FYI.

This story is over 5 years old.

Stuff

Dietro le quinte del nuovo porno in realtà virtuale di Tori Black

La Holodexxx sta sviluppando un videogioco porno che permetterà di avere rapporti sessuali in realtà virtuale. Ma le implicazioni etiche di questa tecnologia sono ancora un punto interrogativo.

Tori Black è nuda su un divanetto, sdraiata sulla schiena con le gambe aperte. È chiusa tra le tende bianche di quello che sembra un camerino improvvisato e ha 44 telecamere puntate sulla vagina.

"Volete che la sistemi in qualche modo?" chiede.

"Aspetta un attimo," risponde una voce. "Puoi solo allargare ancora un po' le gambe?" Un gruppo di uomini da questa parte della tenda guarda dei monitor.

Siamo in una zona industriale alla periferia di Toronto, in quello che sembra un edificio abbandonato. Un tempo era il luogo di ritrovo locale dei Cavalieri di Colombo, poi è diventato una chiesa. Ora è la sede di Holodexxx, casa di produzione pornografia in realtà virtuale.

Pubblicità

Black è qua per creare il suo avatar virtuale per un videogioco in cui i giocatori possono "vivere le loro fantasie sessuali." Anche se Black non gira più film porno è comunque uno dei nomi più noti del settore, e oggi, a 27 anni, si sta rendendo immortale.

Anche se è circondata dalle telecamere del team di Holodexxx e di una troupe di VICE ed è l'unica persona nuda della stanza, non fa una piega. Alcuni tra noi fanno davvero fatica a non fissarla lì, ma ho l'impressione che a lei non freghi poi molto.

"La gente mi chiede sempre, 'Come fai a essere così tranquilla quando sei completamente nuda?'" mi dice, come se mi stesse leggendo nel pensiero. "Be', sono dieci anni che sono nuda. Ecco come faccio."

Assume le più svariate posizioni. Si accuccia come se stesse facendo degli squat. Di spalle, inarca la schiena e mette un dito in bocca. Si mette a quattro zampe e si accarezza il sedere.

Black non è la prima pornostar a rinascere nel mondo virtuale. Da tempo questa tecnologia è sfruttata a fini sessuali. Ma l'avvento delle innovazioni tecnologiche ha sollevato una nuova serie di interrogativi: e il consenso? Come far rispettare i limiti che rispetteremmo nella realtà? Quali sono le implicazioni per l'intimità reale delle persone? Cosa succede a un avatar se il sistema viene hackerato?

Prima di tutto, ecco come funziona il gioco. Ci si mette un visore come Avegant Glyph o l'Oculus Rift di Facebook—che, per inciso, è contro la divulgazione di materiale per adulti, ma non ne impedisce comunque l'uso. Il giocatore ha due controller che usa come mani sull'avatar. Ma la tecnologia continua ad avanzare, e presto ci riserverà altre sorprese.

Pubblicità

I futuri personaggi del gioco vengono scannerizzati con telecamere che li riprendono da ogni lato e angolo. Durante il montaggio ogni persona viene trasformata nella versione 3D di se stessa.

Dietro al progetto ci sono i designer di videogiochi e registi Morgan Young, Craig Alguire e Chris Abell, che ormai ci lavorano da otto mesi. All'inizio usavano solo 12 telecamere, ma poi ne hanno aggiunte altre 60. Nato come side-project, a un certo punto è diventato così importante che i tre hanno lasciato il lavoro e si sono dedicati a tempo pieno al porno in realtà virtuale.

Sul set danno direttive molto precise: "Va bene, gemi tra 3, 2, 1!" urla Abell da dietro i monitor. Abell è anche l'autore delle circa 200 frasi del copione. Molte sono cose che le donne dicono per far raggiungere l'orgasmo ai loro partner, come "più forte," "di più" e "scopami."

