illustrazione persona seduta che legge un libro
Illustrazione di Hunter French.
Salute

Come sopportare meglio la solitudine di questo periodo

Essere a proprio agio in solitudine è difficile, soprattutto durante questa pandemia—ma esistono modi per renderlo più semplice.
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT
Giulia Trincardi
traduzione di Giulia Trincardi
Milan, IT

Il distanziamento sociale e dover restare chiusi in casa durante una pandemia è un grande sforzo emotivo, anche se si vive con una persona che si ama alla follia. Può essere anche più difficile se ti trovi ad affrontarlo da solo, specialmente se preferiresti non esserlo. Tipo: Oh, lavorare da casa a fianco del tuo partner è una rottura? Io ho il problema di non poter toccare un essere umano per un altro mese, ma lamentati pure!!!

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Stare bene da soli è complicato—specialmente in queste circostanze—ma è anche un'abilità che si può coltivare (anche in queste circostanze). Se sei costretto al distanziamento sociale in solitaria e ti fa stare male, ecco alcuni modi per superare gli ostacoli più grandi e un po' di consigli da tenere presente per le settimane a venire.

Distingui tra stare da soli, isolamento e solitudine

Certo, questi concetti hanno sicuramente delle intersezioni, ma hanno diverse soluzioni, ed è utile sapere esattamente quale ti riguarda.

Stare da soli, in generale, significa essere fisicamente da soli. Se vivi con un coinquilino con cui non hai un rapporto stretto, o hai una relazione con una persona che al momento si trova lontana, potresti sentirti come se fossi solo, e potresti comunque trovare utile questo articolo.

L'isolamento è una sensazione che si può provare indipendentemente da quanto si è soli. Spesso assomiglia alla sensazione di non essere conosciuto: non avere nessuno con cui parlare nella propria città, o al lavoro, o dal tuo divano in quarantena, e/o non avere una persona superficiale-profonda con cui tu possa essere completamente te stesso e parlare di qualunque dettaglio della tua giornata. Gli esseri umani hanno bisogno di un contatto sociale per sentirsi bene e a posto—anche chi non ha problemi a passare lunghi periodi da solo—quindi è importante contrastare attivamente l'isolamento che potresti provare in questo momento.

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La solitudine è ciò che gli autori di Lead Yourself First Raymond Kethledge e Michael Erwin definiscono come "uno stato mentale soggettivo in cui la mente, isolata dagli input delle altre menti, analizza un problema da sé." La solitudine è essere davvero soli con i propri pensieri—cioè non usare il cellulare o conversare a distanza, non mandare messaggi o stare sui social in continuazione, né guardare la TV o leggere un libro.

L'isolamento è il nemico naturale della pratica della solitudine, che è il motivo per cui è importante pensare a entrambe le cose in questo momento. La buona notizia è che la solitudine si può "imparare". Per cui, se ti terrorizza essere fisicamente solo (o non trovare il telefono), o sei preoccupato che il fatto di non avere una relazione o un gruppo di amici significhi qualcosa di negativo su di te o sul tuo valore, potrebbe essere saggio "allenarsi" un po' alla solitudine (del "come" parleremo più avanti).

Se ti senti solo, dillo

Può essere difficile mostrarsi vulnerabile con le altre persone, ma se c'è mai stato un buon momento per farlo, è questo, quando siamo tutti vulnerabili. È sicuro al 100 percento che non sei l'unica persona che sta cercando di capire come riuscire a stare lontano dagli altri, e dirlo può rappresentare un enorme sollievo, dare loro la possibilità di farsi avanti e starti più vicino e dimostrare ai tuoi cari che possono, anzi, che li incoraggi a parlare di queste cose se le stanno provando anche loro.

Potrebbe stupirti sapere quante persone risponderanno a un sentimento espresso esplicitamente rispetto a un tentativo di "dimostrare" che ti senti solo in maniera indiretta ("che noia lol non parlo con nessuno da giorni"). Molto spesso, i tuoi bisogni non sono così evidenti come pensi che siano; se non hai ancora usato la parola "solo", cerca di farlo al più presto.

