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Identità

Com'è il corso sulla storia dell'omosessualità che ha fatto incazzare FN

No, non è quel tipo di corso in cui la lobby gay impara come conquistare il mondo.

Il corso di "Storia dell'Omosessualità" si tiene al DAMS dell'Università di Torino, è composto da 36 ore di lezione e ha il valore di sei crediti formativi. Come recita la descrizione sul sito della facoltà, "propone una storia culturale dell'omosessualità che ne ricostruisce le trasformazioni in età contemporanea tra Europa e Stati Uniti, restituendo esperienze, narrazioni e rappresentazioni collocate in diversi contesti sociali […]."

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Nonostante il titolo e la descrizione siano abbastanza esplicativi, insomma, c'è chi in questo corso ha visto un nuovo motivo di indignazione.

Gli esponenti di Forza Nuova Torino, per esempio, ieri notte hanno pensato bene di appendere davanti ai cancelli di Palazzo Nuovo uno striscione che recitava "La storia è una cosa seria, l'omosessualità no." A Forza Nuova ha poi fatto eco Mario Adinolfi, che se l'è presa con "questi perditempo del Dams di Torino" e che ha visto nell'episodio una chiara espressione del fatto che "nella città piemontese ormai la lobby light domina anche politicamente."

Ma cosa avrà di così potente un corso universitario per scatenare tali reazioni? Ne abbiamo parlato con Maya De Leo, la docente.

VICE: Chiariamo una volta per tutte: di cosa si occupa il corso?
Maya De Leo: Il corso studia la storia dell'omosessualità in età contemporanea. Si parte dal tardo Settecento, e si affrontano i cambiamenti nella percezione dei comportamenti e dell'identità sessuale. Si conclude con gli anni Sessanta e Settanta, con l'attivismo LGBT e queer, la sua storia, lo studio dei testi teorici che stati sono alla base di questi movimenti.

Si tratta veramente del primo corso italiano di questo genere?
Si tratta del primo corso italiano con questa denominazione. Magari altri docenti hanno affrontato questi temi, ma all'interno di contesti più ampi e comunque mai facendo di questi il focus principale di un intero corso. Soprattutto la dicitura storia, a quanto ne so è nuova.

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Secondo lei un corso del genere sarebbe stato possibile dieci anni fa?
Assolutamente no. Mi occupo di questi temi da anni. Dieci anni fa ho fatto la tesi di dottorato su questo tema, le cose non erano così. C'erano già diversi studi, diverse pubblicazioni, ma allora un corso sarebbe stato impensabile. Il tema non era semplicemente presente in questo modo nel dibattito pubblico. Nel frattempo sono successe un sacco di cose, si sono fatti molti passi avanti: dal punto di vista sociale, politico, mediatico, sembra siano passati molti più di dieci anni.

Eppure, come è stato dimostrato in questa circostanza, in molti non lo ritengono "accettabile." Crede che si tratti di una polemica circoscritta a Forza Nuova e ad alcuni esponenti politici notoriamente conservatori o è più estesa? Ha ricevuto critiche dirette?
Le critiche da parte di alcune parti politiche me le aspettavo, penso fossero completamente prevedibili. Detto ciò, a quanto ne so io sono rimaste là dentro: fino ad adesso ho ricevuto solo messaggi di incoraggiamento, di supporto, di persone che erano contente dell'iniziativa.

Credo che in questi casi il fatto che i giornali abbiano amplificato la notizia e dato spazio alla protesta di Forza Nuova abbia fatto bene: ha costretto le persone a schierarsi, e per quel che vedo si sono schierate tutte a favore del corso. Ho già avuto un sacco di richieste, penso sarà molto frequentato.

Da dove è nata l'idea del corso?
Da due docenti dell'Università di Bologna, che l'hanno proposto alla direttrice, la quale ha accettato immediatamente. Hanno fatto un bando, ed eccomi qua.

Ultima cosa: crede che l'educazione sia un metodo efficace per combattere l'omofobia? Non c'è la paura di parlare esclusivamente a studenti già schierati?
Il rischio di parlare a una platea già schierata sicuramente esiste: si tratta di un corso, come gli studi di genere, a cui vanno solo le persone interessate. Ci si può benissimo laureare senza incontrare mai questo tipo di temi, senza approfondirli. Detto ciò, penso che a qualsiasi livello e in qualsiasi forma, l'educazione sia fondamentale. Non solo credo sia efficace, è il modo più efficace che abbiamo per combattere l'omofobia.

È anche vero che il mio compito non è prettamente quello di educare: diciamo che all'università è un po' tardino per ricevere un'educazione e aprirsi la mente. Il mio compito è quello di affrontare questa parte della storia e trattarla con la dovuta importanza. Poi credo che l'educazione sia compito delle scuole, dove come sappiamo l'idea di introdurre gli Studi di genere ha creato non pochi problemi.

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