Questo post è stato creato in occasione del lancio del nuovo Watch GT 2 di Huawei, lo smartwatch in grado di monitorare la salute e l’attività fisica di chi lo indossa, e official time keeper alla Red Bull Art of Motion 2019.Prima di arrivare a Matera, sapevo soltanto che lì ci sono dei “sassi” bellissimi ed è la Capitale europea della Cultura 2019. Nel frattempo, nella mia personale lista delle cose da sapere su questa città sono comparse: una vecchia tradizione per cui si regalava un gallo vivo e vegeto a ogni coppia di sposi, la consapevolezza che i ristoratori del luogo sono piuttosto in fissa con l’ottima “salsiccia pezzente,” una nota di colore secondo cui nei due anni in cui ebbe la cattedra lì a Giovanni Pascoli non andò proprio tutto a genio e che “Matera è la città italiana perfetta per il parkour e il free running.”
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A dirmelo, durante la mia breve permanenza, è Fausto Vicari, unico atleta italiano in gara alla Red Bull Art of Motion 2019, ovvero la competizione mondiale di free running che viene organizzata dal 2007, che fino a due anni fa si svolgeva a Santorini, e che si è svolta sabato 5 ottobre per la prima volta in Italia.
Fausto ha 20 anni, è campione italiano di Parkour 2019 nella sezione Freestyle, e in risposta a una domanda sulle sue mosse preferite, di punto in bianco rotea all’indietro da fermo. Mi dice che si tratta di un webster, “la rovesciata senza mani,” ma che si può personalizzare, “perché la cosa bella di questo sport è che ogni trick lo puoi realizzare in diversi modi.”Il Parkour è una disciplina piuttosto recente: è nato spontaneamente negli anni Novanta in Francia, e il suo nome è stato coniato dal ginnasta David Belle, che prendendo spunto dal parcours du combattant, un particolare addestramento militare, sostituì una “c” con una “k” e tolse tutto quello che c'era dopo. Per chiarire la differenza tra Parkour e free running, Fausto in breve spiega che “il primo è efficienza," mentre il secondo è “spettacolarità” e una sorta di evoluzione del primo.
“Nel parkour devi arrivare dal punto A al punto B nel modo più efficiente possibile e fluido, nel free runnig fai un sacco di movimenti che possono sembrare ‘futili’ ma necessari,” continua. “In altre parole: se da un punto iniziale a un punto finale tracci una linea dritta stai facendo parkour, se invece crei una sorta di scarabocchio stai facendo free running.”
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A prescindere dai tecnicismi, tutte le dimostrazioni pratiche del caso si possono un po’ sbirciare nell’Instagram di Fausto. Pubblica con costanza video in cui sembra volare da un punto a un altro tra Catania, Letoianni e Mascalucia, zona in cui è cresciuto. “Non conoscevo il Parkour, e a parlarmene per primo fu il figlio del mio insegnante di ju jitsu, ‘ah io vorrei fare quello sport dove fanno le acrobazie fra i tetti’, e ho pensato anche io.” Così all’età di 12 anni inizia nel solo modo in cui poteva: da autodidatta, guardando “un sacco di video Youtube di Andrea Catozzi, dei francesi e di un po’ di persone che ritroverò in gara domani.”Gli chiedo che cosa dovrebbe fare oggi un ragazzino che vuole iniziare questo sport. “Gli consiglierei di affidarsi a una delle palestre nella sua zona, una di quelle che sono nate negli ultimi anni; ma se proprio non ce ne sono, di trovare il posto più morbido—un parco, una spiaggia—dove provare, provare e riprovare finché non vede i primi risultati,” spiega. “Quando ho iniziato non esisteva una vera scena italiana […] così dopo un po’ di mesi che avevo iniziato ad allenarmi, ho chiesto a mia madre di riprendermi mentre mi lanciavo dal tetto dei miei nonni. Se ci fossi riuscito mi sarei dedicato solo a questo sport.”Anche se non si è aggiudicato il podio, Fausto ha partecipato con una grande prestazione alla gara mondiale a due manche il giorno dopo. I 18 atleti in gara sono stati valutati dalla giuria su esecuzione, flow, difficoltà tecnica, creatività e performance generale. A vincere nella categoria maschile è stato Didi Aloui Mohamed (Marocco), seguito da Edward Scott (Regno Unito) e Dimitris Kyrsanidis (Grecia); in quella femminile sono salite sul podio Sydney Olson (Usa), Aleksandra Shevchenko (Russia) e Silke Sollfrank (Germania).
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Però così non rende molto, quindi beccatevi un po’ di foto piuttosto spettacolari.