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Nella comunicazione, cerca prima la qualità della quantità

Potresti essere colto dalla tentazione di passare un sacco di tempo sui social network dove, in teoria, c'è sempre un sacco di gente con cui "parlare". Ma ricevere passivamente aggiornamenti e interagire a spizzichi e bocconi con conoscenti richiede tempo ed energie che sarebbero meglio spese approfondendo rapporti più importanti (anche relativamente nuovi). Imparare a gestire più direttamente l'isolamento fa parte dell'allenamento alla solitudine: significa creare uno spazio per te stesso dove stare solo e a tuo agio.

Invece di andare su Facebook o mandare un messaggio a un gruppo Whatsapp ogni volta che ti senti solo, pensa alle due o cinque o dieci persone davvero importanti per te e organizza una telefonata o un aperitivo su FaceTime, Skype o Zoom. Queste conversazioni possono anche essere brevi e non devono essere profonde o "significative". Scherzare e dire cazzate con i tuoi colleghi può fare molto (e se dopo tutto questo hai ancora tempo e voglia di conversare sui social, puoi fare anche quello!).

Vale anche la pena considerare che creare contenuti—aggiornamenti di stato, storie su Instagram, tweet, messaggi—può mettersi di traverso alla tua ricerca del benessere in solitudine. Più posti, più risposte riceverai… e questo ti porterà a passare più tempo sulle app. Non puoi stare davvero solo con i tuoi pensieri, le tue osservazioni e le tue esperienze—cioè provare la vera solitudine—quando posti, quindi stare lontano dai social per un'ora o una mezza giornata può essere un altro modo efficace per allenarti a stare tranquillo per i fatti tuoi.

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Metti in pausa l'autocritica

Molto spesso, il disagio verso la solitudine si basa su una bassa autostima, e sulla paura che l'isolamento determini il proprio valore come persona. Ma non avere un partner (o una forte rete sociale o famigliare) non significa che tu sia una persona sbagliata, disfunzionale o impossibile da amare. Ora più che mai è il momento di ricordarlo a te stesso.

Per gestire questi pensieri negativi non devi cercare di soffocarli completamente, o cercare di zittirli usando l'approvazione esterna. Lavora, invece, sul capire chi sei e sul credere, a livello profondo, che sei una buona persona, integra e degna. È difficile arrivare al punto di godersi la compagnia di se stessi, ci vuole tempo, ma è importante fare qualche piccolo passo in questa direzione.

Comincia essendo il più possibile delicato verso te stesso; quando emergono pensieri critici o negativi, non ignorarli, ma non seguirli nemmeno. Prenditi un po' di tempo per fare una di quelle cose da sfigati (ma molto efficaci, mi spiace!) come stilare una lista dei tuoi valori, dei tuoi interessi, delle tue priorità, dei tuoi pregi, dei tuoi recenti successi, anche se piccoli.

Decidi attivamente di stare in solitudine

Non ci si può girare intorno: per stare bene da soli ci vuole pratica. Ho scoperto che fare uno sforzo in tal senso aiuta: prendere la decisione di stare da soli con i propri pensieri per un periodo di tempo prestabilito (con una fine prestabilita) e fare un piccolo passo alla volta fa meno paura di ritrovarcisi all'improvviso perché nessuno dei tuoi amici risponde ai messaggi.

Non posso decidere io come sarà il tuo allenamento di solitudine, ma posso dirti una cosa che mi ha aiutato ogni volta che cercavo di evitare me stessa: mettere il telefono in modalità aereo, impostare un timer da un'ora e leggere un libro (lo so che più su ho detto che leggere un libro non conta come vera solitudine, e per quanto significhi sempre ricevere un input, ho trovato più facile iniziare con qualcosa di facile e che mi dia soddisfazione invece di cercare la perfezione di una completa e pura solitudine per poi rinunciare subito perché è troppo difficile).

