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Cultura

Alcune persone raccontano la loro storia da una notte più memorabile

Non tutte le one night stand sono uguali.
Foto via Unsplash.

Ah, le one-night stand. Ci siamo passati tutti. E moltissimi ci restano, visto che il lasso di tempo tra fine dell'adolescenza e inizio della vita "adulta" continua ad ampliarsi. Nota: alcune one-night stand raggiungono apici che altre si sognano. Ho chiesto a un po' di persone di raccontarmele.

NICK, 25 ANNI

Ero ancora uno studente ed ero a una festa dove tutti i ragazzi stavano dietro a questa tipa che sembrava Sasha Grey. Erano tutti ricchissimi, lì—lei era l'amica di un amico che viveva di fianco a John Terry, il calciatore. Comunque, abbiamo suonato la chitarra acustica a volumi altissimi intorno a un fuoco da campo e io e un altro ci siamo scolati un sacco di birra polacca, sempre cercando di attaccare bottone con lei. Alla fine siamo tutti collassati in una stanza, e intorno alle cinque del mattino sono andato in bagno per fare pipì, ma lei ha bussato alla porta. L'ho fatta entrare. Non avevo ancora nemmeno pisciato, ma lei ha cominciato a baciarmi e abbiamo scopato nel bagno, pensando di essere silenziosissimi. Abbiamo finito e siamo tornati a letto, ma tutti ridevano. In pratica, la parete sulla quale scopavamo era quella che divideva la camera dal bagno.

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SASHA, 25 ANNI

Era un ragazzo che mi scriveva spesso su Snapchat, o mi mandava le emoji. Dopo due settimane lo invito a casa ed è bellissimo, davvero bellissimo. Cominciamo a farlo e lui mi viene in bocca ma continua a tenermi lì la testa con forza e mi dice, "Continua"—ma io non posso muovere la testa e anche lui non si muove. Sto lì per cinque minuti, e lui viene di nuovo.

Poi si fa una canna, carica il telefono, fa qualche chiamata, etc. Io mi faccio i fatti miei finché mi chiede, "Hai una salvietta?" e io gli passo una salviettina che ho sul comodino pensando che voglia pulirsi un po', ma quando mi rigiro vedo che ha tirato fuori un coltello gigantesco—mai visti di così grossi. Gli passo la salvietta in silenzio, perché non so cosa dire: c'è un ragazzo che pulisce un coltellaccio nel mio letto. Si alza e si veste, infila il coltello nei pantaloni e mi chiede se ho bisogno di qualcosa al supermercato.

Quando esce mi accorgo che ha dimenticato l'iPhone, quindi vado dalle mie coinquiline e dico loro cosa sta succedendo. Una mi risponde che non vuole più vederlo in casa nostra, che ha senso, solo che abbiamo il suo telefono. Mezz'ora dopo torna e la mia coinquilina gli dà il telefono e lo caccia. Un'altra mezz'ora e mi arriva un suo messaggio su Snapchat che dice, "Scusa, dovevo fare la spesa," e questo è quanto. Non l'ho mai più visto.

SEB, 29 ANNI

Ero tornato dal lavoro una sera, avevo fatto la doccia e mi ero messo davanti alla TV quando mi è suonato il telefono. Era una ragazza con cui avevo parlato un po' su Tinder, ma che non avevo mai visto. Era sconvolta, mi ha detto che dovevo andare a casa sua e aiutarla perché c'era qualcuno che stava cercando di entrare. Mentre cercavo di capire che diamine fare, mi sono reso conto che era solo arrapata e voleva che andassi da lei. Da lì le cose si sono fatte sempre più strane: prima mi ha detto di incontrarci a una panchina vicino a casa sua, poi di parcheggiare a un parco.

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Ho parcheggiato e l'ho seguita sulla riva di uno specchio d'acqua. Con una zattera ci siamo traghettati dall'altra parte, su un'isola di piccoli chalet di legno. Siamo arrivati al suo e mi sono reso conto che era casa dei suoi. Mi ha presentato la sua matrigna—che imbarazzo. Siamo andati in camera sua e mi ha spiegato che suo padre beveva e non sarebbe arrivato a casa prima delle tre per poi svegliarsi tardi. Io avrei fatto in tempo ad andarmene prima. Abbiamo aperto una bottiglia di porto e fatto sesso. Poi lei ha deciso di farsi la doccia. Mi ha chiesto di farla con lei, ma qualcosa mi ha detto di rifiutare.

All'improvviso si è aperta la porta d'ingresso ed è entrato suo padre, in anticipo di tre ore. L'ho sentito mugugnare, "Chi cazzo fa la doccia a quest'ora?" e aprire la porta del bagno, dove i due hanno cominciato a litigare. Io ero dall'altra parte di una porta sottilissima e senza chiave e cercavo di vestirmi in silenzio in caso lui entrasse. Non è entrato, ma ho dovuto sentirli litigare per 40 minuti sulla mia presenza lì. Alla fine, dopo un'altra mezz'ora di lui che vagava per la cucina aprendo e chiudendo i cassetti, è andato a dormire. Io sono strisciato fuori alle sei del mattino, ho preso la zattera e raggiunto la mia macchina, che a quel punto era circondata da 30 persone in lycra che saltellavano su un ritmo deep house in una sessione mattutina di aerobica. Sono salito e via. Follia.

KIM, 23 ANNI

Ci siamo conosciuti su Tinder: lui aveva 38 anni e io 21. Abbiamo deciso di vederci per pranzo a Soho. Mentre aspettiamo i piatti mi dice che ha un figlio 19enne, e vuole assicurarsi che la cosa non mi metta a disagio, visto che abbiamo quasi la stessa età. Lo trovo così attraente che non mi interessa, e dopo pranzo prendiamo un taxi e andiamo a casa sua, gigante e piena di opere d'arte. Lì, fa dei gin tonic e riempie una vasca da bagno circondata di candele.

Quando usciamo dal bagno mette su una canzone di Prince e accende il caminetto, un caminetto vero. Lo facciamo sul tappeto vicino al fuoco e continuiamo per ore. Arriva la mattina e lui mi fa il caffè, mi chiama un Uber e mi manda a casa. Il giorno dopo mi arriva un suo messaggio che dice che gli ho fatto venire una crisi di mezz'età e che non dovrebbe farsela con ragazze dell'età di suo figlio. Non mi ha mai più scritto.