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Un’analisi delle striminzite risposte di Facebook al Parlamento Europeo

Martedì scorso Mark Zuckerberg si è presentato al Parlamento Europeo per rispondere alle domande sul coinvolgimento di Facebook nel caso Cambridge Analytica.

Peccato che il ‘format’ stabilito per l’audizione gli abbia impedito di rispondere a tutte le domande per mancanza di tempo. Infatti, prima c’è stato un giro delle domande e osservazioni di tutti i capigruppo parlamentari, e solo dopo Zuckerberg ha iniziato a rispondere, partendo dalle domande meno spinose e lasciando in coda quelle più importanti sull’applicazione del GDPR, il Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati, la profilazione degli utenti non iscritti a Facebook e il monopolio di Facebook in Europa. Tanto prevedibile quanto frustrante.

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Il Parlamento però non ha lasciato correre e ha preteso, in una querelle in chiusura all’audizione, delle risposte scritte. Zuckerberg, bisogna ammettere, è stato di parola: nel giro di qualche giorno ha fatto arrivare le risposte. Abbiamo analizzato le risposte di Zuckerberg e del suo team per capire come e perché avrebbe potuto fare decisamente meglio.

https://www.youtube.com/watch?v=bL3QBNFqFR4&t=137s

NDR: La trascrizione di domande e risposte è stata condensata per essere resa più chiara.

Dati raccolti dei non-utenti

Parlamento Europeo: Facebook ha ammesso di profilare anche i non-utenti. Come vengono usati questi dati?
Facebook: Facebook usa solo le informazioni che le app e i siti che hanno installato i nostri social plugin (bottoni per like e Facebook Login) ci mandano. Ma non creiamo dei “profili fantasma” con queste informazioni. Non è possibile mostrare alcuna pubblicità personalizzata a chi non si sia iscritto a Facebook che non sia una pubblicità che suggerisce al non-utente di iscriversi a Facebook. L’altro motivo è di sicurezza: ad esempio possiamo capire se siamo di fronte a un bot se l’utente ha visitato centinaia di siti in pochi minuti.

PE: Le persone sono informate?
FB: Gli utenti possono rintracciare tutte queste informazioni a questo link (Nel documento originale il link è rotto) ma sono i siti internet e le app che usano i plugin di Facebook i primi a dover dichiararlo chiaramente nelle loro informative.

PE: Un utente non iscritto a Facebook può sapere quali dati avete su di lui/lei?
FB: Può ottenere le informazioni dall’Help Centre.


Per quanto sia condivisibile che molto spetti ai siti, e il GDPR è molto chiaro a questo riguardo, non basta che un link disperso nei meandri delle policy di Facebook riporti le informazioni richieste e i metodi di contatto. Questi link però dovrebbero essere facilmente accessibili nell’homepage di Facebook. Il fulcro del GDPR è infatti la trasparenza e l’accessibilità alle informazioni. Al momento non è intuibile dove siano le informazioni che cerco. Per capire se tale scelta funziona dovremmo fare la prova chiedendo ai nostri genitori se hanno idea di dove siano le impostazioni della privacy e come possono sapere cosa Facebook sa di loro.

Separare Facebook e WhatsApp

PE: Molte corti europee hanno chiesto che i dati degli utenti di Facebook e Whatsapp siano separati. Promettete che lo farete?
FB: No, usiamo queste informazioni per garantire la sicurezza sui due servizi in caso di uso sospetto da parte dello stesso utente. Al momento in Europa non combiniamo i dati per fare pubblicità e se lo facessimo lo faremmo nel rispetto del GDPR.


Giudicando come è stato implementato il GDPR nella richiesta del consenso (SPOILER: male), bisognerà tenerli d’occhio nel caso accadesse.

GDPR

PE: Promettete che nessun utente Facebook dovrà dare il consenso per un uso dei dati personali superiore a quelli necessari per fornire il servizio?
FB: Chiediamo il consenso in tre casi:

— Ricevere pubblicità personalizzata in base ai dati dei nostri partner;
— Condividere informazioni sensibili come il credo religioso e politico;
— Il riconoscimento facciale.

PE: Facebook adotterà un modo per permettere all’utente di rifiutare ogni tipo di pubblicità personalizzata?
FB: Per ogni pubblicità che l’utente vede diamo la possibilità di capire perché la sta vedendo e di impedire a quella pubblicità di ricomparire se sgradita.

