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Italia

Cosa c'è di vero dietro la presunta 'epidemia' di meningite in Toscana

Stando ai dati forniti dalla SIMIT, nel 2015 i numeri sarebbero raddoppiati, passando da una media annuale di 15-16 a 38. Ecco perché i vaccini sono importanti, ma non bisogna farsi prendere dal panico.
Foto via Flickr.

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L'ultimo caso di meningite in Toscana ha colpito nella provincia di Siena, dove una 69enne è ricoverata in rianimazione dal 12 marzo scorso in prognosi riservata.

Nessuno riesce bene a spiegare l'aumento di casi nella regione.

Eppure, una tendenza sembra esserci: stando ai dati forniti dalla Società Italiana Di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), nel 2015 i numeri sarebbero addirittura raddoppiati, passando da una media annuale di 15-16 a 38.

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Alla fine di gennaio 2016, i nuovi episodi di meningite erano già 12. Di questi, la maggioranza - 31 nel 2015 e 10 da inizio anno, che hanno causato in totale dieci decessi - è dovuta al batterio del meningococco di tipo C.

"Quello che sta interessando la Toscana è il ceppo ST11, che tra i vari menginococco C è uno dei più aggressivi, sia per la forma clinica sia per il tasso di mortalità," spiega a VICE News il professor Francesco Mazzotta, responsabile dell'unità di malattie infettive dell'Azienda USL Toscana Centro, che da gennaio accorpa le USL di Pistoia, Prato, Firenze e Empoli.

La campagna vaccinale straordinaria

In risposta all'aumento di casi, da gennaio 2015, la giunta regionale ha avviato una campagna vaccinale straordinaria in collaborazione con il Ministero della Sanità, con l'obiettivo di coprire entro la fine di aprile il 75 per cento della fascia più a rischio - quella dei giovani tra gli 11 e i 20 anni - e il 50% di tutti gli altri pazienti.

"Dall'inizio della [campagna] alla fine di febbraio sono state effettuate oltre 300.000 vaccinazioni," spiega a VICE News in un'email l'assessore regionale per il diritto alla salute, Stefania Saccardi.

La nuova campagna si inserisce in un piano di prevenzione inaugurato più di dieci anni fa, a seguito di una vecchia ondata di casi.

Leggi anche: La storia infinita del 'vaccino italiano' contro l'Aids

L'attuale focolaio non è il primo nella storia della regione: nel 2005 la Toscana fu la prima in Italia a introdurre la vaccinazione gratuita contro il meningococco C, ricorda Saccardi, dopo un aumento di casi registrato durante l'anno precedente.

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Il piano prevedeva inizialmente la vaccinazione dei neonati, dei bambini fino ai 6 anni e, dal 2007, anche dei non vaccinati tra i 12 e i 14 anni.

I livelli di copertura previsti per i bambini sono oggi tra i migliori a livello nazionale, scrive Saccardi: "Al 31 dicembre 2014 (ultimi dati disponibili), le coperture a 24 mesi di età, che vengono calcolate sulla coorte dei bambini nati nel 2012, risultavano pari all'87,8 per cento con vaccino antimeningococcico monovalente C."

Nel 2015 è stata poi introdotta una dose gratuita di richiamo per gli adolescenti, poiché il vaccino ha una durata limitata — ancora difficile da quantificare. Il professor Mazzotta spiega: "L'anno scorso abbiamo avuto un paio di casi di ragazzi teoricamente coperti [dal vaccino], quindi il richiamo agli adolescenti è ora ritenuto un focus da raggiungere."

Chi sono i più colpiti

Le meningiti degli ultimi mesi hanno coinvolto pazienti di ogni fascia d'età, inclusi adulti e anziani, tra i quali si sono riscontrati diversi decessi. Lo scorso febbraio, in un comunicato ufficiale del SIMIT, il professore aveva notato come, nonostante le 600 mila dosi disponibili, le percentuali di vaccinati rimanessero basse.

"Finché c'erano il caso, l'ansia, la preoccupazione e l'attenzione dei mass media, si era creato un minimo di interesse intorno alla vaccinazione, ma poi è scemato," spiega a VICE News.

La situazione sembra tuttavia essere cambiata radicalmente con l'inizio dell'anno nuovo, nel quale si registra grande richiesta di vaccini. "Quest'anno l'adesione è stata più massiccia," commenta Mazzotta.

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"Se durerà o meno, non lo so. Al momento la tendenza è questa, tant'è che sono stati aperti e rafforzati i centri di vaccinazione con la disponibilità anche dei medici ospedalieri a partecipare a sedute di vaccinazione" – le quali solitamente vengono effettuate solo da centri d'igiene, pediatri o medici di famiglia.

Secondo Mazzotta, l'Italia non è un paese in cui si riscontra una forte corrente anti-vaccini, come in altre culture, per esempio quella anglosassone. "Come si registra un caso, tutti corrono a volersi vaccinare. Se fosse un fatto di preclusione verso le vaccinazioni, non vedremmo questo fenomeno."

Soffriamo forse di mancata attenzione o di memoria corta, siamo un "popolo strano," spiega il professore. "In Italia siamo così: se abbiamo paura ci vacciniamo, altrimenti no. Ma non perché temiamo le reazioni, quanto piuttosto perché crediamo che il fenomeno non ci riguardi, o non ci riguarderà. Che non saremo noi quelli che si ammalano."

L'anomalia toscana

Tornando alla meningite, la situazione Toscana rimane un'anomalia rispetto al resto d'Italia. Come conferma il Sistema di sorveglianza nazionale delle malattie batteriche, infatti, nel resto del paese non sono emersi aumenti di casi negli ultimi due anni.

Ma sebbene si tratti di un fenomeno importante, non si può parlare di epidemia.

"C'è un ceppo più aggressivo e la messa a disposizione di tutto questo vaccino va visto come un provvedimento di sanità pubblica per gli anni futuri, affinché non si crei una grossa sacca di meningococco C ST11 che potrebbe diventare un problema," spiega Mazzotta. A livello immediato, dunque, la vaccinazione ha solo questo significato — è un investimento per il futuro.

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Di pochi giorni fa è una circolare del Ministero della Salute in cui si avverte la popolazione su alcuni dei fattori che potrebbero aumentare il rischio di contagio nelle aree interessate: frequentare a lungo locali affollati, come "per esempio discoteche"; ma l'assunzione di alcool, e il fumo.

Il documento, che aveva scatenato la preoccupazione del settore turistico in seguito ad alcune cancellazioni avvenute per il periodo delle vacanze di Pasqua, non indica tuttavia particolari raccomandazioni per chi si reca in Toscana "per viaggi occasionali".

Per chi invece studia o lavora nelle zone più colpite, viene consigliato di ricorrere alla vaccinazione – la quale, in questi casi, dovrebbe essere accessibile gratuitamente anche nelle regioni d'origine.

Riguardo a una possibile strategia nazionale per fronteggiare il problema, Mazzotta è però categorico: "Non ce n'è bisogno."

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Foto di apertura di Fotos GOVBA via Flickr in Creative Commons.