Mi chiedo a chi davvero si rivolga questo gioco. Tutti gli avatar creati finora sono di donne con le forme e l'attitudine della pornostar. Gli avatar possono essere modificati per avere seni o sederi più grandi, ma modifiche troppo pesanti rischiano di rovinare la qualità delle immagini. Anche un uomo è stato riprodotto in 3D, ma mi chiedo se in futuro ci saranno anche avatar queer, o transessuali, eccetera.

Per chi è pensato il porno in realtà virtuale

Morgan Young risponde che per loro riprodurre tutte le forme corporee, i generi e gli orientamenti sessuali è importante. "Abbiamo l'opportunità di cambiare le sorti del porno," dice. "Stiamo facendo un grande sforzo per rappresentare tutti."

Pubblicità

"Penso che ci sarà una sorta di rinascita. Penso che la gente potrà esplorare la sessualità in modo totalmente nuovo. Le possibilità sono infinite, le persone possono scegliere di rappresentarsi in modo diverso da come sono nella realtà," aggiunge. "[Puoi] scegliere il corpo che vuoi, il genere che vuoi, la razza che vuoi, essere te stessa ed esplorare la tua sessualità. È incredibile."

Abell aggiunge che chi ha dei blocchi potrà affrontarli in un ambiente relativamente sicuro. Se vuoi sperimentare un'orgia ma hai paura di farlo, o sei vergine e ti senti impacciato, qui puoi fare esperienza.

Ma se il gioco può aiutare ad avere più sicurezza in se stessi, può anche essere utile nel rafforzare i rapporti di coppia: con lo sviluppo delle tecnologie, infatti, due persone potranno interagire sessualmente anche se hanno una relazione a distanza.

Qualche considerazione etica

Se da un lato il porno per realtà virtuale ha i suoi vantaggi, dall'esplorazione di desideri sessuali nascosti alla possibilità di avere rapporti sessuali con partner lontani, dall'altro ci sono alcune questioni etiche da risolvere. Come possiamo garantire che non si valichi la linea di quello che un attore porno non farebbe nella realtà? E quanto conta? Cosa succede se qualcuno hackera il sistema e prende il controllo degli avatar? E lo stupro virtuale?

Dalla Holodexx dicono che la questione dell'hacking è un rischio che tutta l'industria dell'intrattenimento deve affrontare. La musica e i film vengono piratati di continuo.

Pubblicità

"Non possiamo farci granché," dice Young. "Non c'è molto che una piccola start-up come la nostra possa fare." Anche se la compagnia non può assicurare il 100 percento di salvaguardia per i suoi avatar, Young spiega che comunque tutti i confini che gli attori pongono verranno rispettati (anche se per il progetto cercano di scegliere persone a cui sta bene essere inserite in varie situazioni sessuali).

"Stiamo lavorando su persone reali, non è più questione di approssimazione. Sono davvero loro. È del tutto realistico, quanto una foto… c'è un essere umano dietro l'avatar." Di conseguenza, vuole assicurarsi che tutti si sentano a proprio agio. Se una persona non farebbe una scena nella vita reale, non sarà possibile fargliela fare nemmeno nel mondo virtuale.

Allo stesso modo, non si può evitare di porsi domande sulla vita degli avatar. Allo scadere del contratto con la Holodexxx, cosa succede? Diventano zombie? C'è una landa desolata abitata da avatar ormai inservibili? Young dice di non avere una risposta.

"Non so cosa la tecnologia renderà possibile nei prossimi anni, è difficile da dire." Secondo lui, la cosa più importante da fare è cercare di proteggere i performer che gli avatar riproducono.

Chiedo a Black cosa ne pensa. "Non mi interessa quello che fa il mio avatar," dice, "perché il mio avatar non è me. Quindi, anche se io non farei una cosa, potete tranquillamente farla fare al mio avatar. Non penso che possa costituire una minaccia per me, perché succede dentro un computer."

