Cosa puoi comprare in Italia sulla Darknet


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DISCLAIMER: questo articolo è stato pubblicato con lo scopo di avviare una riflessione sull’evoluzione della darknet in Italia e non vi invita in alcun modo a replicare l’esperienza compiuta dall’autore. Anzi, vi sconsigliamo vivamente di farlo, in quanto è illegale e vi creerebbe seri problemi con la legge.

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Lo scorso 2 ottobre l’FBI chiude Silk Road, il più popolare mercato per il libero scambio di stupefacenti, medicinali e illegalità varie. Nei due anni e mezzo in cui il sito ha operato sono state registrate 1.229.465 transazioni per un volume d’affari che l’agenzia investigativa federale americana ha provato a stimare in un miliardo di euro. Di questi, una cifra considerevole di provenienza italiana, stando alla classifica utenti di Silk Road che vedeva il nostro paese al nono posto nella Top 10 degli acquirenti registrati.

Ma dopo l’arresto del presunto fondatore di Silk Road, Ross William Ulbricht conosciuto anche come “Dread Pirate Roberts”, cosa è cambiato nei mercati neri disponibili online? Come nella quasi totalità dei casi in cui Governi e autorità intervengono per fermare l’anima anarchica della Rete il problema che cercavano di limitare è ora diventato più grosso e cattivo.

Nuovi e più sofisticati siti sono nati, o si sono rafforzati, dopo l’intervento dell’FBI. Alcuni complete truffe, come Project Black Flag che ha marciato normalmente per qualche settimana prima che il suo fondatore, Metta DPR, abbandonasse la nave — queste le esatte parole usate — per il troppo stress, sparendo con i Bitcoin di tutti gli utenti e venditori del sito. Molti altri sono invece intenzionati a continuare con la filosofia di Silk Road, come Black Market Reloaded, il più popolare in questo momento, Sheep Marketplace e un nuovo Silk Road riesumato in “versione 2.0” lo scorso 5 novembre. La maggior parte cerca di rassicurare una clientela comprensibilmente scossa dagli avvenimenti degli ultimi due mesi sulla propria onestà, sui nuovi sistemi di sicurezza e criptazione, e soprattutto sul fatto di essere fedeli alla missione.


Un messaggio dall’amministratore del nuovo Silk Road.

Ciò che infatti sembra sfuggire a forze dell’ordine, governi e media mainstream è chi si cela veramente dietro questi mercati. Non sono uomini in tute di acetato che vivono in ville con colonne romane e piscine a forma di Calabria, non possiedono cuccioli di tigri e mogli trofeo estoni. Non si nascondono in bunker che Roberto Saviano può bombardare di avverbi e paragrafi. La novità che spiazza le polizie di tutto il mondo è la certezza di avere come avversari questa volta persone che vedono il libero utilizzo di droghe (e in alcuni casi armi) come un diritto inalienabile della propria persona. Non hanno avuto infanzie stereotipate da “strada” e non sono affascinati da vite criminali promosse nei video rap. Nessuno vanta affiliazioni a Mafie o organizzazioni criminali varie, solo prese di posizione etiche e ideologiche, da libertari radicalizzati che idolatrano figure come Ayn Rand e Ludwing von Mises. Vedono una persona che desidera fare un uso ricreativo di una droga in tutta sicurezza da una parte e “il sistema” che cerca di impedirlo dall’altra come un problema eccitante da risolvere con un algoritmo. La “guerra alla droga” trasformata in un bug da estinguere con l’ingegno e linee di codice, come un sistema operativo che non funziona come dovrebbe.

“Desidero utilizzare le teorie economiche come strumenti per abolire l’aggressione e la coercizione nell’umanità,” scrive Ross Ulbricht nella sua bio di Linkedin ancora liberamente accessibile. “L’uso più diffuso e sistematico della forza si può trovare nelle istituzioni e nei governi, ed è questo l’ambito in cui mi voglio concentrare. Per questo motivo sto creando una simulazione economica per dare alla gente un’esperienza diretta su cosa voglia dire vivere in un mondo privo di costrizioni.” Lo stesso FBI, nel dossier sulla cattura di Ulbricht, spiega come la scuola austriaca di economia abbia “messo le basi filosofiche per l’esistenza di Silk Road.”

