Ho guardato il primo confronto tv tra Donald Trump e Hillary Clinton mentre chattavo online con un ragazzo della community alt-right, che chiameremo NS.
Per alt-right, ad oggi, si intende una sorta di movimento politico nato online – in particolare su piattaforme come Reddit e 4chan – che fa riferimento a siti come Breitbart e a figure come il giornalista Milo Yiannopoulos, facendo fondo a istanze e materiali tipici della destra – anche estrema – e confondendo il piano ironico con quello effettivamente politico.
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In questo circuito, la star, simbolo e meme che ha fatto il suo prorompente – e sorprendente – ingresso nel dibattito elettorale è certamente Pepe The Frog, un vecchio meme adottato dall’alt-right (in maniera ironica o meno) per supportare (ironicamente o meno) la corsa di Trump alla presidenza.
NS mi ha contattato sabato sera con un lunghissimo messaggio via Tumblr, spiegandomi tutta la storia di Pepe e la sua evoluzione in rete.
Mentre mi trovavo in taxi diretto verso una festa, ho continuato a chattare con lui sullo smartphone: abbiamo parlato del senso di ansia che circonda l’alt-right adesso, man mano che la stampa mainstream si interessa a loro. Più gli parlavo, però, più mi sembrava non mi considerasse proprio come lui, ma un semplice normie, come li definiscono: una delle ennesime ‘persone normali’ intente a psicanalizzare questo fenomeno, a capirne di più da fuori. Non era vero, almeno in parte.
Mi diceva di avere 19 anni, di essere inglese e di andare a scuola — sebbene in ‘quella’ parte di internet, basata su ironie non-ironiche, non-ironie ironiche e trolling, non sai mai se quello che ti si dice sia vero o no.
Abbiamo ripreso a chattare lunedì scorso, quando gli ho chiesto di mandarmi i meme migliori sul dibattito tv. “Non sono la tua troia sforna-meme,” ha protestato. Ma mi ha aiutato a capire un po’ meglio questo sistema, e il suo ‘impianto’ teorico.
Era eccitato: il dibattito sarebbe stato l’argomento perfetto per una nuova battaglia a base di meme. “100 milioni di spettatori. Microfoni sempre accesi. Zero pause,” mi spiegava. “Trump dovrebbe offrire a Clinton una pasticca per la tosse. Così: piazzare una confezione di pastiglie per la tosse sulla sua postazione, in bella vista. E poi sorridere… ‘Un colpo di tosse, piccola, e tutto finisce,” facendo riferimento alla polmonite della candidata Democratica.
A un certo punto si ferma, realizza, e si lascia prendere dall’entusiasmo:
‘Cazzo è tipo un reality di cui frega a tutti.’
NS ha cercato di darmi un’idea di come funzioni questa specie di rappresaglia meme-elettorale. Innanzitutto, è fondamentale capire che il concetto chiave di questa sottocultura è nascosto e sepolto sotto strati e strati di ironia.
I meme sono diventati strumenti di propaganda, tanto che Hillary Clinton ha a sua disposizione un gruppo di agguerriti e competentissimi designer pronti a rendere più attraenti le sue grafiche e a far di tutto a spingerle in rete, e che lo stesso Trump talvolta retwitta account che fanno riferimento all’alt-right — suo figlio Donald Jr, per esempio, una volta ha postato un Pepe su Twitter.
Stando a Clinton, Pepe the Frog è diventato un simbolo nazionalista e razzista — cosa vera, ma allo stesso tempo falsa: Pepe è effettivamente usato da molti account alt-right, ma non è stato inventato da loro.
“State deliberatamente offendendo più persone che potete,” mi ha spiegato un moderatore di uno dei subreddit dedicati a Pepe. Dando un’occhiata a qualcuna delle loro creazioni, come i Pepe in versione nazi, non riesci mai a dire quanto i loro disegnatori – che hanno modificato il Pepe originale, un fumetto shitcomic degli anni duemila – siano davvero convinti di quello che stanno facendo, o se siano effettivamente dei neonazisti. “Le regole stanno lì perché qualcuno le infranga,” mi dice il moderatore.
