I Merchandise non credono in niente

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I Merchandise non credono in niente

Abbiamo seguito la band in tour nella loro Florida natìa, un posto talmente irreale da farti mettere in discussione tutto il resto.

L'area residenziale di Tampa, in Florida, sembra che sia sul punto di sprofondare sottoterra. "È la miglior descrizione che abbia mai sentito", dice Patrick Brady, bassista, autista di furgone e tour manager dei disturbatori locali Merchandise. "Salta su!" dice, lanciando un mozzicone di canna fuori dal finestrino e facendomi segno di accomodarmi sul sedile del passeggero. La Florida è una palude rigonfia. Una tempesta di fulmini o un nubifragio stanno sempre per arrivare. Immaginate di trovarvi a un concerto di Dr. John nella giungla con Thor in apertura: questa è l'atmosfera apocalittica che si respira. Tampa è una zavorra per la competitività dello Stato; è piantata saldamente nello status quo. Avendo rimandato ogni tipo di rimodernamento per decenni, favorisce la classe medio-alta, tra cui un medico indiano che ha utilizzato la sua fortuna per costruire una replica del Taj Mahal accanto all'autostrada, per renderla meno noiosa. "Che cosa ne pensi?" mi chiede il frontman Carson Cox. Sembra che se lo siano dimenticati sulla strada per Disneyland.

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Il quinto album dei Merchandise, ​A Corpse Wired for Sound​ (titolo che prende ispirazione dal testo di JG Ballard ​Why I Want To Fuck Ronald Reagan​), è il tentativo di Carson di creare un "album politico". È uscito venerdì scorso e dipinge un'immagine deprimente di solitudine distopica e sviluppo bloccato. Il risultato è simile a quello di altre band​​ e artisti ispirati da Ballard (The Normal, Gary Numan, The Church, con alcuni flash in più di elettronica europea, genere che al momento è la maggiore influenza di Carson). Insieme al chitarrista Dave Vassalotti e il nuovo batterista Leo Suarez, il quartetto ha celebrato l'uscita con una settimana di tour nella familiare distopia della Florida—Tampa, Orlando, Gainesville, Fort Lauderdale e ritorno a Tampa—suonando nei negozi di dischi indipendenti che ancora resistono in queste città. È una specie di festa di benvenuto per Carson, che nell'ultimo anno ha vissuto tra Berlino, l'Italia e New York. "Non avevo mai visto un inverno", dice per spiegare la sua scelta. "Ho comprato dei guanti, un cappotto, e ho ascoltato i Type O Negative in mezzo alla neve. È stato fico".

Sono state "questioni personali" a far nascere questo desiderio di viaggiare—all'alba dei trent'anni, Carson ha deciso di uscire dalla sua zona di comfort. "Non ha avuto nulla a che fare con la band", spiega. "Il nostro successo ha significato un cambiamento nelle dinamiche di altre relazioni. Ero molto più a mio agio prima [del successo], quando ero solo uno qualunque".

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Il disagio si rivela prontamente nei testi: la Depeche Mode-iana "Shadow Of Truth" contiene la domanda disperata "What do you want from me?" mentre sia in "Crystal Cage" che in "Right Back To The Start" Carson canta di ricominciare da capo dopo anni di duro lavoro. "I Will Not Sleep Here" contiene versi viscerali come: "Blood is thicker than water / But both go down the same drain". Con la notorietà, la band ha dovuto scontrarsi con il mondo reale. E a quanto pare nessuno si aspettava che sarebbe andata bene. "Siamo abituati a essere totalmente sconosciuti", annuisce Carson. Era più facile quando ignoravano certe possibilità.

Tutte le foto sono di Edward Lindsmier.

Questo è perché le città qua sono posti tipo Pleasantville, ma senza lieto fine. Carson è nato e cresciuto a Tampa. Ci indica la scuola superiore che ha frequentato, il Denny's dove passava le serate con il suo gruppetto di dark. Beveva caffè e mangiava patatine fritte perché a 14 anni aveva già scoperto lo storico collettivo punk inglese Crass ed era diventato vegano. Poco tempo fa ha smesso di fumare e si è riconvertito al veganismo. Denny's ora è una banca. Carson ci fa notare con sarcasmo che tutte le vecchie catene di negozi sono state sostituite da nuove catene di negozi, in una costante rotazione di facciate tutte uguali. Il fatto che la cittadina rimanga vittima dello stesso capitalismo che promuove lo soddisfa. Non ha mai promosso nulla di creativo, crescendo sulle basi di dinastie aziendali—avvocati, assicuratori—le cui facce false dominano tuttora la città dall'alto degli enormi cartelloni pubblicitari. Sono pesci grossi in uno stagno piccolo e torbido. "Voglio che intitoli l'articolo 'Grande Fallimento di Marketing'", mi dice svariate volte. Pat non è cresciuto a Tampa, ma in una città vicina chiamata Plant City, costruita attorno a una cisterna d'acqua. È un posto talmente isolato che è finito presto a sviluppare un forte entusiasmo per le droghe, in particolare per i funghetti e per l'erba. A 17 anni aveva già deciso di smettere, ed è rimasto pulito fino ai 24. "Poi mi sono detto: ma vaffanculo".

