattista Minsuk Cho, si è goduto la luce dei riflettori della Biennale, dopo aver ricevuto il Leone d'oro per il miglior partecipante nazionale. E giustamente: il padiglione mira in modo ambizioso a dimostrare le possibilità culturali dell'unificazione architettonica delle due Coree. Anche se non sembra che l'unificazione arriverà molto presto, il risultato visivo è attraente e toccante.

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Il Leone d'argento è andato alle “Monolith Controversies” (Controversie Monolitiche) del Cile, disegnate dagli architetti Pedro Alonso e Hugo Palmarola. Questo padiglione si concentra unicamente sul “muro di cemento”, un componente fondamentale dell'architettura moderna e della sua relazione a contesti sociali e politici differenti (in particolare nel caso della storia del Cile e dell'Unione Sovietica).

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Per il suo padiglione, il Canada ha combinato la cultura indigena con la modernità in “Arctic Adaptations: Nunavut at 15” (Adattamenti Artici: il 15esimo anniversario di Nunavut). Curato dal team di architetti Lateral Office, insieme a Francia e Russia, il Canada ha ottenuto una menzione speciale dai giudici della Biennale. Il padiglione mostra le abitazioni usate dagli indigeni che vivono a Nunavut, un territorio a nord del Canada e recentemente annesso che sta celebrando i suoi primi 15 anni. Come contorno a queste abitazioni, il padiglione presenta modelli architettonici per infrastrutture da costruire nel futuro per chi vive a nord, spaziando dalle case agli istituti scolastici e culturali.

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"Modernity: Promise or Menace?” (Modernità: Promessa o Minaccia?) è invece il titolo del padiglione francese, curato dall'architetto Jean-Louis Cohen. Nel padiglione viene utilizzata l'ironia in diverse forme; attraverso i progetti di grattacieli del 1934 che più tardi diventarono luoghi di campi di prigionia, e con l'esposizione di modelli architettonici 'ultra-moderni' e ultra-insoddisfacenti. Ponendosi in opposizione alla maggior parte degli altri progetti in mostra, questo padiglione si presenta come uno studio meno accomodante e più inquisitorio sul tema della modernità.

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L'ultimo padiglione che ha ottenuto una menzione speciale è quello della Russia con il suo “Fair Enough: Russia’s Past Our Present,” (Sta bene: La Russia ha superato il nostro presente) curato da architetti dello Strelka Institute for Media, Architecture, and Design. Nel padiglione sono allineati diversi stand e guide turistiche, ognuna delle quali mostra diversi elementi della cultura russa moderna e distribuisce vari opuscoli e materiali informativi. Con il passare del tempo, dopo la prima settimana di esposizione, gli stand rimarranno lentamente senza personale, fino a che il visitatore potrà esaminare i materiali a suo piacimento, e arrivare da solo alle sue conclusioni. È un messaggio forte sul tema della propaganda, per usare un eufemismo.

Cosa ne pensate di questi vincitori della Biennale? Pensate che siano state premiate idee innovative o stantie? Potete dircelo nei commenti.