Pubblicità

Black pensa che lo spazio virtuale sia fatto per sperimentare, e che quelli che sono paranoici sulla questione del consenso non dovrebbero farsi coinvolgere in primis. Ma se questo è il futuro del porno, cosa faranno gli attori in carne e ossa? "Cambieranno lavoro," risponde. Potrebbe sembrare una risposta troppo secca, ma forse è l'unica.

Resto comunque preoccupata per la questione etica. Perciò mi sono messa in contatto con Sonya Barnett, femminista e attivista per l'educazione sessuale anche lei inserita nel mondo del porno, per capire cosa ne pensa. Secondo lei non c'è alcun modo di garantire il rispetto dei paletti reali nel regno virtuale.

"Per quanto io pensi che bisognerebbe stare molto attenti quando si crea un avatar di una persona qualunque/una pornostar/una celebrity/un conoscente," ammette, "sono situazioni che esistono già: le persone fantasticano su qualunque cosa, guardano la stessa scena porno a ripetizione, si masturbano sulle riviste, sulle foto, sulle bambole."

Se in alcune comunità virtuali i comportamenti contrari alla policy del sito possono essere segnalati, questo non è possibile nel caso di un uso privato come quello in questione. In linea teorica per prevenire gli abusi sugli avatar o la creazione di avatar di persone ignare si potrebbero usare degli algoritmi. Ma Barnett non è molto convinta che funzionerà.

E le domande senza risposta sono molte. Barnett ne cita alcune. "[Se] una persona sta usando un avatar in privato, in che misura mette in pericolo la sua versione reale? Uno spazio virtuale è davvero uno spazio sano per sfogare le proprie fantasie? Un interrogativo analogo sorge per quanto riguarda i pedofili che possono usare contenuti animati con bambini come soggetti, o quelli che sono eccitati dall'idea di stupro. In questi casi, se nessuno subisce abuso nella realtà, sussiste un crimine?"

Pubblicità

I luddisti come me temono che le conseguenze sull'intimità reale possano essere gravi. Se puoi scoparti in un videogioco pornostar dai corpi perfetti, come potrai considerare soddisfacente la tua vita sessuale reale?

Ma per ora Barnett non è preoccupata del fatto che la realtà virtuale possa sostituire la necessità di un'intimità reale. Anzi, per chi non ha un partner in carne e ossa, "un partner virtuale è meglio di niente."

Young ritiene che il gioco migliorerà l'intimità tra le persone. Secondo lui, abbiamo fatto lo stesso ragionamento quando sono nati i telefoni cellulari e internet. Considera la realtà virtuale un'estensione del social media.

"Non penso che la realtà virtuale possa essere qualcosa che ti spinge a isolarti. Penso che invece diventerà una componente fondamentale, un'esperienza online multi-player."

In altre parole, perché non fare un'orgia virtuale con persone che ci piacciono piuttosto che guardarne passivamente una versione in 2D?

Quale sarà il prossimo passo?

Nonostante i timori diffusi, Young dice che il porno in realtà virtuale è già "troppo grande per fallire."

Secondo lui sarà un'esperienza comune già dal 2018. La gente userà i visori non solo in casa, dice, ma "fuori, suoi mezzi pubblici—non appena gli strumenti diventeranno più ergonomici e potenti. Sarà come mettersi un paio di occhiali da sole. Anche fuori casa potremo continuare a vivere nella realtà virtuale."

Gli dico che mi fa paura immaginare che tutti vaghino con degli occhiali freak addosso senza avere idea di cosa succede intorno a loro. Come faremo, non finiremo per farci investire? Mi chiedo come facciano loro a essere così tranquilli. Young dice che sarà solo "un nuovo livello delle capacità di connessione umane."

Mi tranquillizza un po'. Ma alla fine delle 12 ore di riprese, proprio quando ho iniziato ad accettare l'idea che questa tecnologia non sia poi così terribile, aggiunge sottovoce:

"Potete dire addio alla realtà come la conoscete."

Segui Sarah Ratchford su Twitter.