Nel centro di controllo delle preferenze sulla pubblicità si può fare opt-out dalle pubblicità mirate in base a

— Gli interessi e i ‘mi piace’ alle pagine;
— Alcune informazioni che l’utente dà sul suo profilo (es. Se si è in una relazione o meno);
— Le informazioni ricevute da siti partner.

Infine si può fermare la possibilità di ricevere pubblicità mirata su altri siti, basata sulle pagine che ci piacciono su Facebook.

Non abbiamo un’opzione ads-free ma le persone ci dicono che se devono vedere pubblicità preferiscono che sia in linea coi loro interessi. Non diciamo agli inserzionisti chi siete, non vendiamo i tuoi dati.


Peccato che il GDPR preveda l’opt-in e non l’opt-out. Non è l’utente che deve andare a disattivare la pubblicità mirata, semmai è il contrario, deve attivarla. Il GDPR infatti sottolinea come si possano chiedere solo i dati necessari per il servizio offerto e non altro. Ulteriori dati possono essere chiesti per fornire funzionalità accessorie ma negare il consenso a questi non può pregiudicare l’accesso al servizio.

Cambridge Analytica

PE: Compenserete economicamente i cittadini i cui dati sono stati usati da Cambridge Analytica secondo quanto previsto dal GDPR?

FB: È importante ricordare che non sono stati diffusi dati bancari o carte d’identità. La maggior parte delle vittime ha dato accesso ai loro dati pubblici su Facebook, lista di amici, compleanno, like alle pagine (leggi preferenze, ndr). Non ci risultano che i dati di cittadini europei siano stati venduti ma faremo comunque un audit per verificarlo.


Oggi, per via del concetto di privacy by design e by default, dovrebbe essere impossibile che, quando un’applicazione mi chiede dei dati — ad esempio per il social login — i dati citati sopra possano essere condivisi di default. Solo l’utente, con esplicito consenso (opt-in) dovrebbe permetterlo. Comunque, dal punto di vista legale, Facebook non è vincolato dal GDPR essendo questo entrato in vigore dopo i fatti di Cambridge Analytica.

Anti-Trust e Concorrenza

PE: Se doveste separare Messenger da WhatsApp, lo riterrebbe accettabile? Quali sono le alternative a Facebook in Europa?
FB: Come ha detto Mark, le persone usano 8 applicazioni in media per comunicare e gli inserzionisti hanno diverse possibilità come Spotify, Twitter, YouTube, Google, Amazon. Facebook infatti controlla solo il 6% del mercato.


Peccato che Facebook possegga già 4 delle app più usate e cerchi di comprare le nuove prima che diventino troppo grandi. Ah, quando rifiutano l’offerta di Facebook, quest’ultimo e copia. Un po’ come è successo con Snapchat.

Neutralità su Facebook

PE: Cambiando l’algoritmo avete causato un forte calo nelle visualizzazioni delle pagine. Facebook può considerarsi una piattaforma neutrale?
FB: Facebook è nato per connettere le persone con i loro amici e parenti. Poiché abbiamo deciso di favorire queste interazioni nel newsfeed, le pagine avranno un calo di visibilità.

Per quanto riguarda le pagine di news usiamo dei fact checkers che permettono alle fonti autorevoli, di qualsiasi credo politico, di essere più visibili rispetto a chi fa clickbaiting.

I fact-checkers sono indipendenti e certificati attraverso il network internazionale di fact-checkers (per l’Italia c’è Pagella Politica, ndr). Quando un contenuto è considerato falso, questo perde l’80% della visibilità.


Connetterci con amici e parenti sarà anche la mission di Facebook ma è con la pubblicità comprata dalle aziende che paga le bollette. Perciò sì, come ha detto Mark in audizione, Facebook ha connesso facilmente le aziende con i loro clienti ma le ha anche legate a sé con un guinzaglio sempre più stretto, così come ha fatto coi giornali quando si è proposta come la panacea di tutti i mali.

Salvo scoprire che se il primo anno bastava investire un po’ per ottenere più like, l’anno dopo, col cambio dell’algoritmo, bisognava investire il doppio, metà per i like e l’altra metà per farsi leggere dai “fan” perché l’algoritmo era cambiato e le persone che leggevano i post di una pagina erano sempre meno. Ma tranquilli, sarà sempre peggio: queste risposte sono solo l’inizio — La vivibilità su Facebook non farà altro che peggiorare.

Segui Vincenzo su Twitter: @vincenzotiani