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Dieci anni fa—prima che i Merchandise facessero un numero impressionante di concerti al SXSW, firmassero per la 4AD e si trasformassero in una delle band più chiacchierate della blogosfera—Carson faceva il lavapiatti. Rimane un uomo pieno di contraddizioni, che principalmente ama guardare cartoni animati (il suo preferito è ​Tom & Jerry​), ma che sa più cose di arte di molti laureati all'accademia. Tutti e quattro i membri della band hanno lasciato i loro lavori d'ufficio la settimana scorsa, per l'ennesima volta. "Giuro che a volte imploro la gente di licenziarmi", dice Carson. "Non ho istruzione. Sulla carta, faccio parte della categoria che sarebbe gettata alle fiamme in caso di emergenza. Il mio status di "artista di fama internazionale" non significa nulla. Siamo solo sacchi di carne". Poi aggiunge: "Questo sì che ti motiva".

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Carson Cox e Leo Suarez.

Nonostante i tentativi della band di iniettare un po' del proprio successo in questo luogo, la città non è particolarmente interessata a diventare un centro rinomato per l'arte DIY. "Non sono nulla di speciale per le persone che hanno il potere qua", racconta Carson. "Se rimanessi Tampa mi tradirebbe in un secondo. Quando sei circondato da metropoli redneck, non c'è nulla di reale. Niente. C'è solo il capitalismo. Noi abbiamo trovato un modo per uscirne". I Merchandise hanno un pubblico numeroso al di fuori della Florida: a Brooklyn, a Londra, a Parigi e oltre. Carson è estremamente consapevole che la loro è un'economia falsa, che si basa su un'industria musicale sempre sull'orlo del crollo, ma si accontenta. "È l'unico motivo per cui riusciamo a farlo. È bizzarro. Tampa è finzione. La realtà è finzione. Il mondo intero mi ricorda Tampa ora". In questa idea, Carson trova una certa libertà. "Mi piace l'idea di abbandonare la struttura del mondo, abbandonare la struttura di me stesso. Che cosa rimane?"

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Qui, non molto. Mentre guidiamo per le strade della Florida, avanti e indietro da Orlando, ascoltando i cembali infiniti delle session di ​On The Corner​ di Miles Davis, Carson ride in faccia alla disperazione. Sarà pure deluso del fatto che Drake è più considerato di Michael Jackson e che la gente di questo luogo è più interessata ai pick-up che a John Coltrane, ma per lo meno è in grado di scherzarci su. C'è comicità involontaria tutto attorno a noi. ​In particolare alla nostra prima fermata: Park Ave Records, Orlando. I dischi esposti promuovono i gruppi più famosi usciti dalla Florida, tra cui New Found Glory, Limp Bizkit e Flo Rida. Alcune giovani ragazze sono arrivate presto e si sono complimentate con la commessa del negozio per la sua "grande varietà di calendari". "Non ha mai visto un disco in vinile", dice la commessa che lavora lì da trent'anni. Un investimento lungo una vita, per cosa?

"Tutti i nostri amici se ne sono andati", dice Carson della scena noise che esisteva in passato in questi spazi. Noise è l'unica parola che secondo Carson definisce bene il suono dei Merchandise. Un fan riassume il catalogo della band in un commento su YouTube come "The Smiths meet The Velvet Underground meets Santana", descrizione sorprendentemente appropriata. Questa mattina sono apparsi in TV alla trasmissione locale Morning Blend per promuovere il tour. Dave indossava il suo cappello Stetson. Quando gli chiedono che musica suonano, Carson risponde: "Tutti i tipi: country e western". Carson non vede l'ora di riguardarla domani. "Mia madre e tutto il suo circolo di lettura sono esaltatissime. Ci hanno detto che ricordiamo i Killers. È l'unico riferimento che riescono a capire".

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Dave Vassalotti e Pat Brady.

Più tardi anch'io guardo lo spettacolo. Carson assomiglia molto a Brandon Flowers, con i capelli acconciati come un cadetto della Seconda Guerra Mondiale, il Levi's 501 e gli anfibi, un vero anti-eroe americano. Se i due cantautori dagli occhi blu dovessero incontrarsi, sicuramente troverebbero terreno comune nell'ammirazione per Morrissey, ma Carson sarebbe in grado di schiacciare Brandon. Carson ha una grinta che Brandon può solo sognare. Parla di trasferirsi con tutta la band a Berlino. Gli piace molto quella città, in particolare il Berghain, con i suoi orari assurdi, l'atmosfera disinibita, la cultura rave e le droghe. È il tipo di posto da cui Lady Gaga ruba le proprie idee. Poco tempo fa, proprio lì, lui ha preso l'ecstasy per la prima volta. Non che fosse nuovo al mondo delle droghe, ma a Tampa la gente non prende quelle da festa.