Non è quindi strano registrare come la figura di Ulbricht venga ora avvicinata da qualcuno ai recenti “martiri” caduti per la “contro-cultura di Internet”: a Julian Assange chiuso in un’ambasciata di Londra per Wikileaks e Edward Snowden in esilio per il Datagate, a Bradley Manning in prigione e Aaron Swartz morto suicida dopo essere stato perseguitato dal governo americano per la sua battaglia a favore della conoscenza libera.

Queste, per la gran parte, sono però battaglie e problemi culturali americani. Quanto è vicina la rivoluzione dei mercati neri online alla realtà italiana? Che cambiamenti possono apportare? Per capire meglio questo, e testare se l’FBI ha veramente interrotto qualcosa, ho voluto provare a comprare anch’io.

Il percorso comincia con l’entrata in TOR, un sistema di comunicazione nato con lo scopo di mantenere l’anonimato di attivisti e perseguitati politici in luoghi dove Internet è censurato dallo Stato. 

Scarico il browser, inserisco l’URL .onion di Black Market Reloaded e sono dentro. I lettori del Corriere, le signore che svengono aggrappandosi al filo di perle e i capitani d’industria a cui salta il monocolo dallo spavento, hanno ragione. C’è tanta, tantissima droga! Divisa in una perfetta tassonomia a seconda delle specificità e con prezzi che piegherebbero qualsiasi concorrenza in piazze come Milano e Roma. Cocaina pura all’84 percento venduta a 70 euro al grammo, quando tagliata si trova a 80. Varietà particolari, alcune introvabili, di marijuana a cinque o sei euro al grammo in meno rispetto al mercato italiano. Poi ci sono le proposte esotiche: da farmaci per la concentrazione che non esistono in Italia, ma estremamente popolari in università tipo Harvard o Stanford per passare gli esami, come l’Adderall, al “blue meth” di Breaking Bad trasformato in realtà. “We got that Walter White!“, scrivono pure orgogliosi i venditori della metanfetamina nella pagina di presentazione.

Più sfoglio le pagine e le offerte su BMR e più capisco i toni terrorizzati delle “inchieste” di Corriere e Repubblica. Ciò che spaventa e fa arrabbiare non sembrano essere i cataloghi di droghe liberamente consultabili, o il fatto che chiunque possa acquistare ciò che desidera, ma che mentre decidi cosa vuoi, magari cambi idea e ci ripensi e svuoti il tuo carrello virtuale e nessuno ti prende a schiaffi finché quel cazzo di carrello non lo riempi di nuovo e vaffanculo non mi far perdere tempo. Sono terrorizzati perché nessuno deve lasciare il proprio numero di telefono nelle rubriche di tizi che iniziano ogni frase con “Zio-virgola”, convinti di parlare in un codice che solo loro riuscirebbero a decifrare. Li lascia sgomenti il non costringere la gente a vagare la notte intorno ai parchi più squallidi, in cerca di stereotipi razziali. 

L’idea del consumo di droga, e di zone e luoghi di spaccio nelle nostre città in cui è possibile recuperarla, sembra essere accettata da alcune persone perché si trova rassicurante l’idea che sia pericoloso farlo.

È un deterrente adeguato, come l’opzione nucleare durante la Guerra Fredda. L’angoscia di essere fermati e annusati da pastori tedeschi sovreccitati, l’ansia nel non conoscere la qualità di cosa fai entrare nel tuo corpo, il doversi rapportare a sconosciuti dalla dubbia reputazione.

Ciò che rende immorali i mercati neri online è quindi la mancanza di un palpabile e probabile pericolo fisico e la possibilità di dover passare i prossimi tre anni della tua vita in prigione o, peggio, in una comunità di preti\opinionisti televisivi.

