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Tecnologia

Buchi neri e bugie bianche

Sui giornali ci sono un mucchio di titoli del tipo "I buchi neri non esistono", segno che probabilmente nessuno ha letto l'articolo di Stephen Hawking.
Un buco nero. Immagine: NASA.

Se ancora nessuno ve l’ha detto e volete sapere cosa ha sconvolto il mondo della fisica e dell’astronomia negli ultimi giorni, basta andare su google e scrivere “buco nero hawking”. Qualunque quotidiano settimanale mensile blog o rivista di scienze si è subito affannato a riportare una frase—“I BUCHI NERI NON ESISTONO”—che Stephen Hawking ha scritto nel suo ultimo recentissimo articolo.

L’ha scritta, è vero, ma è stata presa e amputata del suo contorno per comodità giornalistica. Sulle labbra di chiunque altro sarebbe passata come assurda, ma Hawking è il padre della teoria moderna dei buchi neri, in auge dal 1974. Come potrebbe dire che l’oggetto fondamentale dei suoi studi è scomparso dalle mappe?

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Anche se tutti hanno linkato diligentemente, credo siano in pochi ad aver letto l’articolo. Qualcuno deve aver semplicemente copiato il post di Nature per paura di sbagliare, e a volte ha copiato male. Eppure si tratta della trascrizione di una breve conferenza, sono tre paginette prive di formule.

Si tratta di una confutazione in quattro punti del Paradosso del Muro di Fuoco, una cortina fiammeggiante lungo l’orizzonte degli eventi che risulterebbe da un calcolo quantistico, in contraddizione con la relatività generale di Einstein. L’orizzonte degli eventi è il punto di non ritorno in prossimità del buco nero, entro il quale nulla, neanche la luce, può più sfuggire al collasso gravitazionale.

Il paradosso mette in discussione l’intera teoria di Hawking—quella del 1974—e per questo credo lui si dia tanto da fare per smentirlo. È importante, prima di andare avanti, chiarire che né la cortina fiammeggiante né l’orizzonte degli eventi né gli stessi buchi neri sono elementi osservabili direttamente. Il dibattito internazionale si basa da anni su pure speculazioni e rare interpolazioni.

Per farla finita con il paradosso, Hawking propone di fare a meno dell’orizzonte degli eventi. Niente orizzonte, niente cortina. Ma l’orizzonte è proprio ciò che definisce e caratterizza un buco nero… In questo senso H. dice che non esistono buchi neri, ma aggiunge anche che forse è solo venuto il momento di immaginarli in modo nuovo.

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Senza andare per il sottile, l’informazione scientifica ha sbattuto la sua frase ad effetto in prima pagina. Ma Hawking, più che vittima, è complice: da ottimo comunicatore non poteva ignorare l’effetto mediatico di quell’affermazione. E l’imminente uscita di un documentario sulla sua vita non potrà che giovarne. Ma davvero ha calcato la mano?

Stephen Hawking durante un volo a gravità zero. Immagine: Jim Campbell/Aero-News Network.

Primo sospetto: la sua ricerca—ancora non valutata peer-review—chiama in causa la gravità quantistica. Questo è un vicolo cieco perché la gravità quantistica non esiste, e i tentativi di darle forma hanno originato una guerra fra teorici delle stringhe e sostenitori dei loop. Per entrambi, nulla è totalmente dimostrabile né confutabile. Ancora una volta, pure speculazioni.

Secondo sospetto: l’articolo si conclude avvicinando la nuova descrizione dei fenomeni alle previsioni del tempo: il sistema è deterministico ma caotico, per cui non riusciamo ad anticiparne gli esiti. Paragonarsi a un meteorologo e avvolgere nella nebbia gli effetti di un paradosso è geniale, ma debole.

In sostanza, Hawking propone una nuova teoria, ma pone la sua dimostrazione al di là delle possibilità scientifiche attuali. Ammettiamo pure che, forse stanco di perdere scommesse, si sia rivolto ai campi dell’indimostrabile. Quello che stupisce è che nessuno si sia preso il tempo per leggerlo.

Perché così facendo si è perso il suo vero punto d’innegabile fascino. Con un’agilità matematica impressionante, Hawking fa scorrere sul suo rosario quantistico due metriche anti deSitter, alcuni problemi di connessione ai bordi e una normalizzazione di infiniti. Il tutto senza un’equazione, fino a cancellare l’orizzonte degli eventi ma salvando i buchi neri, che ora sono diventati “grigi”—la materia e la luce vi restano intrappolate ma non si distruggono.

Stephen Houdini. E la stampa non vede l’ora di fare casino. Bugie bianche che non fanno male a nessuno tranne a ciò di cui parlano: è il paradosso dell’informazione (non questo).