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Musica

L'omicidio a un concerto dei Rolling Stones che ha cambiato una generazione

Abbiamo parlato con lo scrittore Saul Austerlitz dei significati profondi della morte di Meredith Hunter e del processo all'Hells Angel che l'avrebbe ucciso.
Foto a sinistra per gentile concessione di Robert Altman. Foto a destra (di Meredith Hunter) per gentile concessione di Dixie Ward.

Il 6 dicembre 1969 Meredith Hunter, giovane afroamericano di 18 anni, viene accoltellato e ucciso nel corso di quello che sarebbe dovuto essere "il Woodstock del West," ma che si trasformò in una delle pagine nere della storia del rock. Succedeva al concerto gratuito dei Rolling Stones presso l'Altamont Speedway, nella California del Nord. Il concerto di Altamont divenne così la fine simbolica degli anni Sessanta della pace e amore, ma anche una sorta di campanello d'allarme che servì a ricordare al mondo intero che ottimismo e idealismo non sarebbero più bastati per tirare avanti. Quello spirito passionale, idealista e spensierato dei giovani dell'epoca aveva chiaramente dei limiti. La nuova generazione che si diceva pronta a prendere il controllo del paese in realtà non poteva riuscire a cancellare la storia del razzismo in America.

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Con l'intento di emulare il successo di Woodstock di quattro mesi prima, il concerto di Altamont fu messo in piedi piuttosto frettolosamente e nella fase organizzativa la "sicurezza" fu affidata alla gang di motociclisti degli Hells Angels. Questi, buttafuori improvvisati, nel corso della giornata aveva avuto diversi scontri violenti con i partecipanti, la maggior parte bianchi. Ma sarebbe un errore trascurare la possibilità che uno degli Hells Angels abbia puntato proprio Hunter perché nero e in compagnia di una ragazza bianca. Se consideriamo poi il trascorso degli Hell's Angels, il loro passato di violenze e il fatto che si presentassero come un'organizzazione paramilitare con lo scopo di tenere le strade pulite—leggi: eliminare i neri—non è difficile ricondurre il tragico episodio di Hunter a una questione razziale.

Nel libro Just a Shot Away, in uscita il 10 luglio, Saul Austerlitz racconta la storia nel dettaglio. Sebbene molti conoscano Meredith per il film Gimmie Shelter del 1970, l'autore approfondisce la storia di Hunter prima di quel fatidico 6 dicembre, e si addentra nelle vicende che hanno coinvolto la sua famiglia negli anni successivi all'omicidio. Ho incontrato Austerlitz per parlare dell'idea folle di assoldare una gang di reazionari e affidare loro la sicurezza di un evento, per capire cosa significa il verdetto finale di assoluzione e del perché questo episodio ha profonda rilevanza culturale oggi.

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VICE: Di questa storia si è parlato molto negli anni. Come mai hai deciso di approfondirla ulteriormente?
Saul Austerlitz: Negli anni, moltissime persone che erano state coinvolte hanno scritto libri e opinioni a riguardo. Spesso, il sentimento sotteso a queste pubblicazioni era "Non è stata colpa mia," oppure "Ecco con chi dovreste prendervela." Non avevo mai letto un libro che prendesse le distanze necessarie per affrontare la vicenda. Io sono nato dopo il concerto di Altamont, ma è stato interessante studiare il caso e parlare con le persone coinvolte. Volevo comporre una narrativa unendo tutte le esperienze più diverse. Alla fine, ho parlato con 75 persone per scrivere questo libro. Ho usato molto Facebook durante la fase di ricerca, per trovare le persone e chiedere loro se fossero interessante a parlare con me.

Come riportato precedentemente, l'organizzazione del concerto era stata piuttosto precipitosa per cavalcare il successo di Woodstock, e di certo non si aspettavano oltre 300mila visitatori. Ma come hanno potuto commettere un errore così clamoroso?
Il successo può essere pericoloso. Tra i concerti gratuiti organizzati a San Francisco da gruppi come Grateful Dead e Jefferson Airplane, Woodstock e i tantissimi ritrovi di massa che hanno caratterizzato i tardi anni Sessanta, come Human Be-In, si era diffusa la sensazione che questi eventi funzionassero sempre per il meglio: semplicemente tutti si divertivano, ascoltavano la musica e si drogavano in compagnia. Nessuno si faceva domande tipo: cosa mangeranno le persone? Avranno bisogno di bagni? Dove dormiranno? Chi si occuperà della loro sicurezza? Nella mentalità di allora, erano solo tante persone che passavano del tempo insieme.

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Una filosofia lodevole che però non portò a nulla di buono.

In quale misura ritieni che i Rolling Stones siano responsabili della scelta degli Hell's Angels?
Direi che la responsabilità fu tanto dei Grateful Dead quanto dei Rolling Stones che li ingaggiarono. Furono infatti loro a garantire che gli Hells Angels avevano fatto un buon lavoro occupandosi della sicurezza a un loro concerto al Golden Gate Park.