Trasformare la compravendita di droga in una routine relativamente sicura e banale è un peccato peggiore del consumo stesso di stupefacenti. Per questo così tante risorse sono state spese per fermare Silk Road, con un solo miliardo di euro di fatturato in quasi tre anni di scambio globale, quando solo nel nostro paese il giro di affari legato alla droga è di 24 miliardi di euro all’anno.

E le droghe sono anche la parte meno interessante dei mercati come BMR. Lo scandalo dei biglietti clonati dell’ATAC a Roma ha scosso l’opinione pubblica negli ultimi tempi, ma nessuno sembra essersi accorto come qualcuno abbia replicato lo stesso sistema con l’ATM a Milano. È possibile infatti acquistare biglietti e abbonamenti scontati più del doppio rispetto ai normali prezzi. Un biglietto singolo in vendita in edicola a 1,50 euro passa a 0,50 euro su BMR. E così via: gli 11,30 euro per un settimanale diventano 5 euro, gli abbonamenti annuali che costano 330 euro qui li puoi avere a 50. La bontà di ciò che viene messo in vendita è assicurata dal sistema di feedback, come su eBay o TripAdvisor: se il venditore è un truffatore il suo rating precipita in rosso e nessuno proverà più ad acquistare merce da lui. Il seller dei biglietti ha oltre 15 “pollici in su” che lo ringraziano per”l’onestà” e l’efficienza.

Trovo su BMR anche un venditore di maschere ultra-realistiche, come quelle che indossa Ryan Gosling nel terzo atto di Drive. Con 260 euro—e delle foto in alta risoluzione della persona che vuoi replicare—in un paio di settimane arrivano a casa tua dalla Cina. “Perfette per i passaporti!”, commenta l’utente “666”.

C’è anche un nutrito traffico di prodotti intangibili. Diecimila follower su Instagram o Twitter vengono via per circa 45 euro. Per un milione di visualizzazioni “organiche e insospettabili” su Youtube bisogna pagare invece 2.800 euro, il costo di una pagina di pubblicità per una major discografica. Questo servizio si trova anche a meno della metà sul web accessibile a tutti, ma il seller insiste essere un buon investimento. “Ho lavorato con artisti e società di altissimo profilo,” dice. “Nessuno ha mai avuto problemi con Google.”

Ciò che invece compro io per testare il mercato è molto più semplice, 3.5g di White Widow a 35 euro. Per farlo devo prima però recuperare dei Bitcoin, una criptomoneta creata nel 2009 da “Satoshi Nakamoto”, pseudonimo di una persona (o collettivo) mai identificata. È la sola moneta accettata sui mercati neri; l’unico sito che consentiva anche pagamenti in dollari è stato chiuso dalla DEA. Per questo molti pensano che i Bitcoin siano una moneta completamente anonima e non tracciabile, e che il loro successo si basi sul commercio illegale; si tratta però di fantasie. Lo scambio su Silk Road interessava solo il 2 percento dell’intera circolazione e un gruppo di ricercatori californiano ha dimostrato di essere capace di seguire le transazioni online con estrema precisione. Chi di solito utilizza la moneta per attività illegali si avvale quindi di strumenti come “Bitcoin Tumbler” che, per una piccola commissione, “mischia” i Bitcoin passando fra diversi intermediari per poi tornare puliti nel tuo portafoglio. I più paranoici hanno anche LocalBitcoins, che permette loro di comprare moneta in contanti incontrando i venditori di persona. Io opto per un più banale IBAN, e 24 ore dopo posso finalmente proseguire.

Su BMR acquistare 1kg di metanfetamine è paradossalmente più sicuro che ordinare un libro su Amazon o IBS. Il sistema si basa su Escrow, e consente di congelare il pagamento in un limbo fino a quando non si ottiene fisicamente la merce. Con zero feedback come compratore devo però pagare immediatamente se voglio procedere, e soprattutto fidarmi di questa venditrice con un nome femminile e dalla provenienza sconosciuta che promette di servire tutta l’Europa in due, massimo dieci, giorni.

