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Tecnologia

Il ragazzo che ripulirà gli oceani dalla plastica

Abbiamo incontrato il ventenne Boyan Slat per parlare del suo progetto, "Ocean Clean Up."

La storia di Boyan Slat non è proprio quella di un ventenne prodigio che ha trovato magicamente la soluzione a un problema che ci affligge da tempo. Si può definire più che altro come qualcuno che è riuscito a dosare con successo dedizione personale, tentativi e fallimenti. Quando ripensa ai vecchi prototipi che gli hanno permesso di arrivare a progettare una tecnologia capace di liberare gli oceani dalla plastica, quasi si imbarazza.

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"Ma la scienza è questo," mi ha detto Slat. "è un work in progress."

La campagna di crowdfunding alla base del progetto Ocean Clean Up è stata lanciata con uno slogan piuttosto chiaro: "con due milioni di dollari possiamo trasformare la teoria in realtà." La raccolta fondi di Slat è stata un successo, e la sua visione degli oceani senza plastica sembra sempre più realizzabile.

La plastica è il residuo durevole degli sprechi della nostra società. Un sacchetto di plastica si degrada in circa 20 anni, mentre una bottiglia si dissolve in 450. Ogni anno vengono prodotti 225 milioni di tonnellate di plastica, un materiale che deriva da una risorsa che non è infinita: il petrolio.

Nei nostri oceani galleggiano nuvole di particolato che a volte formano intere isole. Si stima che negli oceani ci siano circa 150 tonnellate di plastica, di cui 100 000 provengono solo dalla spazzatura del Nord del Pacifico. Ciò significa che la plastica è responsabile del 70 percento circa dell'inquinamento oceanico. Se questi numeri non riescono a illustrare la portata del problema, basta guardare queste persone in posa al centro della loro produzione settimanale di rifiuti.

È stato durante il suo viaggio in Grecia che Slat, all'epoca diciassettenne, ha capito la gravità del problema. Da allora, l'adolescente olandese, che ha appena compiuto vent'anni, ha impiegato tutte le energie che aveva per portare avanti il suo progetto.

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Attualmente, il team è composto da 100 scienziati, studenti e sostenitori. E grazie al successo della campagna di crowdfunding, Slat ci ha spiegato che sta progettando di costruire dei prototipi su larga scala dei suoi galleggianti, lunghi fino a 100 chilometri, prima di ancorare questi suoi sistemi in tutte le acque inquinate del globo nei prossimi tre-cinque anni.

"Non abbiamo mai giorni liberi, dobbiamo ripulire l'oceano," ha detto Slat durante una recente intervista nel suo laboratorio all'università di di Delft, mentre gestiva un flusso costante di telefonate e mail. Di tanto in tanto controllava l'applicazione che tiene traccia delle donazioni del progetto che, al momento, si sta avvicinando ai 2 milioni di dollari.

"I fondi più generosi provengono dalla Germania," ha detto in un momento di relax. "Senza internet, questo progetto non sarebbe mai esistito."

Quello che vogliamo fare non è mai stato fatto, è probabile che incontreremo degli ostacoli

Naturalmente, il progetto Ocean Clean Up non è il primo progetto di raccolta dei rifiuti dagli oceani. A Monaco c'è la sede del progetto One Earth – One Ocean, finalizzato a raccogliere attivamente i rifiuti con una nave di ultima generazione, Seekuh. Ci sono poi altri progetti nati in rete, come il Clean Oceans project, che cerca di sensibilizzare le persone a livello globale. E naturalmente c'è la bella Mr. Trash Wheel: una ruota di mulino in stile cartone animato che gira nel porto di Baltimora.

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Ciò che rende il progetto di Slat unico è che parte dal presupposto che basti lasciar fare il lavoro pesante alle correnti oceaniche, incanalando la plastica al centro di una struttura a forma di V in cui saranno raccolti i rifiuti che successivamente saranno accumulati in lotti di grandi dimensioni. La barriera, lunga 100 chilometri, sarebbe la struttura più grande mai costruita nell'oceano, ha aggiunto Slat.

I costi saranno enormi, ma Slat sostiene che il progetto è 33 volte più conveniente di qualsiasi altro progetto tradizionale di raccolta.

Non tutti sono pienamente d'accordo con la sua idea. Stiv Wilson, del progetto 5Gyres, lo ha definito pubblicamente un rifiuto e nient'altro che un'illusione. Di tutta risposta, Slat ha pubblicato un lungo studio di fattibilità in cui dimostra, tra le altre cose, come la biodiversità marina non verrà intaccata, perché i pesci nuoteranno indisturbati al di sotto della barriera.

In un recente articolo del Suddeutsche Zeitung, alcuni scienziati tedeschi hanno affermato che il progetto Ocean Clean Up potrebbe causare più danni che altro. Secondo loro la forza delle correnti non è stata valutata in maniera corretta e il piano di Slat potrebbe portare a una crescita microbiologica sulla barriera.

A ogni modo, Slat è felice che la comunità scientifica abbia criticato la sua idea. La sua intenzione, infatti, è quella di continuare a lavorare sugli studi di fattibilità e sui prototipi.

"Quello che vogliamo fare non è mai stato fatto," ha ammesso. "Probabilmente incontreremo degli ostacoli."

Infine, la pesca della plastica in alto mare è solo una parte della soluzione. L'obiettivo finale è quello di interrompere, una volta per tutte, il flusso di spazzatura negli oceani dovuto agli sprechi della nostra società. Per non parlare poi del compito titanico che corrisponde al riciclaggio e al riutilizzo di tutta la plastica che ritornerà sulla Terra.

Insomma se il progetto di Slat è destinato ad affondare o a rimanere a galla, è ancora da vedere. Ma di sicuro lui non abbandonerebbe mai la nave.