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Il fantasma “Alfonso”, la misteriosa vittima di quasi ogni attacco terroristico

L’uomo che vedete qui sopra è morto almeno tre volte nelle ultime sette settimane—lo suggeriscono diversi tweet con foto differenti che lo ritraggono. Dopo la caduta del volo Egypt-Air (19 maggio), la strage di Orlando (12 giugno) e l’attentato terroristico all’aeroporto Atatürk di Istanbul (28 giugno) è stato congedato con cordoglio da diversi account twitter.

Questo ipotetico “Alfonso”—così viene chiamato nella maggior parte dei tweet—non la conta giusta a Leticia Miranda di Buzzfeed News. Con una ricerca incrociata, Miranda ha scoperto che dopo il disastro aereo almeno due diversi account twitter di presunti familiari cercavano “Alfonso” con foto diverse. Questa ricerca è stata ritwittata da altri account con manifestazioni di cordoglio. Inoltre, Miranda ha trovato un account che usa “Alfonso” come immagine del profilo e che cercava dei parenti che avrebbero dovuto trovarsi a bordo del volo. La ricerca per immagini ha mostrato inoltre che almeno una delle foto dell’uomo è stata usata da altri account, di cui molti che parlano spagnolo e sono residenti in Messico.

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“Alfonso” è stato anche utilizzato da alcuni media dopo l’attentato nel Nightclub Pulse di Orlando. Il New York Times ha mostrato un filmato in seguito alla strage in cui veniva mostrata la foto di “Alfonso”, indicato come una ipotetica vittima. Un caso simile c’era stato a fine novembre, quando i media avevano diffuso erroneamente l’immagine di una donna residente in Marocco indicata come l’attentatrice suicida di Parigi.

Solo una settimana dopo la strage di Orlando, nella città messicana Asunción Nochixtlan hanno perso la vita diverse persone in uno scontro tra polizia e manifestanti. Mentre i media messicani diffondevano immagini dei poliziotti e li indicavano come responsabili delle morti, è apparsa una foto di “Alfonso” come mandante dell’operazione di polizia, così ha riportato France 24. L’emittente francese per stranieri si è messa quindi alla ricerca di “Alfonso”, dopo che la sua foto era stata condivisa su twitter in seguito all’attentato di Istanbul del 28 giugno ed era stato indicato per l’ennesima volta come una vittima.

Come spiega France24, molti account Twitter hanno diffuso le foto di “Alfonso” riportando sempre la stessa storia: “Alfonso” sarebbe un loro conoscente che li avrebbe imbrogliati per diverse somme di denaro (1000 dollari è quella più alta). Che queste innumerevoli ricerche e annunci di morte con la foto di Alfonso siano una forma di vendetta da parte di persone che ha imbrogliato?

“Quest’uomo era un amico, ma ha defraudato almeno quattro persone che conosco. L’ho denunciato ma i processi si protraggono e lui non ci ha ancora restituito un soldo. Abbiamo deciso di vendicarci postando le sue foto. Il nostro obiettivo è quello di rovinare la sua reputazione. Vogliamo che tutto il mondo riconosca il suo volto”, ha dichiarato una delle vittime del raggiro.

Ma ha senso rischiare di infrangere la legge messicana con una campagna online del genere, se ci si può schierare direttamente contro il proprio truffatore per vie legali? Guardando il profilo Twitter di Perro al-Baghdadi, per esempio, il cui tweet con la foto di “Alfonso” era stato ripreso da altri account tra cui alcuni media, si ha la sensazione che si tratti di un troll che diffonde informazioni false e non solo su “Alfonso”. Il fatto che molti abbiano raccontato storie simili a France24 potrebbe anche significare che dietro i diversi account si nasconda sempre la stessa persona. Perro al-Baghdadi, infatti, sembra celebrare ogni nuovo articolo sul tema “Alfonso”

France 24 dichiara di aver stanato l’uomo ritratto nelle foto e di averci anche parlato. “Alfonso” avrebbe dichiarato di trovarsi in un disguido legale e di essere vittima di uno scherzo di cattivo gusto. “Non ho nemmeno denunciato le persone che mi hanno fatto questo, perché in Messico in questi casi non succede mai niente […] Ho contattato diversi media tra cui la BBC e il New York Times per pregarli di togliere le mie foto dalla circolazione, ma non ho mai ottenuto risposta.”

Come si possa verificare che dietro la figura di “Alfonso” si nasconda una persona reale non emerge chiaramente dall’articolo. E ci sono molte possibilità che la persona che si è fatta passare per lui sia in realtà l’ennesimo troll.

Se riusciremo mai a svelare l’identità di “Alfonso” è fondamentalmente irrilevante dal punto di vista della morale della storia. La condivisione febbrile delle sue foto mostra soprattutto quanto sia grande l’esigenza dell’opinione pubblica di trovare foto di persone legate a eventi spiacevoli come gli attentati terroristici—specialmente quando si tratta di eventi lontani e intangibili, in questi casi è molto più facile identificarsi in storie personali.

Nell’epoca dei social, complice anche la necessità sempre più stringente di mostrare delle immagini, un altro fenomeno diffuso è la tendenza dei media a pubblicare delle foto senza prima verificarne l’origine. Nel caso di “Alfonso” i troll—di qualunque specie essi siano—sono riusciti nel loro intento proprio perché hanno placato questa fame di storie, dipinta inoltre con le tinte tragiche della ricerca e del lutto. Molti si sono sentiti in dovere di “aiutare” e condividere con l’intento, anche, di avere accesso a eventi astratti e lontani.