Concludiamo la serata in un ristorante vegano. Dave (italo-americano con baffi) ordina un calzone e un tiramisù all'Amaretto. Pat prende una torta cottage. Noi ordiniamo maccheroni al formaggio per tutti. "È come un Applebys vegano!", scherza Carson. Con lo stomaco pieno di cibo pesante, Leo riflette sul suo primo concerto in-store con i Merchandise. Poche settimane fa ha quasi perso la vita. C'è stata una perdita di monossido di carbonio a casa sua durante la notte. Il suo coinquilino si è svegliato sentendosi un po' meno male degli altri e ha salvato tutti. La band non è morbosa in modo pretenzioso; qui, la negatività è letteralmente nell'aria. "Ti passiamo a prendere domani", dice Carson. "Non ti conviene camminare da sola qui, non è sicuro".

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​ Il pomeriggio seguente, in un parco, in pieno giorno, Carson sta agitando una mazza. Si sbottona il colletto della camicia, minaccioso, attorno al furgone con gli altri tre.

A Corpse Wired for Sound

 è il secondo LP dei Merchandise per 4AD dopo anni di uscite su etichette underground. L'ultima volta erano in cinque. "La formazione a cinque aveva fatto il suo tempo", spiega Carson, davanti all'ennesimo buffet nell'ennesimo ristorante vuoto (questa volta indiano, vegano di default). "Non eravamo interessati a diventare professionisti. Abbiamo provato. Non ha funzionato. La dinamica è sempre stata Dave e io che ci passavamo demo l'uno con l'altro. Abbiamo dovuto semplificare tutto di nuovo, altrimenti sarebbe finita".

Ipotizzo una crisi d'identità nell'album del 2014 After the End, spinta dalla pressione di creare qualcosa di più commerciale per soddisfare le aspettative della label. Era un disco fantastico, molto più accessibile dei lavori precedenti (Totale Nite, per esempio, include l'epica suite da sette minuti "Anxiety's Door"). "No. Avevamo piena libertà creativa", mi assicura Carson. "Il distacco viene dai media, dai tour, dall'infrastruttura. C'è un motivo per cui siamo esistiti così a lungo come entità piccolissima. Il successo non è essere circondati da orde di persone. Il successo è un viaggio personale, può significare essere senzatetto, vivere in una stazione della metropolitana".

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Lo scorso settembre Dave e Carson sono tornati al vecchio metodo Merchandise, scambiandosi idee tra New York e la nuova casa di Dave a Sarasota, in Florida. Ci hanno messo due anni per costruire questo LP, per poi finire a registrarlo all'Hate Studio di Rosà (Vicenza). Hanno tentato di costruire il disco sulle proprie idee "politiche", ma non ha funzionato. A funzionare è stato il classico discorso Merchandise: romanticismo, solitudine, autocommiserazione. "Mi sentivo come se il mondo stesse finendo all'inferno e la mia prospettiva politica venisse completamente ignorata", dice Carson. "Ci troviamo in un momento di svolta. Questo album non è un buon veicolo per le mie idee politiche. La maggior parte del pubblico vuole musica superficiale. Vogliono un'atmosfera che li faccia sentire a proprio agio. Ma c'è qualcosa lì dentro anche per chi vuole scavare più a fondo".

Dico a Carson che la sua politica astratta può funzionare bene. Mettersi in contatto con l'emotività delle persone è una manipolazione subdola. Lui annuisce, portandosi un cucchiaio di dhal di lenticchie alla bocca. "Scrivere un disco arrabbiato sembra un cazzo di spreco, stai solo urlando contro un muro. Non importa quanti anni hai, se vedi la merda che sta succedendo al giorno d'oggi ti viene voglia di spaccare la faccia a qualcuno. Il lavoro di vera sovversione si fa infiltrandosi emotivamente. Non voglio dire che sto cambiando il mondo, ma non sono interessato al silenzio politico. È ovvio da che parte bisogna stare".

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Per un attimo mi chiedo se è davvero ovvio. Qua, nella vera America, i Merchandise sono una pecora nera: creativi tolleranti e acculturati, ma anche orgogliosi floridiani, che empatizzano con le persone a cui vogliono bene. È un equilibrio precario e questa campagna presidenziale non è tra le più facili. Carson concorda: "Voglio dire, se mi chiedi se voterò contro Trump la risposta è sì. Se lo faccio per fermare Trump? Sì. E basta, finisce qua, capisci cosa intendo? I politici sono sempre stati burattini".

