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Come la rete e Anonymous cambiano la politica in Italia

Ne abbiamo parlato con alcuni dei principali esponenti della sicurezza informatica e cultura hacker.

Il 17 maggio le nobili forze della Polizia Postale hanno annunciato l'arresto di "quattro hacker appartenenti al gruppo Anonymous." Il collettivo attivo dal 2008 si è messo particolarmente in mostra dalle nostre parti negli ultimi mesi, con attacchi alle mail dei parlamentari cinque stelle, i siti di Casapound e il sindacato di polizia anti-Aldrovandi. Abbiamo voluto quindi organizzare una piccola discussione con alcuni dei più vivaci esponenti della sicurezza informatica e cultura hacker in Italia per parlare di Anonymous, etica hacking e capire se la rete può effettivamente cambiare la politica e la democrazia. Con noi Salvatore Sanfilippo, Stefano Zanero e Denis Roio. Sanfilippo, conosciuto anche come Antirez, hacker e programmatore siciliano, è il creatore di Redis, un software utilizzato per far girare siti come Twitter, Instagram, Guardian e soprattutto Youporn. Dieci anni fa ha inoltre inventato il TCP Idle Scan per nmap, il principale tool utilizzato nella sicurezza informatica al mondo. Stefano Zanero è professore aggregato di Computer Security e ricercatore al Politecnico di Milano e gestisce un'azienda che si occupa di sicurezza informatica, oltre ad essere socio fondatore di AIPSI (Associazione Italiana Professionisti della Sicurezza Informatica). Denis Roio, conosciuto come anche Jaromil, è un artista esponente della netart, programmatore e attivista hacker.

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VICE: Qualche giorno fa c'è stata una retata contro dei presunti membri di Anonymous in Italia. Cosa avete pensato dell'operazione e di come funziona Anonymous?
Antirez: Ho pensato che vent'anni fa sarebbe stato più logico e plausibile. Oggi, al tempo dei Wifi Aperti che puoi usare ovunque come punto di accesso, se ti fai beccare è perché ti pavoneggi. Ci sono metodi semplicissimi per non essere in alcun modo identificabile. Inspiegabile se si tratta di "professionisti".
Zanero: Già, ma che tipo di professionisti?
Jaromil: Più che di professionisti credo che stiamo parlando di un fenomeno culturale, come il punk negli anni Settanta, nel caso di Anonymous.
Zanero: Anonymous è un nome collettivo, dietro il quale ci sono hacktivist, ci sono persone di anti-sec, ci sono ragazzi punk che vogliono tirare l'equivalente digitale del pomodoro marcio, e ci sono anche peracottari che lavorano a vario titolo nella security commerciale.
Jaromil: Il problema principale è che la sicurezza dei sistemi informatici è un macello, e le vulnerabilità si moltiplicano con l'arrivo di dubbie società di sicurezza che lanciano nuovi servizi beta che dovrebbero proteggerti. In questa situazione mi pare ovvio che succedano queste cose. E quando poi accade cosa si fa? Si dà la colpa al "ragazzino di Anonymous", e poi magari ci si intasca l'assicurazione per continuare a fare il proprio lavoro.
Antirez: È un problema fisiologico, avere sistemi sicuri è una cosa costosa e difficile. E c'è tutta 'sta gente che a vent'anni, con gli ormoni a palla, ti va ad aprire un server del cazzo, e per questo rischia di andare in galera. È davvero preoccupante.

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Secondo voi Anonymous lo si può collocare come una evoluzione della scena hacking classica?
Antirez: Anonymous non inventa e pubblica attacchi. Non è "hacking". Non porta la sicurezza informatica avanti, non fa crittoanalisi, non tenta di vedere se ad esempio, il nuovo HMAC proposto dal NIST ha una backdoor governativa. La tecnica in Anonymous è limitata a utilizzare gli attacchi "da utente".
Jaromil: Infatti, Anonymous è la gente che manifesta che si appropria dei mezzi informatici.

La Polizia Postale ha affermato che i quattro arrestati "facevano parte del movimento di Anonymous anche se ne sfruttavano il logo soprattutto per interessi personali." Cosa pensate di questo?
Jaromil: Pura manipolazione mediatica al fine di screditarli agli occhi della comunità. Se parliamo di Anonymous è guerra mediatica prima ancora che informatica.

Anonymous al giorno d'oggi è ancora un collettivo oppure è diventato un brand che chiunque può utilizzare per ammantarsi di popolarità e rispetto?
Antirez: In questi casi fa la differenza la presenza di un "manifesto". Se hai un manifesto in cui c'è scritto qual è la tua ispirazione e quali sono i tuoi fini e i tuoi principi, allora si tratta davvero di una struttura non gerarchizzata.
Jaromil: Se vai al Cairo trovi manifestazioni con migliaia di maschere di Anonymous. Così anche a NYC, Beirut, Sudafrica, Roma, Tokyo e così via. È un fenomeno culturale. Nient'altro si avvicina.
Antirez: Hanno anche bandiere e t-shirt di Che Guevara però.
Jaromil: Appunto, anche Che Guevara è un fenomeno culturale, ma diverso perché basato su un singolo eroe davvero esistito.
Antirez: Ma questi che hanno le maschere, se non dotati di "skill di penetrazione", per definizione non sono Anonymous secondo me.

