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Ci mancherai, Philip Seymour Hoffman

Quando vedi Philip Seymour Hoffman recitare sai che stai guardando qualcosa di vero. Ora che è morto, ritrovato nel suo appartamento di New York a 46 anni, pensare che non potrà più farlo è fin troppo triste.

Immagine di Marta Parszeniew

Nel teatro, i ruoli interpretati da un attore segnano la sua vita. Il volto fresco dell'Amleto di oggi sarà il Lear consumato dal tempo di domani. Se ai vecchi attori piace raccontare le storie è perché tutto ciò che li circonda passa e finisce velocemente. Philip Seymour Hoffman, trovato morto nel suo appartamento di New York per una probabile overdose di eroina, era un attore con profonde radici nel teatro, un uomo che sapeva come commuovere il pubblico, che riusciva a mostrare loro qualcosa di vero. Un uomo che con la sua interpretazione avrebbe tirato fuori il meglio di Re Lear.

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Seymour Hoffman è salito alla ribalta in un'epoca in cui avere tre nomi sembrava quasi obbligatorio per diventare un attore promettente. Insieme a John C Reilly e William H Macy, ha recitato in Boogie Nights di Paul Thomas Anderson interpretando Scotty J, il ragazzo un po' sfigato innamorato di Dirk Diggler. Quello è stato uno dei primi segnali della presenza di un attore in grado di mostrare al pubblico, a livelli inquietanti e talvolta insoppportabili, cosa volesse dire essere profondamente umani e al tempo stesso outsider—cosa significasse lottare contro i problemi di comunicazione in una corsa impossibile verso la felicità. In questa scena Scotty mostra a Dirk la sua nuova macchina, che ha comprato con il solo scopo di impressionarlo.

Quando poi gli si butta addosso, col suo parlare troppo in fretta, incespicando prima di essere gentilmente rifiutato, Seymour Hoffman riesce a impersonare tutti quelli che hanno provato cosa significhi amare senza essere contraccambiati. È ubriaco e disperato, e giustifica il suo gesto dicendo di essere ubriaco e disperato, come se non gli attribuisse alcuna importanza—mentre nella realtà è l'esatto contrario. E a colpire più di ogni altra cosa è la sessualità del personaggio (un segreto difficile da custodire), e le paure e le fantasie che ne derivano. Seymour Hoffman la presenta al meglio stando seduto da solo in macchina, con il broncio, mentre piagnucola e si dà dell'idiota, più e più volte. Siamo tutti degli idioti, degli idioti che provano a esprimere alla persona amata cosa provano. E nessuno sa mostrarlo meglio di Philip Seymour Hoffman.

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Un anno dopo, in Happiness di Todd Solondz, ha interpretato Allen, ruolo simile a quello di Boogie Nights ma con un grado in più di perversione. Allen telefona ossessivamente ad alcune donne (a una, in particolare) mentre si masturba, immerso in una solitaria pantomima di odio verso se stesso. Il suo personaggio è triste ed escluso dalla felicitá come Scotty J, ma è anche inquietante e sinistro, e pure disperato. Dicono che gli attori dovrebbero usare i mezzi di cui meglio dispongono e Seymour Hoffman, con la sua carnagione pallida, la riga da una parte e il fisico non asciutto, riusciva a sfruttare queste caratterisitche come nessun altro. A vederlo in Happiness sembra sudare senza sosta e respirare in modo affannoso.

Quello de ll Grande Lebowski è un personaggio estremamente lontano dalla frustrazione di Happiness, ovvero Brandt, il commesso un po' impettito, mentre ne Il Talento di Mr. Ripley è Freddie Miles, un losco e artistocratico snob festaiolo. Qui è dove scopre che Matt Damon sta spiando Jude Law mentre si dà da fare con Gwyneth sulla loro barca. L'aspetto brillante della situazione è che la sua espressione sembra preoccupata per un mezzo secondo, ma subito dopo si fa sbeffeggiante come quella di uno studente navigato di fronte a una matricola.

A Robert De Niro piace fare il buffone, ma in nessuna commedia alla Ti presento i miei/ Mi presenti i tuoi? è riuscito ad intrattenervi mentre Ben Stiller farfugliava qualcosa in sottofondo. Avrebbe dovuto prendere esempio da Phil. Come in …E alla fine arriva Polly quando grida “Danza della pioggia!”, “Cioccolato bianco!” e “Fa che piova!”, mentre agogna furiosamente un time out in una delle scene di basketball migliori nella storia del cinema. …E alla fine arriva Polly non spiccherá tra le brillanti interpretazioni della sua carriera, ma è una conferma del fatto che ogni film potrebbe essere di gran lunga migliorato—e in questo caso trascinato nel regno dell’intrattenimento—da un attore del suo calibro.

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Man mano che avanzava con l’età, Seymour Hoffman ha ricevuto ruoli sempre più impegnativi e che mostrano al meglio la sua bravura. In The Master è riuscito a dominare le scene, portando il teatro sul grande schermo attraverso Lancaster Dodd, personaggio ispirato all'autore americano L. Ron Hubbard. In questa scena si esibisce cantando “Go No More A-Roving”, e lo fa in maniera maestosa e allo stesso tempo ridicola, dando alla scena una vaga atmosfera da Stanley Kubrick. Quella stessa imponente teatralità è presente nella scena de La guerra di Charlie Wilson, in cui dice al suo capo di sapere che sta “onorando il culo” della moglie di un altro uomo, per poi di rompere un vetro e uscire infuriato dall’ufficio. In Synecdoche, New York porta avanti un film lungo, contorto, talvolta brillante e spesso sconcertante, tutto sulle proprie spalle come Atlante col mondo.

Seymour Hoffman aveva un dono che pochi attori possiedono. Era in grado di modificare il suo corpo quasi magicamente per entrare in una parte. Non grazie a drastiche diete, ma attraverso la recitazione. Qualche anno fa, mentre guardavo il piccolo ed esile Mark Rylance nella brillante Gerusalemme, mi sono chiesto come facesse a sembrare l’uomo piú grosso dell’intero palcoscenico. E così è stato per Seymour Hoffman con l’Oscar per l'interpretazione del minuscolo e collerico Truman Capote, riproposto con una performance fisica ed emotiva tale da farlo sembrare più un twink che un bear.

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Nel ruolo del grande critico musicale Lester Bangs in Quasi Famosi, Seymour Hoffman osserva che: “La grande arte parla di colpa e desiderio.” L'arte di Seymour Hoffman parlava proprio di questo. Quando si discute di teatro, la parola “verità” si usa spesso a caso; è un concetto vago che comprende molte cose, incluso l'evitare di fare i buffoni, di apparire finti o a disagio. È una cosa difficile da determinare, ma è più semplice quando te la trovi di fronte. Quando vedi Philip Seymour Hoffman recitare, stai guardando qualcosa di vero. Pensare che non potrà più farlo è fin troppo triste.

Philip Seymour Hoffman ha lasciato la sua fidanzata di sempre Mimi O'Donnell e i loro tre figli, Tallulah, Willa e Cooper. Aveva 46 anni.

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