In pratica, però e se capisco bene, invece di chiedere se Pepe e simili sono creazioni ironiche o meno, bisognerebbe godere del fatto che la gente se lo chieda, e che in realtà si tratti di entrambe le cose, o di nessuna. È uno dei concetti della “Magia dei meme,” una credenza quasi mistica (anch’essa ironica, ma anche no, ma anche boh) e allo stesso tempo una battuta (forse) secondo la quale alla fine i meme diventano realtà rendendo meme la realtà stessa, ed entrando nel circuito interesse/rielaborazione/comparsa sui media e nell’agenda politica.
Dal suo punto di vista, NS dice di trovare divertente il dark humour tipico dell’alt-right, senza essere sostanzialmente un fascio suprematista. “Non mi sento vicino all’alt-right dal punto di vista ideologico. Sento persone e mi diverto.”
NS crede esistano effettivamente delle differenze genetiche fra gruppi razziali, e che non se ne parli per colpa di buonismo e ansia da politicamente corretto. Dopo aver fatto una battuta sui media progressisti, però, cerco di stuzzicarlo replicando con una battuta/cospirazione/paradosso (ancora: tutte e tre le cose, o nessuna) che gira nelle sue comunità: “Hillary che tiene Trump per le palle è la prova del fatto che esiste un complotto pluto-giudaico per distruggere l’uomo bianco.”
“Nessuno ci crede, dai… Non siamo degli idioti. Cioè: è pieno di idioti, ma è tutto più sfumato di quanto non si dica.”
Quanto alle elezioni, mi dice di non sostenere Trump “nel senso che non mi rivedo in lui politicamente, ma immagino finirà col trollare barbaramente Hillary: Trump è capace di mandare a puttane le elezioni, non posso non tifare per lui.”
Prima dell’inizio del dibattito, parlando ancora con me, NS continuava a scherzare sulla magia dei meme e sul suo desiderio di vedere Clinton tossire. “Dio, spero indossi due cateteri per quanto si starà cagando addosso…” Gli chiedo cosa succederebbe se – esempio – Trump morisse sul palco. “Riderei, porterebbe il trollaggio a livelli apicali: pensa lo shitstorm dopo… Ahahahaa Clinton ha ucciso Trump???’.”
Già dalle battute iniziali del confronto, tuttavia, il TEMA è lo sniffare ossessivo di Trump, come fosse raffreddato. NS era agitato:
Trump
sta
sniffando
un po’
troppo
aaaagh
è finita
merda
Era vero. “Merda la magia dei meme ci si sta ritorcendo contro: Trump sniffa, e Clinton non tossisce. Merda.”
Il morale di NS è tornato buono quando Trump ha attaccato Clinton per aver ricoperto ruoli pubblici per 30 anni: quado ha tirato fuori la storia che il recente hacking subito dal Democratic National Committee potrebbe esser stato commesso benissimo da “qualcuno di 200 chili sdraiato sul suo letto,” ho chiesto a NS cosa ne pensasse.
Mi ha risposto inviandomi un post su 4chan: “Chi cazzo è stato il ciccione qui dentro che ha hackerato il Democratic National Committee??”
A dibattito finito, tuttavia, suonava un po’ nervoso:
Niente: l’unica cosa importante ora è capire chi fa meglio i meme
I coglioni come me
O i memizzatori professionisti di Hillary
…
Ora solo meme
Conta solo questo
Quale sarà il meme che prevarrà sugli altri?
Questa è la domanda
Ovviamente i meme di Trump saranno i migliori
Perché hanno la forza di migliaia di [cita un meme. Ovviamente]
“Clinton romperà il cazzo sulla storia dello SNIFF SNIFF,” ha continuato. “È il miglior meme anti-Trump che possa sfoderare. Ma non si diffonderà, sarà un fallimento: i suoi meme cercano di veicolare contenuti, sono meme informativi… Invece qui da noi, Cough cough! Catetere!“. Su questo terreno, Clinton non ha speranze.
In un certo senso ha avuto ragione. Non si sono visti girare meme in stile informativo. A parte uno: Clinton che guarda in camera, come Jim Halpert in The Office, come se stesse dicendo con lo sguardo che sapeva benissimo quanto questa campagna elettorale siano completamente prive di senso.
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