E a questo punto la fiducia diventa fondamentale. Tutti i sistemi di criptazione e gli anonimizzatori che usi diventano irrilevanti quando arrivi al punto in cui devi comunicare un indirizzo di spedizione e un nome e cognome. Le comunicazioni sono protette attraverso una chiave PGP, ma nessuno può assicurarti che la persona dall’altra parte non sia compromessa, o addirittura un agente. Ulbricht è stato catturato non perché TOR o gli altri sistemi di sicurezza abbiano fallito, ma per stupidità e fiducia tradita. Prima di aprire Silk Road chiese informazioni su un forum di TOR utilizzando una mail personale contenente il proprio nome e cognome e assunse, utilizzando il proprio sito, un killer per uccidere un dipendente che lo stava minacciando. Il killer inviò, usando PGP, foto della vittima a prova della missione compiuta, e Ulbricht versò come compenso 80.000 dollari in Bitcoin. Peccato che il “killer” fosse un agente dell’FBI e il tentato omicidio sia ora una delle accuse più pesanti contro di lui.

La vera sicurezza, quindi, sembrerebbe derivare dalla consapevolezza che, online o offline, alla polizia non interessi generalmente il consumatore finale, ma i grossi distributori e produttori. Ci sono state eccezioni però; dopo la chiusura di Silk Road diversi utenti sono stati arrestati in Inghilterra, Stati Uniti e Svezia. E il capo della Polizia Postale australiana ha affermato recentemente di riuscire a monitorare venditori e compratori anche attraverso Tor

Dopo 24 ore la venditrice mi invia un messaggio personale—la busta è in viaggio in modalità “priority stealth”. Come tutti, anche lei ha teorie e convinzioni personali sul metodo migliore da utilizzare per passare la dogana; si usano scatole delle scarpe, bustine sottovuoto risucchiate dentro altre tre, quattro o cinque buste sottovuoto, si finge di inviare una lettera personale. “Se non ti dovesse arrivare nulla in 10 giorni,” mi rassicura, “Ti rimborsiamo il 50 percento della spesa o rispediamo il pacco, senza spese aggiuntive.” Mi dice anche che nel 99 percento dei casi la merce arriva a destinazione senza ostacoli; i rari problemi di mancata consegna, a quanto pare, non sono causati dall’Antidroga che intercetta pacchi sospetti, ma dalla vecchia e rassicurante inefficienza delle Poste. Di certo, con milioni di buste e pacchi spediti ogni giorno in tutta Europa, la statistica è a loro favore.

Il giorno dopo sono comunque in ansia. Ispeziono la buca della posta quando mi sveglio e poi altre due volte. Ovviamente non è ancora arrivata. Provo allora il forum di BMR, c’è una sezione italiana che spero contenga esperienze rassicuranti. “Per le spedizioni se le quantità sono modeste si tengono il pacco e chi si e visto si e visto,” scrive un venditore italiano in risposta a qualcuno con i miei stessi timori. “Ma devono essere davvero importanti. Comunque in Italia i controlli sono abbastanza scarsi, puoi tranquillamente fare arrivare quello che vuoi da dove vuoi a patto che il metodo di spedizione sia abbastanza professionale e non dia nell’occhio. Vai più che tranquillo”. Un altro utente è d’accordo con lui. “Ricordatevi dei trattati di Schengen: i pacchi dei paesi dell’Unione Europea (quelli che hanno firmato l’accordo) non vengono controllati alla dogana. Discorso diverso per i pacchi fuori dall’UE, che sono più pericolosi.”

