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Tecnologia

I paper scientifici sono pieni di gattini

Il progetto 'Cat Paper Collection' raccoglie tutti i paper inerenti a grafica computerizzata e machine learning “che producono risultati sperimentali relativi ai gatti.”
Giulia Trincardi
Milan, IT
Ad un gatto seguirà sempre un altro gatto, anche nella ricerca accademica. Screengrab via

Se c'è un animale che possiamo dire essere assurto a simbolo assoluto nella nostra cultura (quella virtuale, nello specifico), è il gatto: la sua rappresentazione è ormai animata da vita propria e per quanto internet possa prendersi cotte passeggere per animali come i lemuri o i quokka australiani, alla fine torna sempre ai gatti. Non per niente, ci sono ben quattro regole di internet dedicate al felino domestico—alcune legate a meme più inquietanti di altri.

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La più importante, ad ogni modo, è la regola #49: "A un gatto seguirà sempre un altro gatto."

Lo strano fenomeno di ipnosi di massa, per riflesso, ha colpito anche il mondo della scienza accademica. Non parlo di quella che si occupa di studiare l'animale in quanto tale (che, abbiamo detto, essere ormai svincolato dalla sua stessa rappresentazione) e di raccontarci come, per esempio, nel corso della storia, il gatto sia stato il motore felpato di svariate estinzioni di massa (compiute o scampate). No, esiste una branca di ricerca molto più specifica, che più o meno consapevolemente ha fatto della rappresentazione del gatto l'oggetto dei suoi studi.

Una sezione del sito dell'università di Berkley, intitolata Cat Paper Collection e gestita dal PhD Jun-Yan Zhu, raccoglie tutti i paper scientifici inerenti a grafica computerizzata, visione computerizzata e machine learning "che producono risultati sperimentali relativi ai gatti." Vuoi perché i gatti in rete sono una risorsa abbondante (quanto è oggetto di speculazione quotidiana) e alle reti neurali fanno comodo le grosse quantità di dati, vuoi per automatismo (i gatti sono anche il primo animale che viene in mente a tanti, anche ai modellatori 3D), gli studi e gli esperimenti che scelgono il gatto-rappresentazione sono evidentemente infiniti e ora, grazie al lavoro meticoloso di un ricercatore di Berkley, anche consultabili con comodo.

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Se siete quel genere di persona in cui l'interesse per i gatti e quello per le reti neurali convoluzionali applicate alla segmentazione semantica convivono, per esempio, su Cat Paper Collection troverete il paper dei vostri sogni. Ancora, ci sono studi su gattini e apprendimento visivo in base alla predizione del contesto, o su come costruire le strutture ossee di un modello 3D partendo da sequenze di mesh. Il modello 3D di un gatto, ovviamente.

Cat Paper Collection introduce il proprio catalogo spiegando che "il 90 percento del traffico in rete è visivo, e, indubbiamente, la maggior parte dei dati visivi sono costituiti da foto e video di gatti. Per questo motivo, la comprensione, la costruzione di modelli e la sintesi dei nostri amici felini diventa un argomento di ricerca sempre più importante oggigiorno, specialmente per chi tra noi è un amante dei gatti."

Ovviamente, non tutti i paper elencati parlano esclusivamente di gatti: un articolo che discute il riconoscimento visivo degli oggetti 3D sulla base del loro contorno, per esempio, elenca diversi modelli, tra cui aeroplani, cani, divani e piantine—ma anche gattini; rientra così a pieno diritto nell'originale archivio.

Perché i gatti abbiano conquistato internet è forse una domanda inutile da porsi; la sfumatura interessante, però, è come questa fissazione abbia assolutamente a che fare con la tecnologia: non solo perché quest'ultima è primario mezzo di diffusione del simbolo-gatto, ma anche perché è parte integrante di quello stesso simbolo: dalle cospirazioni che ritraggono l'animale come una specie di antenna parabolica per i messaggi alieni, ai blog dedicati alle loro interazioni con tastiere, piastre di circuiti e quant'altro, siamo tutti concordi nel dire che tra tecnologia e gatti c'è un nesso. Ai gatti l'informatica piace. Paper Cat Collection non fa che confermare questa diceria.

In compenso, stamattina il gatto dei miei vicini ha ben pensato di fare pipì sul pavimento della mia cucina. Magari è perché gli piacciono le poesie. O magari è solo una conferma del fatto che la realtà è molto più deludente di internet.