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Sono stata a uno speed date silenzioso

Sedermi di fronte a una lunga serie di sconosciuti e fissarli negli occhi per qualche minuto mi avrebbe aiutato nella mia ricerca dell'anima gemella? Per scoprirlo, ho deciso di partecipare a uno speed date silenzioso a Clapham.

Una settimana fa ho aperto la mia cassetta delle lettere e ci ho trovato dentro un volantino che annunciava l'imminente arrivo di un nuovo concetto di speed-date, lo "Shhh."
In poche parole, si tratta di una forma silenziosa di speed-date: è vietato parlare, perché, stando a quanto dicono gli ideatori dello Shhh, senza parole si creerà un'intesa più intensa, profonda e istantanea. Nel leggere quelle parole ho provato un senso di estrema stanchezza e fatica. I londinesi stufi di passare il fine settimana a fotografare street art nei parcheggi o mangiare cronut sembrano avere come unica soddisfazione quella di trasformare la loro vita sentimentale in una continua e infinita ricerca di novità.

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Chiacchiere a parte, ho avuto da subito parecchie riserve circa la natura totalmente silenziosa dell'esperienza "Shhh." Anche nelle mie relazioni più intense ho sempre odiato il silenzio e l'idea che una persona possa stare lì a fissarmi con lo sguardo sognante mi dà il reflusso gastroesofageo. Ma al tempo stesso sono anche consapevole che così facendo morirò sola.

Sull'invito c'era scritto che la serata era "per persone alla ricerca di connessioni profonde, libere dalle molteplici maschere di conversazioni prevedibili." Ecco, sentivo già la gola un po' secca. A me le conversazioni prevedibili piacciono un sacco. In effetti, chiacchierare e parlare di cose scontate sono i miei preliminari. Mi piace disquisire di come sono i supermercati nelle città in cui siete nati e stare lì a rimuginare sul meteo.

Ma ormai avevo deciso: sarei salita sul treno dell'amore al Jam Tree di Clapham, un locale che deve il suo nome all'aggiunta di piccole gocce di marmellata ai cocktail—che è il classico tipo di cosa che ha contribuito alla secessione di Clapham dal resto di Londra, trasformando la zona in una specie di califfato presidiato da Time out.

Questo è Adam Taffler, l'ideatore della serata. Mentre speravo di poter andare dritta al punto, il capo del silenzio Adam ha deciso di farci rompere il ghiaccio con alcuni esercizi imbarazzanti: ci ha fatti mettere tutti da una parte della stanza e poi ha chiesto a quelli che avevano avuto almeno un'esperienza da una botta e via di passare dall'altra. Abbiamo iniziato a trotterellare tutti dall'altro lato, lasciando lì solo tre poveri gatti.

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Durante questo glaciale e terribile esercizio mi sono scoperta a mentire parecchio. Spiagge nudiste? Ma certo che ci sono stata. Sesso all'aperto? E chi non l'ha fatto! E via così, tradendo i miei compagni fino a passare per un guru del sesso.

Quando i rituali di umiliazione si sono avviati verso la conclusione è finalmente arrivata la parte "divertente". Con la musica degli Zero 7 in sottofondo abbiamo iniziato a camminare per la stanza. Adam ha cercato di creare un'atmosfera di sicurezza e consapevolezza, e in poco tempo è riuscito a far sì che i nostri sguardi iniziassero a posarsi sui corpi degli altri.

Non appena tutti hanno avuto una panoramica adeguata su tette, culi e pacchi presenti nella sala, la situazione ha iniziato a farsi più concreta. Ci è stato chiesto di metterci in cerchio e di fare un massaggio alla persona di fronte a noi. Una signora piuttosto vivace ha avuto l'occasione di sciogliere le tensioni della mia schiena, mentre io ho posato le mani sudaticce sul tizio che stava di fronte a me e ho percorso tutta la sua spina dorsale con il pollice.

Quando si è concluso il massaggio mi sentivo rilassata e pronta per iniziare a guardarmi seriamente in giro, ma i giochi non erano ancora finiti. Adam ci ha chiesto di chiudere gli occhi e di usare un dito per metterci in contatto con un membro del sesso opposto. Ho aperto un occhio e ho notato una giovane ragazza impegnata in strane acrobazie per arrivare a toccare il biondino figo della situazione.

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Poi Adam ci ha chiesto di abbracciare i nostri partner. Io non ho ricevuto grandi abbracci, ma qualche "cinque" di routine. A un certo punto ho anche calcolato male la durata di un gioco e mi sono ritrovata a girovagare da sola per la stanza con una mano per aria.

