Negli ultimi venti anni in Italia sono successe un sacco di cose: si sono succeduti tredici governi, alcuni paesaggi urbani sono mutati tanto e per te che stai leggendo è cambiato chissà quanto altro. In alcuni casi si tratta di cambiamenti importanti, ma il più delle volte così impercettibili che sembra sia rimasto tutto al suo posto—è affascinante, riguarda tutti, e non sempre è positivo.
È un po’ questo il senso di Una diversa bellezza. Italia 2003-2018 (prima come mostra, e dal 2020 come libro edito da Contrasto), che sintetizza in 150 scatti e due cortometraggi il lavoro del fotografo e regista romano Emiliano Mancuso, scomparso lo scorso anno all’età di 47 anni. “Il titolo è talmente bello e poetico, tratto dal testo che Domenico Starnone aveva scritto nel 2008 per l’introduzione al libro Terre di Sud di Emiliano, che non avrei potuto sceglierne un altro,” mi racconta Renata Ferri, curatrice della mostra del 2019 al Museo di Roma in Trastevere.
“Nell’Italia di Mancuso c’è la diversa bellezza delle persone, la loro umanità e la vitalità. C’è, in questo capitolo dedicato al sud, una spontaneità dell’autore nell’approccio alla realtà e una sorta di ingenuità che insieme restituiscono cartoline sociologiche del nostro Paese in un tempo in cui il passato e il presente sembrano fondersi nell’immediatezza del fotogramma di un oggi senza tempo.”
Roma 2008, Assemblea generale degli studenti contro la riformadell’università, Università La Sapienza, facoltà di Lettere.
Terre di Sud (2003-2008) è il primo progetto di Mancuso, ed è incentrato sull’immobilismo del Mezzogiorno. A seguire, c'è Stato d’Italia (2008-2011), basato sul viaggio che ha portato il fotografo a documentare la rivolta dei braccianti a Rosarno, gli sbarchi di Lampedusa, le problematiche legate ai fumi delle acciaierie di Taranto.
Poi, Il Diario di Felix (2016), cortometraggio in cui si racconta l’ultimo anno di otto ragazzi a Casa Felix, casa famiglia a Roma in cui i minori scontano misure alternative al carcere. E infine, il documentario Le Cicale (2018), co-diretto con Federico Romano, in cui i quattro protagonisti raccontano com’è vivere con la pensione minima o lavorare a nero nell'attesa di ottenerla.
Ferri ha spiegato che conosceva molto bene Mancuso: fu uno dei suoi primi studenti, e dopo la scuola di fotografia diventarono molto amici. Parlavano anche di politica, astrologia, psicanalisi, delle grandi questioni. “Lui era molto più preparato di me e l'inversione del ruolo allievo/maestro ci divertiva molto."
“[Mancuso] Pescava nella tradizione del fotogiornalismo. E nei differenti lavori si rintraccia questo linguaggio a tratti apparentemente casuale e semplice, altre volte più duro ed estremo. Posso dire che il lavoro sul sud è quello—con il nuovo editing e una differente postproduzione—sicuramente più profondo, più sincero e più inerente a come lui era e come guardava alle persone,” continua Ferri.
“Emerge la sua capacità di relazionarsi con l’altro, la velocità di stabilire la relazione e ottenere fiducia. Le ragazze sul motorino, immagine che ho scelto come guida della mostra, racchiudono proprio quella vitalità."
Scorri per vedere altre foto:
Pozzuoli, Napoli, 2005 - Ragazze sul motorino al ritorno dal mare.
Capri, 2005.
Napoli 2010. Gli abitanti di Terzigno e Boscoreale protestano contro l’apertura di una seconda discarica all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio.
Salento, Puglia, 2001.
Rosarno, Gioia Tauro, 2010.
Bari, 2004.
Taranto, 2009. Antonello, giovane operaio delle Acciaierie Ilva con la famiglia.
Termini Imerese, Palermo, 2003.
Roma, 2009. Via dei Fori Imperiali.
Somma Vesuviana, Napoli, 2005.
Lampedusa, Agrigento, 2011.
Borgo Segezia, Foggia, 2004.
Maierato, Reggio Calabria 2010 Strada interrotta a causa della frana.