La mia busta arriva in sei giorni lavorativi. Scopro dai tre francobolli che la “venditrice” è olandese. Dietro c’è anche un indirizzo di ritorno, è intestato a un’etichetta underground di musica elettronica piuttosto nota di base a Rotterdam. Forse un sistema che qualche spacciatore ha trovato per fare un regalo ai propri artisti preferiti in caso di problemi di spedizione. Provo ad annusare il contenuto, nulla. Apro la busta, e dentro trovo un’altra busta. Al suo interno una confezione di un DVD senza cover, al posto del DVD della stagnola con due bustine sottovuoto e dell’erba super-compressa. Non serve neanche avvicinarsi per sentire l’odore quando la libero dai suoi due involucri. È pungente, capace di riempire l’intero soggiorno, come se avessi appena scostato la porta di una piccola serra e non aperto una bustina che risiede nel mio palmo.

Mi trovo a testarla con qualche amico. Vedo il primo prepararsi una mista con il tabacco, fare un tiro e poi tossire per quasi due minuti. “Molto buona, molto buona,” riesce solo a dire mentre ridiamo. Gli altri rivedono le proporzioni a cui sono abituati, a favore del tabacco. “Sì, un’ottima White Widow,” è l’opinione comune. “Molto buona, non trascendentale,” dice un altro amico con la consapevolezza di un assaggiatore di Château Canon. “È la qualità standard di un coffe-shop olandese. In Italia è difficile, ma non impossibile trovarla. Probabilmente però l’avresti pagata 45 o 50 euro.”

In meno di una settimana, e senza nessuna precedente esperienza, sono quindi riuscito ad avere in mano un prodotto di qualità, spendendo il 40 percento in meno confrontando quelli che sembrano essere i prezzi di strada, e affrontando meno rischi rispetto alla routine di chi fuma quotidianamente. È qualcosa di riproducibile a lungo termine? Dipende dall’attenzione e la pressione che i media mainstream metteranno alle forze dell’ordine.    

È una situazione che mi ricorda quello che avvenne nel 1999 con Napster. Il cambiamento fu così radicale, e la nuova esperienza così nettamente migliore rispetto a prima, che l’unica soluzione del sistema fu una violenta rappresaglia legale nei confronti dei creatori, chiudendo l’applicazione nel 2001, e poi contro i consumatori di MP3 con decine di migliaia di cause legali in tutto il mondo negli anni a seguire. Tutto completamente inutile. L’industria discografica ha speso miliardi di dollari per combattere una guerra contro i suoi stessi clienti che alla fine ha “vinto” solo quando ha scelto di arrendersi al cambiamento, offrendo un servizio migliore dell’alternativa illegale. Perché pagare una canzone 0.99 centesimi e ascoltarla dopo 20 secondi è più gratificante che rovistare su Google attraverso banner porno e applicazioni auto-installanti sperando che qualcuno degli 8 link che ti propongono funzioni. Perché avere accesso a tutti gli album della storia al prezzo di un jingle di assorbenti è meno snervante che cercare il giusto .torrent.

Il futuro dei prossimi Silk Road sarà con molta probabilità il medesimo. Passeranno anni in cui altri Ulbricht cadranno, e gli obiettivi primari diventeranno magari i consumatori finali, in modo da scoraggiare il commercio. Ma nessuno è mai riuscito a interrompere l’inerzia di una nuova tecnologia che penetra un mercato dall’interno per stravolgerlo. Il modo per fermare qualcosa come Black Market Reloaded non passa attraverso la forza, ma offrendo ancora una volta un’alternativa legale migliore. Chiudere, quindi, con l’era fallimentare della “Guerra alla droga”, che è costata decine di miliardi di euro e riesce nell’incredibile impresa di mantenere le Mafie riempiendo allo stesso tempo le carceri di persone che commettono “crimini” senza vittime. Cominciando magari con accettare di tassare e legalizzare la marijuana, un evento che porterebbe le casse dello stato a riempirsi di due miliardi di euro in più.

Questi cambiamenti possono ovviamente venire solo dall’alto. Richiedono il coraggio di rinunciare a decenni di politiche semplicistiche e la forza di smettere di pensare che le aziende responsabili per la carriera di Miley Cyrus e Justin Bieber abbiano leadership più brillanti e responsabili della nostra classe politica.


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