Il coronavirus mi ha convinto ancora di più a vivere isolato sull'Appennino

Paolo* è un trentenne emiliano, survivalista: poco prima che 'chiudessero' l'Italia ha deciso di cambiare vita, e non prevede di tornare alla civiltà per un altro po'.
Alessandro Pilo
Budapest, HU
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La vista da casa di Paolo e alcune foto dei suoi pasti. Tutte le foto per sua gentile concessione.

Qualche mese fa, mentre frequentavo i gruppi Facebook della comunità prepper per un articolo, ho iniziato a conversare con Paolo*, un trentenne emiliano. Il suo interesse per il survivalismo nasceva da un trauma personale, quando l’alluvione del 2014 in provincia di Modena trasformò la sua via in un fiume e quasi sfiorò la sua casa.

Da allora ha vissuto con una borsa sempre pronta, in preparazione al prossimo disastro. Ecco perché non mi sono stupito più di tanto quando a inizio marzo, mentre l'Italia chiudeva per il coronavirus, ho ricevuto un suo messaggio vocale. Aveva preso le sue cose, salutato amici e parenti e si era spostato da solo in una piccola baita di famiglia sull’Appennino, distante mezz’ora a piedi dall’abitazione più vicina. Ci avevo parlato per un po’, ma come tutti in quei giorni anche io avevo i miei pensieri e mi sono dimenticato di lui.

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Qualche giorno fa Paolo mi è tornato in mente: lo immaginavo rientrato alla civiltà, perché se la situazione italiana continua a non essere delle migliori, all’orizzonte non c’è esattamente un collasso dell’ordine sociale. Invece Paolo stava ancora lì sul Monte Cimone e varie notti a -8° non l’avevano convinto a spostarsi. “Il mio orizzonte temporale si è spostato, inizialmente pensavo di stare qui un paio di mesi, ora progetto di farlo per almeno due o tre anni, tanto all’inizio della pandemia sono stato licenziato,” mi racconta. Paolo è certo che passata l’emergenza sanitaria l’Italia andrà incontro a una crisi sistemica, sociale ed economica, per questo ha deciso di ritirarsi dalla società e dedicarsi a una vita più semplice.

L’idea di abbandonare il consorzio umano non è di certo nuova e non c’è bisogno di scomodare gli eremiti protocristiani, Henry David Thoreau o Alexander Supertramp. Negli ultimi anni i quotidiani hanno raccontato un fenomeno di nicchia ma regolare, quello di giovani che si trasferiscono in posti solitari, a vari livelli di isolamento, perché stanchi di certi aspetti della vita urbana. Eremiti ibridi, se vogliamo, visto che mantengono account sui social o altre abitudini 'moderne'.

La nuova vita di Paolo è così. La casa in cui si è trasferito aveva inizialmente tutte le utenze, ma ora si sta slacciando dalle varie reti: “Mi sono attrezzato con un pannellino solare, sufficiente a ricaricare un accendino elettrico, una powerbank o un cellulare, poi ho preso una luce a manovella che ha anche la radio incorporata, ma uso anche le candele.” Per cucinare, niente più gas: “Da due mesi preparo tutto in cortile con la legna: se faccio un fuoco posso grigliare la carne, cucinare al cartoccio o usare le gavette da campeggio. Con il fuoco scaldo anche l’acqua per lavarmi e con la cenere lavo le pentole, tra un po’ inizierò a farci anche il sapone.”

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Anche per l’alimentazione Paolo ha sviluppato un personale approccio alla frugalità. “Ora che ho deciso di restare qui più a lungo il mio budget resta lo stesso. Perciò ho iniziato a razionare le provviste: prima facevo due pasti completi al giorno, due etti di pasta. Ora l’ho ridotta a un etto.” Un giorno mi manda una foto del suo pranzo, ossia un pacco di cracker e un formaggino. Dopo aver scoperto che la baita può essere raggiunta dai corrieri, ha anche ordinato su Amazon una fornitura annuale di multivitaminici costatagli 20 euro, certo che con questo rimedierà alle carenze alimentari future.

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Alcune foto dei pasti di Paolo.

Le sue giornate variano molto a seconda del meteo. Quando non piove c’è sempre qualcosa da fare, dall’andare per boschi a fare legna o prendere l’acqua alla sorgente; in caso contrario, si tiene impegnato con attività al chiuso. Da quando si trova lì, ha incontrato quasi esclusivamente le solite tre o quattro persone che abitano nei dintorni.

Malgrado le tante affinità con altri eremiti ibridi, quello di Paolo è anche un caso a sé. Mi chiedo quanto sia stata determinante nella sua scelta la disinformazione online ai tempi del Covid-19: i suoi ragionamenti sono generalmente molti sensati, ma allo stesso tempo si dice possibilista davanti a strade cospirazioniste sul virus lette su internet. Che la sua fuga dalla società sia un esempio della potenza delle fake news e del sensazionalismo mediatico su alcuni? Provo a prendere l’argomento, “e se i tuoi timori fossero infondati? In quel caso ti ritroveresti a fare la fame in montagna per anni per niente.” Ma Paolo è sicuro che finora la sua sia stata la decisione migliore.

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Ammette che non è stato facile abituarsi alla nuova routine, ma gli piacciono la calma e la pace ritrovate, “se anche le premesse che mi hanno portato qui fossero sbagliate, perlomeno non ho passato mesi barricato in casa o in preda all’ansia per i bollettini della Protezione civile, dovendo giustificare continuamente i miei spostamenti. Sto imparando a essere un po’ più autosufficiente e ho finalmente tempo per me stesso.”

Al momento Paolo non prevede di occuparsi di un orto, perché nella sua ottica survivalista i vantaggi non compenserebbero il tempo che un principiante come lui impiegherebbe a lavorare la terra—ma non esclude di tornare sui suoi passi. Resta comunque abbastanza drastico: per lui, a differenza di chi trova la sua via di mezzo in un equilibrio tra campagna e città, una maggiore autosufficienza non è possibile senza isolarsi dalla società.

Va detto che dietro questo percorso di frugalità volontaria c’è anche un innegabile privilegio: i genitori di Paolo sono in salute e non si deve preoccupare per loro, e la piccola baita di famiglia era già a sua disposizione insieme a un budget accumulato nel tempo.

Malgrado tutto, un po’ lo invidio: una volta superato lo spaesamento iniziale della quarantena, non mi dispiaceva che la mia vita restasse sospesa, con meno doveri, ansie da prestazione e aspettative altrui da soddisfare. Paolo ha deciso di estendere a tempo indeterminato questa fase della sua vita—e in modo un po’ estremo e con motivazioni discutibili, sta forse realizzando il sogno di tanti.

*Il nome è stato modificato per questioni di privacy.

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