Altar, la città del traffico di esseri umani al confine Messico-USA
Uno dei tanti negozi di tute mimetiche e telefoni usa e getta ad Altar, Sonora, Messico. Foto: MOTHERBOARD

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Altar, la città del traffico di esseri umani al confine Messico-USA

Benvenuti ad Altar, Messico, il supermercato del traffico di esseri umani.

Due giovani uomini sono nascosti sotto un albero fuori dalla piazza principale di Altar, una piccola città due ore a sud-ovest di Nogales, nella regione di Sonora, Messico. Quando ci avviciniamo, uno dei due risponde a un telefono usa e getta.

"Ehi, siamo qui che aspettiamo, come va?" chiede in spagnolo al suo interlocutore. Poi mette giù.

Qualche attimo dopo, un pick-up raggiunge la piazza dalla strada principale e i due giovani uomini saltano sul retro della vettura. Sono migranti. Quelli nel furgone, invece, sono trafficanti. Entrambi i migranti indossano zaini e sono vestiti in modo neutro, con jeans e giacche leggere. Cercheranno di raggiungere illegalmente gli Stati Uniti proprio quel pomeriggio. E, come molti dei migranti che passano per questa zona mentre viaggiano verso l'America, hanno fatto una breve sosta.

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Ad Altar vivono 7.000 persone, stando all'ultimo censimento, che risale al 2010. Per essere una città con così pochi abitanti, il numero di negozi di cellulari e di negozi che vendono abbigliamento mimetico è sbalorditivo. Molti sono posizionati sulla strada principale o nelle vicinanze della piazza, ed esistono per un solo scopo: aiutare chi arriva dal Messico e dall'America Centrale e dal Sud America a fare rifornimento per il viaggio pericoloso che li attende attraverso il deserto, destinazione confine con gli Stati Uniti. Finché i migranti continueranno ad arrivare, ci sarà bisogno di negozi di accessori che rispondano alla loro esigenza di stile da fermata unica.

Altar è come il Wal-Mart del traffico di esseri umani.

"È come l'ultima area di sosta prima della traversata," dice John Lawson, un veterano dello US Border Patrol.

Contiamo sei negozi di capi mimetici e cinque piccoli negozi di cellulari mentre guidiamo verso il centro di Altar, che in gergo si chiama plaza, ed è al momento oggetto di disputa tra il cartello di Sinaloa e quello di Los Zetas.

Di seguito trovate solo alcune delle cose che si possono comprare in questo posto.

Guanti mimetici:

Foto: MOTHERBOARD

Scalda collo e faccia mimetici:

Foto: MOTHERBOARD

Stuoie per dormire:

Foto: MOTHERBOARD

Felpe mimetiche:

Foto: MOTHERBOARD

Zaini mimetici:

Foto: MOTHERBOARD

Scarpe mimetiche con suole felpate (sia per ingannare i sensori piazzati a terra dalla migra, sia per cancellare le impronte):

Foto: MOTHERBOARD

Marsupi e porta-tutto mimetici:

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Ci sono anche diversi rifornimenti medici, inclusi kit per i morsi di serpente e Electrolit, la versione locale del Gatorade:

Foto: MOTHERBOARD

Il proprietario di uno dei negozi di roba mimetica, che ha chiesto di non essere identificato, ha detto che ogni giorno entrano circa quattro o cinque persone per comprare giacche e magliette mimetiche. Un paio di anni fa erano 10 o 15 al giorno, a detta sua. Vende zaini dai 100 ai 300 pesos (dai 5 ai 15 euro circa). Le scarpe felpate vengono 60 pesos. Le giacche 200. È tutto fatto in casa. Noi stessi siamo entrati mentre il proprietario stava cucendo strisce di stoffa in una tessuto mimetico.

Siamo riusciti a entrare in contatto con una giovane migrante che si è fermata due volte ad Altar prima di tentare di passare il confine con gli Stati Uniti, solo per essere acchiappata dal Border Patrol e mandata indietro. Il suo nome è Mary. Ha 25 anni.

"Per prima cosa siamo arrivati ad Altar," ci racconta Mary su WhatsApp. "Siamo rimasti lì per tre giorni e poi ci hanno portati vicino al confine. Abbiamo passato altri cinque giorni là, nel deserto. La guida ha detto che non potevamo passare perché c'era troppa migra in quel posto."

Mary ci ha inviato una foto del gruppo con cui lei e il fratello hanno cercato di attraversare il confine. Ci sono 10 persone nella foto, ognuna di loro indossa tute mimetiche.

"Le vendono ad Altar," ha ammesso.

Foto: MOTHERBOARD

Abbiamo trovato cinque negozi Telcel nel raggio di poco. La Telcel è il fornitore principale di servizi di comunicazione wireless in Messico ed è di proprietà di Carlos Slim, il miliardario messicano. I telefoni sono in vendita ovunque, anche nei punti Oxxo, la catena a basso costo locale. Un Nokia 106 costa 479 pesos (25€), e il Nyx Bit 205 costa 279 pesos (circa 14€).

Come un'altra indagine sul campo di Motherboard aveva scoperto qualche tempo fa, questi telefoni economici servono ai migranti per contattare i trafficanti, come nel caso dei due uomini che abbiamo visto in piazza. In certi casi, i telefoni sono anche utilizzati per guidare in remoto i migranti attraverso la linea di confine. I telefoni usa e getta servono anche per chiamare i soccorsi quando qualcosa va storto durante il lungo tragitto nel deserto, che può durare giorni ed estendersi per decine di chilometri.

In uno dei negozi della Telcel di Altar, incastrato tra un negozio di capi mimetici e un internet café frequentato da migranti, un impiegato ci spiega che i telefoni usa e getta che vendono di più sono i Bit 205. Questo secondo il solo impiegato presente nel negozio, che resta in attività solo grazie al traffico di esseri umani. Il flusso di migranti, per quanto meno consistente negli ultimi anni, è ancora un buon affare.

"Al momento," dice il commesso, "Il negozio è aperto solo per loro."

Luis Chaparro ha contribuito a questo articolo.