Si possono dire un sacco di cose sul metodo di Adam, ma non si può negare che sia in grado di creare sintonia. La stanza era stracolma di quelle risate imbarazzanti che si provano quando qualcuno rimane incastrato con la testa tra le porte della metro.

Alla fine del "primo tempo" ci è stato chiesto di chiudere la bocca e rimanere zitti fino alla fine del secondo, così i partecipanti hanno iniziato ad andare al bancone a ordinare dei bicchieri di vino in serpentese. Quando è suonata la campanella mi ero già bevuta due pinte di Kronenbourg ed ero pronta a sfidare uno sconosciuto a forza di sguardi.

Il primo cliente del mio pit stop dell'amore è stato un ragazzo che indossava una T-shirt con su scritto "Boom!" che solo qualche minuto prima avevo costretto a ballare la Macarena in uno degli esercizi "a specchio" di Adam.

Ho iniziato a concentrare lo sguardo sugli angoli dei suoi occhi, su quella parte rosata che sembra un po' la pelle di un pesce. Nel frattempo, le sue sopracciglia cercavano di coinvolgermi in una conversazione.

Dopo un minuto è stato il turno del numero 12, un tipo piuttosto demenziale che ha deciso di giocarsi il tempo a sua disposizione proponendomi una silenziosa partita a tris. Quello dopo di lui invece è arrivato, ha ruttato e mi ha soffiato addosso. Quanto a quello dopo, non credo avesse idea di quanto la sua faccia e la sua bocca si contorcessero in continuazione. O forse si stava solo mangiando un'unghia.

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La vera sorpresa della serata è stato quest'uomo, che si è presentato in completo e ha passato tutto il tempo a fissarmi e a leccarsi le labbra. Sono piuttosto sicura che a letto se la cavi bene. Appena si è alzato e ha attraversato la stanza la ola di risatine che si è levata tra le ragazze mi ha fatto capire che erano tutte abbastanza in fibrillazione. Doppia spunta quindi per il leccatore di labbra.

Proprio mentre stavo iniziando a rilassarmi la playlist ha preso una piega crudele. Un adorabile e sveglio ragazzo sulla ventina si è seduto di fronte a me e mi ha sorriso. Il suo sguardo diretto mi ha dato subito l'impressione che fosse una brava persona. Sembrava un ragazzo normale, attraente, in cerca di amore. Aveva l'aria di meritarsi il mio rispetto e quando l'ho guardato ho odiato Londra per averci messo entrambi in questa posizione. Mi sono chiesta se avrebbe voluto mettere su casa con me. Poi mi sono sentita in colpa perché ho capito che ero io a non voler mettere su casa con lui. Poi mi sono chiesta con chi cazzo avrei mai messo su famiglia io. Ero sbronza? Non lo so, ma improvvisamente ho iniziato a sentirmi sola come mai mi era capitato.

L'intensità di questo momento è stata superata solo dalle voci provenienti dalla cucina, che urlavano: "HO BISOGNO DI TRE PATATINE FRITTE. MANCANO I CONTORNIII!"

A fine serata mi sono ritrovata a parlare con Adam, l'organizzatore. Dal mio punto di vista, per quanto possa essere bello e intenso uno sguardo, nel caso degli appuntamenti programmati e ancor di più nel caso degli speed date, l'attrazione cede sempre il passo alla disperazione e alla voglia di scopare. Lui mi ha dato della superficiale.

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Gli ho chiesto se grazie alla sua maestria nell'arte dello sguardo sia riuscito ad avere parecchie donne e lui mi ha risposto con il sorriso sulle labbra: "a volte guardo negli occhi di alcune persone e mi sento soddisfatto e completo." L'ho preso per un "sì."

Secondo Adam la formula "shhh" attira soprattutto "persone che vogliono ampliare lo spettro dell'esperienza umana." Anche se non ho trovato nessun uomo in grado di ampliare il mio spettro, sono comunque riuscita a provare qualcosa. Il che, se vogliamo, è già un traguardo. L'unico problema è che quel qualcosa era l'opprimente sensazione di solitudine.

Ogni londinese single che non ammette di sentirsi solo di tanto in tanto mente tanto a se stesso quanto agli altri. Tutto sta nel vedere quanto uno è pronto a esporsi a questi momenti di estrema e viscerale vulnerabilità che costituiscono l'essenza degli gli speed-date e dei giochi di sguardi.

In un'epoca in cui facciamo tutti finta di non essere alla ricerca di qualcosa di reale, si prova uno strano piacere nel mostrarsi per ciò che si è davvero, nella propria purezza, nel proprio essere soli, senza star lì a fingere di essere troppo impegnati o di avere troppo successo per pensare all'amore.

@lucyannhancock