Fu chiaramente un errore. Come fu un errore pagarli in alcol, aggravando la situazione. I Grateful Dead avevano già lavorato con gli Angels, ma questa era una situazione del tutto nuova. Erano in un posto che non conoscevano, avevano a che fare con un pubblico forse 100 volte più grande ed erano stati scelti come unici addetti alla sicurezza per uno show di questa portata. Tutti questi errori hanno portato al disastro che sappiamo.

Gli Hells Angels sono considerati oggi come un'organizzazione criminale. Com'era la situazione nel 1969, subito dopo che Hunter S. Thompson li presentò al mondo nel suo libro, appunto, Hell's Angel?
La pubblicazione del libro di Thompson è stata una grande svolta: era la prima volta che tanti americani si imbattevano negli Angels—e per molti quello era il primo contatto con la cultura del motociclismo in generale. Avevano già avuto un ruolo in qualche film anni Cinquanta, come The Wild Ones, ma Thompson riuscì a caratterizzare i personaggi della gang in modo reale, raccontando quali erano i loro interessi, i loro comportamenti all'interno della gang e nei confronti del mondo esterno.

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Già al tempo, gli Angels erano praticamente un'organizzazione criminale. Erano stati loro a interrompere le manifestazione di pace contro la guerra in Vietnam a Berkeley, intervenendo e picchiando i manifestanti. Erano già stati accusati di crimini razzisti e violenza razziale. Dopo Altamont, però—quando ci fu la rottura del movimento della controcultura—si spostarono in modo irrevocabile verso la criminalità più pura. Ora avevano dimostrato a tutto il mondo criminale che erano fedeli a stessi e a un'organizzazione.

Fu così che iniziarono a essere direttamente coinvolti nel traffico di cocaina e divennero i messaggeri della droga negli anni a venire. Altamont è stato un momento di transizione per il movimento. Ruppero con tantissime persone con cui avevano contatti e che li consideravano dalla loro parte, quelle stesse persone che all'inizio pensarono Bene, a noi non piace la polizia, e a voi neanche, quindi possiamo essere amici, dopo Altamont cambiarono idea sul loro conto.

Alan Passaro, membro della gang, fu accusato di aver accoltellato Hunter, ma fu poi scagionato per legittima difesa. Questa storia non è certo nuova agli americani di oggi.
Per quanto mi riguarda, era colpevole. Le riprese che sembravano inizialmente condannare Passaro alla fine lo scagionarono, perché la giuria considerò esclusivamente quanto si vede in video. Ma nelle immagini è difficile capire cosa succeda veramente. Si sentono delle voci di sottofondo, e diversi testimoni hanno parlato di quanto successo quel giorno, cose davvero terribili. Nel video, effettivamente, si vede Hunter con una pistola in mano, ma quello che i testimoni raccontano sia successo dopo che Hunter fu disarmato, e non ripreso in video, è assolutamente spaventoso.

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Invece di agire come avrebbe fatto un normale addetto alla sicurezza, ammanettando Hunter e allontanandolo, gli agenti avrebbero semplicemente portato Hunter in un posto più nascosto e continuato a picchiarlo fino a ucciderlo.

L'avvocato di Passaro, George Walker—lui stesso afroamericano—sostenne che Passaro fosse intervenuto per difendere i presenti, cioè non perché si sentiva in pericolo di vita ma perché temeva che Meredith Hunter potesse fare del male agli altri. La difesa di Passaro riuscì ad aggirare [i principali problemi] in molti modi. Per questo, l'Hells Angel fu scagionato.

Come spiegheresti la forte presenza, ancora oggi, delle stesse tensioni razziali che caratterizzarono il processo, nonostante questo episodio ebbe molta visibilità tra i giovani allora?
I fatti a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni ci ricordano quanto quei sentimenti che predominavano la cultura nel 1969 non siano affatto svaniti. Abbiamo fatto molti progressi, anche in ambito di discriminazione razziale, ma se consideriamo il Presidente degli Stati Uniti, il linguaggio che usa, il fatto che i suoi sostenitori siano disposti a passare sopra alle sue dichiarazioni razziste, credo che tutto questo dovrebbe farci riflettere sul fatto che la discriminazione razziale sia ancora profondamente radicata.

Tuttavia, il tempo è servito per comprendere al meglio la storia di Hunter. All'epoca, si era discusso principalmente del fatto che l'incidente fosse accaduto a un concerto rock, si era parlato della controcultura e degli Hells Angels. In realtà, questa storia è molto più connessa alla nostra cultura contemporanea che a quella del 1969. L'episodio è un esempio di quello che accade quando un cittadino afroamericano si trova in un posto dove, secondo le autorità, non dovrebbe stare. In questo senso, trovo che sia una storia quanto mai attuale e, purtroppo, già sentita troppe volte.

Scopri di più sul libro di Austerlitz qui.

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