Pat entra nella conversazione: "Ci rimane una situazione per cui dobbiamo scegliere tra un'oligarchia e un fascista". Suo fratello è stato nell'esercito, e ha opinioni molto antiche riguardo alla sacralità della guerra. "Gli voglio molto bene", dice Pat. "Ma…" Nel frattempo, Dave crede che l'America sia stata costruita sullo sfruttamento. "Questo Paese non è altro che quello. Non è mai stato altro. Ci dev'essere una sorta di risveglio delle coscienze. Dobbiamo renderci conto che facciamo robe brutte in continuazione. La nostra comodità è la sofferenza di qualcun altro".

Quest'anno è stato pieno di sveglie. Una in particolare ha colpito i Merchandise, il 12 giugno, quando 49 americani sono morti nel massacro della discoteca Pulse a Orlando. "Ero a Tampa", dice Pat. "Il tizio ha comprato l'arma a un'ora da casa nostra". Carson era a Berlino e descrive la sua esperienza seguendo le notizie come un film. Il 28 giugno, quando c'è stato il bombardamento a Istanbul, si trovava in Turchia. Sua madre gli ha mandato un messaggio per assicurarsi che stesse bene. "Ho pensato: 'Ma tu sei più vicina a Orlando! Che differenza c'è rispetto a questa situazione?' Voglio bene a mia madre, non la voglio criticare. Ma è quello il modo in cui ti crescono qua. Non è soltanto una distorsione mediatica".

Mentre viveva in Europa, Carson è stato testimone di un diverso spartiacque generazionale in seguito alla Brexit—una totale separazione e incomprensione tra le generazioni precedenti e i giovani. È una cosa che ora sta succedendo anche negli Stati Uniti. La band crede che il conservatorismo sia in crescita dappertutto. "Il nazionalismo si sta mobilitando in un modo strano", dice Pat. "I social media danno a tutti un pulpito da cui parlare. Non importa che queste parole abbiano senso, solo quante persone le leggono. Come Donald Trump che 'dice le cose come stanno'. No, Trump: sei solo un bambino che sbraita il suo punto di vista distorto. È spaventoso, cazzo, quanto velocemente si diffondano queste stronzate da ignoranti".

Mentre il mondo diventa sempre più estremo, Carson si rifugia nella finzione, e qui torniamo a JG Ballard, uno scrittore con cui sente un'affinità particolare. "È come ripulirmi il cervello. Mi ha aiutato dopo che avevo seguito le notizie. Nel mio mondo di fantasia posso vedere le persone in posizioni di potere soffrire e venire punite per la loro arroganza". Il cantante si rivede anche in William Burroughs. "Mi sembra di allontanarmi sempre di più da quello che la gente vorrebbe [dai Merchandise]", dice. "È ​terribile​ per la vendibilità del tutto…"

Alle nove di sera, il negozio di dischi e libri Mojo è pieno da scoppiare per il loro secondo in-store. Potete riconoscere gli interni dai video live dei primi concerti dei Merchandise, prima di 4AD. Venivanoa suonare qui quando non sapevano dove altro andare. Dave si siede per terra e improvvisa un folle assolo di 13 minuti, come se fosse nel salotto di casa sua. Carson si siede al suo fianco, ululando come un coyote, prima di iniziare un breve concerto composto da pezzi vecchi e nuovi, tra cui "Become What You Are" da ​Children Of Desire ​del 2012. La prima volta che hanno suonato questa canzone è stato tra queste quattro mura. "I'm my mother's son / I'm a rolling stone" ​​dice il testo, esprimendo sentimenti di conflittualità. C'è il posto da cui viene e il posto verso cui va. Entrambi lo spaventano. In qualche modo questa canzone è riuscita a uscire di qua, catapultandoli al di fuori insieme a lei. È stato uno strano viaggio finora. "Capirò i Merchandise quando la band sarà finita e staremo pensando alla reunion", scherza.

Prima che me ne vada nota la mia spilletta di David Bowie. "Ho pianto", dice, riguardo alla morte di Bowie. Anche la morte di Lemmy ha influenzato "l'atmosfera di lutto" su questo disco. L'ultimo album in studio di Bowie, ​Black Star​, è uscito appena prima della sua morte e parla della sua fine inevitabile, ma nessuno si è reso conto che fosse così vicina. "Un vero mentore", dice Carson. "Stava vivendo alla faccia della morte, invece di morire e basta. È così che vorrei vivere io. Come puoi arrenderti?" Fa una pausa. "Non puoi che concentrarti su quello che verrà. È un intero disco che parla di morte. Tutta l'arte lo fa. Tanto vale farlo tramite qualche canzone d'amore".

A Corpse Wired for Sound è disponibile da 4AD.

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