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Música

Il documentario su Kurt Cobain "parla di tutta la nostra generazione"

Ho ascoltato Courtney Love e il regista Brett Morgen parlare di Montage of Heck, il documentario su Kurt Cobain realizzato nel corso di otto anni e pieno di spezzoni di concerti e filmini di famiglia.

Qualche sera fa ho partecipato all'attesissima proiezione di Montage of Heck al Tribeca Film Festival. Per chi non ne avesse sentito parlare, è un documentario su Kurt Cobain, e la sua proiezione è stata la prima volta in cui in un contesto del genere ho rimpianto i tappi per le orecchie—il che può significare che il volume era altissimo o che sto invecchiando, o entrambe le cose. Detto ciò, se c'è un documentario che merita di essere proiettato a volume altissimo è proprio Montage of Heck: è pieno di spezzoni di concerti dei Nirvana, sessioni di registrazione degli album, in studio e a casa, e una colonna sonora firmata Jeff Danna.

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Alla proiezione è seguito un dibattito tra Courtney Love e il regista Brett Morgen, moderato da Neil Strauss di Rolling Stone (è l'uomo che ha scritto The Game, la bibbia del rimorchio). Il film è molto intimo, il montaggio è perfetto. Ci sono interviste ai genitori di Cobain, momenti dei tour, filmini di famiglia in cui Cobain e Love compaiono anche in bagno o in camera da letto, o della coppia con la figlia Frances Bean. Il documentario attinge anche ai diari personali di Cobain, ai quali il regista aveva pieno accesso, e i disegni e i dipinti realizzati da Kurt, che sono stati animati per il film. Tramite queste animazioni scopriamo quali altri nomi Cobain aveva considerato per il gruppo prima di optare per Nirvana: per esempio "The Reaganites", "Elvis Cooper", "Erectum", "Smell Fish", "Man Bug", "Novacain", e "Breed".

Per essere un film sulla formazione del dio del grunge, Montage of Heck non si sofferma troppo sui suoi primi eroi musicali. In una breve scena, tramite i suoi diari siamo introdotti a una lista di album che gli piacevano, inclusi gli eponimi degli Stooges e dei Raincoats. Ma il film si concentra soprattutto sui suoi riferimenti culturali. Cobain odiava l'ideologia reaganiana, l'omofobia, il sessismo, il consumismo, la discriminazione, il razzismo ma, se da un lato questi valori hanno avuto una forte influenza sulla sua arte, anche i problemi personali emotivi e psicologici, come l'essere stato sbattuto da una casa all'altra da piccolo, o il sentirsi indesiderato, alle volte, da entrambi i genitori e i nonni, hanno avuto la loro parte.

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Veniamo anche a sapere quali erano i gruppi dei quali a Cobain e agli altri componenti del gruppo non interessava molto. Gli Aerosmith e Jerry Garcia ricevono entrambi staffilate memorabili. "Mandiamogli un demo," suggerisce un membro del gruppo. "Sì, ma impregnata di olio di patchouli," è la risposta. Più avanti, la giovane famiglia appare nella vasca da bagno, e Cobain si esibisce in una performance sarcastica di Bob Dylan per la gioia del suo pubblico. La parola Mobile è l'unica comprensibile.

È interessante notare che alcune delle scene girate nell'intimità della casa non sono state realizzate con un treppiede, ma da Eric Erlandson, il chitarrista di Love negli Hole e il suo ex fidanzato. Lo svela Courtney Love rispondendo a una domanda. Ancora più sorprendente è che questo non disturbasse minimamente Cobain, nonostante la tremenda gelosia che Love sostiene lo caratterizzasse (altra chicca: l'overdose di sonniferi di Cobain un mese prima della sua morte è stata, come dice Love nel documentario, causata dal fatto che lei gli avesse confessato di "aver pensato" di tradirlo).

In un momento "meno infelice" del documentario, Love è in piedi in bagno, e si sistema l'asciugamano. Cobain sta di spalle, nudo dalla vita in su, e si fa la barba allo specchio. La telecamera riprende la sua schiena nervosa e piena di brufoli, poi improvvisamente lui si gira verso Love ed esclama imitando un ragazzino: "Guarda, ho i baffi!" Love ride e prova a convincerlo a tenerli—"Non ci penso neanche," è la risposta. Qualche momento dopo si apre l'asciugamano per mostrare alla telecamera le sue "grandi tette"; poco oltre nella stessa scena lo fa di nuovo. Love ha detto al pubblico che, quel giorno, dietro la cinepresa c'era Erlandson.

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I momenti di questo tipo sono molti in Montage of Heck, e la relazione tra Cobain e Love emerge chiaramente. Quando Strauss ha chiesto a Love quanto Morgen fosse riuscito ad avvicinarsi alla realtà, nel film, Love ha risposto, "Si avvicina alla realtà quanto è possibile farlo."

La loro relazione era uno degli argomenti preferiti dei media al tempo, e spesso veniva dipinta come turbolenta, o paragonata a quella di Sid e Nancy o di John Lennon e Yoko Ono. Domenica, Love l'ha riassunta in questi termini: "parlavamo, litigavamo, scopavamo." Si è riferita a Cobain come a "quell'uomo bellissimo con cui ero sposata 21 anni fa."

Quando Strauss le ha chiesto quali parti della storia non comparissero nel film, Love è apparsa a disagio. "Passiamo a un'altra domanda," ha detto.

Verso la fine, Morgen ha dichiarato che per lui girare il film era stata una cosa "molto personale."

"Mi ha sorpreso scoprire la connessione che sentivo con lui," ha detto. "È come se quel film non fosse solo su Kurt, ma parlasse anche di tutta la nostra generazione"—una considerazione forte, soprattutto fatta a riguardo di un musicista che per tutta la sua intera carriera si è veementemente opposto a questo tipo di pressioni ed etichette.

Quando le è stato chiesto perché ci sia voluto così tanto tempo a realizzare il film—otto anni, tra varie dispute legali e personali—Love ha risposto "C'è stato uno tsunami di cazzate nel mezzo. E la maggior parte le ho causate io."

Uno del pubblico ha chiesto dei problemi allo stomaco di Cobain, tema ricorrente nel film. Anche all'inizio di tutto, prima dell'abuso di droghe, descriveva il dolore come estenuante, e su una pagina del suo diario scrive che gli fa "venire voglia di uccidersi."

"Aveva il morbo di Crohn, e ha fatto diverse endoscopie," ha aggiunto mentre frugava tra gli appunti, fino ad arrivare alla frase inevitabile e forse più accurata: "Aveva la malattia di Cobain."

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