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Nel caso delle mail sottratte ai parlamentari cinque stelle c'è stata una divergenza fra diversi "gruppi" che affermavano di essere "loro i veri Anonymous" e quindi si dissociavano dall'azione ritenuta troppo politica e quindi "contraria" ai principi del gruppo.
Antirez: In Italia sembrano esserci Anonymous grillini e anti-grillini. È in casi come questi che diventa importante la presenza di un Manifesto, la divergenza è stata infatti puramente politica. Se trovo cose importanti per l'opinione pubblica, cose che [questa] non sa e dovrebbe sapere perché c'è stata mancanza di trasparenza, reati, eccetera, allora io pubblico, altrimenti niente.
Jaromil: È successo anche a Sarah Palin nel 2008 di vedersi la posta riversata sul web da parte di Anonymous. Sicuramente se lo meritava di più di Giulia Sarti del M5S.
Zanero: Mi è molto spiaciuto per la ragazza, le cui cose personali sono finite in piazza. Per la mia etica ciò è sbagliato sotto qualsiasi punto di vista.
Antirez: Quando posti nudi e foto private perdi qualsiasi premessa di essere "hacker". Che tu sia black hat o meno.

È sbagliato, quindi, diffondere mail di parlamentari anche se rilevanti politicamente?
Zanero: La diffusione di fatti personali è sbagliatissima, mentre le mail politiche anche imbarazzanti sono un altro paio di maniche. Mi fanno ridere tutti questi che facevano il tifo per Wikileaks e Assange e che adesso si scandalizzano per le mail di raccomandazione dentro il M5S.
Antirez: Io sono per la pubblicazione se è una cosa che l'opinione pubblica dovrebbe conoscere e non conosce. Però niente nudi o cose imbarazzanti private, niente conversazioni personali.
Zanero: Da questo punto di vista rimane un'azione illegale, non si fa, usual disclaimer, ma eticamente e politicamente può avere un suo senso.
Jaromil: Per me queste sono spallate dovute, mosse al fine della trasparenza in un torbido che in Italia è troppo. Poi sono atterrate sul muro più sottile, quello di una povera cipollina appena arrivata in politica; per me sarebbe eticamente giusto pubblicare le inbox di svariati altri politici con ben altro tipo di pelo sul petto.

Ma se tutti utilizzano la bandiera di Anonymous per le proprie azioni politiche, non si rischia di diluire questo "manifesto" da ogni significato?
Zanero: È già successo.
Antirez: Decisamente, ogni azione che è politicizzata è solo un attacco informatico che è stato coperto con un marchio.
Jaromil: Direi che rispetto ad altri fenomeni del genere Anonymous ha tenuto egregiamente bene. Io noto ben poca devianza rispetto al credo politico originario, e lo dico conoscendo di persona alcuni dei primi membri di Anonymous, da prima che diventassero noti alle cronache per gli attacchi a Visa e MasterCard e le manifestazioni pubbliche contro Scientology. Devo dire che il movimento è rimasto incredibilmente coerente.
Zanero: Anonymous ha attaccato stati di ogni allineamento, partiti di ogni orientamento, insomma, l'unico collante è "facciamo il cazzo che vogliamo perché voi siete inetti telematici."
Antirez: Da un certo punto di vista se sei "contro" è più facile essere coerente. È quando devi fare qualcosa che diventa un casino. C'è una carica politica anche se attacchi MasterCard, per carità; significa "sono contro il potere economico," che in qualche modo è un concetto politico.

Secondo voi perché il M5S ha affascinato così tanti "informatici" in Italia, nonostante Grillo spaccasse i computer sul palco come simbolo del decadimento moderno solo pochi anni fa?
Zanero: Ha usato in modo strumentale il tema della rete e della democrazia liquida.
Antirez: Perché gli informatici in media hanno meno mezzi umanistici dentro la testa per difendersi.
Zanero: Concordo, gli informatici non hanno la cultura umanistica per capire le contraddizioni e l'assurdità di questo movimento. Quindi ne rimangono affascinati.
Jaromil: Perché parlano come mangiano, non penso che mangino bene, ma almeno parlano come mangiano. Dal punto di vista di un informatico, l'informazione è alla base delle decisioni e Grillo è una vita che si è ricavato il personaggio che "dice le verità che nessuno dice," una sorta di Alex Jones italiano insomma. Questa è l'epoca della parresia, un termine greco che indica la "libertà di dire tutto", da Occupy ad Anonymous, e Grillo è saltato sul carro a modo suo, all'italiana.

Si può usare allora "la rete" per fare politica e gestire la democrazia?
Zanero: Ovviamente si può usare per fare politica, si potrebbe usare meglio di così però. Gestire, per esempio, alcuni processi democratici, come avviene in Estonia, un Paese che ha un Presidente con un B.S. e M.S. in informatica.
Jaromil: La mia risposta è sì, ma sostituisci "gestire" con "facilitare". La politica non è scienza né tecnica, è umanità. Parte dalla consapevolezza e poi si organizza. La rete è ottima per organizzare, non per fare. Per fare politica bisogna stare tra gli umani. Non c'è volontà popolare espressa in rete, ci sono persone per lo più sole davanti al computer che interagiscono in modo completamente diverso da come lo farebbero in altre situazioni e soprattutto in presenza l'una dell'altra.
Antirez: Io penso che in Italia, se escludiamo i quasi addetti ai lavori, non ci sia attualmente un grado sufficiente di consapevolezza di cosa sia la rete e di come è possibile utilizzarla, per davvero gestire un movimento democratico in questo modo.

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