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Sapevo quanto fosse facile distrarmi quando leggo, quindi ho promesso a me stessa che non mi sarei mai fermata. Solo io e il mio libro per 60 minuti. Non solo il tempo è passato super velocemente, ma questa pratica ha avuto un impatto molto positivo sulla mia vita: non solo ho iniziato a leggere di più, ma non mi sembrava più che mi stesse prendendo fuoco il cervello.

Scegli hobby meditativi e fai una lista di cose per quando non ti va proprio di meditare

La meditazione è un ottimo modo per imparare a sentirsi a proprio agio nella solitudine (consiglio la app Headspace, se non sai da dove iniziare). È anche vero che non fa per tutti, per cui un’attività meditativa—cioè qualcosa di ripetitivo ma piacevole—può essere un buon compromesso e non ti mette a disagio quanto stare seduti a gambe incrociate a fare nulla. Per me funzionano puzzle, ricamo, punto croce e scrivere a mano; per te, potrebbero essere gli acquerelli, fare la pasta in casa, o lavorare a maglia. L’idea è tenere le mani occupate, ma la mente libera. Metti della musica in sottofondo se vuoi, ma cerca di evitare altro intrattenimento (Netflix, podcast, etc.) e non documentare/condividere i tuoi progressi costantemente. Resta con te stesso.

Per non trovarti sprovvisto di idee quando invece ti annoi e non vuoi meditare, componi una lista di cose da fare e consultare alla bisogna. Film, serie TV, podcast, giochi (il New York Times ha una serie di puzzle e giochi di logica che sono ottimi da fare da soli!) e libri… non dimenticare esercizi, piccoli progetti per migliorare la casa, e cose stupide ma molto divertenti (tipo imparare un balletto virale di TikTok).

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Prenditi cura di te

In tempi bui può essere difficile ricordarsi di azioni banali come fare la doccia, mangiare, bere acqua e muoversi. È ancora più difficile quando non hai nessuno che ti chiede “Ehi, hai mangiato oggi?” Quindi crea un calendario con delle notifiche o metti delle sveglie per aiutarti a essere responsabile del tuo benessere quotidiano (io per questo uso una app che si chiama Done).

Chiedi a qualcuno di tenerti d’occhio

Non è una cosa strana né stupida desiderare che qualcuno ti mandi un messaggio o ti faccia una chiamata giornaliera del tipo “Ehi, sei vivo?” in questo momento buio. Se chiedi a un vicino, o a qualcuno con cui non sei molto in confidenza, di controllare come stai, metti bene in chiaro che ti basta un check puntuale e metodico, ma che non pretendi in alcun modo che sia il tuo pilastro emotivo. (Potresti dire qualcosa tipo, “sono un attimo in sbatta a vivere da solo con tutto quello che sta succedendo e mi sentirei un po’ meglio se sapessi che qualcuno mi tiene d’occhio. Posso chiederti di [chiamarmi/bussare alla porta/scrivere a mia sorella] se capita che non mi vedi o senti per un giorno intero?”)

Controlla il tuo consumo di alcol

Come è stato già scritto su VICE proprio in relazione a questa pandemia, le persone spesso usano l’alcol come sostitutivo di relazioni o per anestetizzare sentimenti negativi—due cose che potresti essere tentato di fare ora, data la situazione. Se è così, potrebbe essere una buona idea tenere conto di quanto bevi e/o interromperti per chiederti “Perché sto facendo così? Cosa spero di ottenere?” prima di ogni bicchiere (e se stai pensando “Se volessi fare questo genere di riflessioni, non mi sarei messo a bere!” ti suggerisco caldamente di leggere l’articolo intero).

Infine, ricordati che questa situazione non deve piacerti per forza.

Essere da solo quando non vorresti esserlo… fa schifo. Ha assolutamente senso desiderare che le cose siano diverse, o fantasticare sullo stare con gli amici e la famiglia. Concediti momenti in cui essere triste e arrabbiato, e non essere troppo duro con te stesso se fai fatica a gestire la situazione. Cerca di ricordarti che non durerà per sempre e che anche se vivi da solo, non sei solo.

Rachel Miller è l'autrice di The Art of Showing Up: How to Be There for Yourself and Your People, in uscita a maggio 2020. Seguila su Twitter.