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Il Family Day è stato il festival della paranoia ultracattolica

Sabato siamo stati al Family Day di Roma, organizzato per condannare la "teoria del gender" e il disegno di legge Cirinnà, per capire chi nel 2015 crede che aborto, divorzio, convivenze e omosessualità siano una minaccia.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Foto di Federico Tribbioli

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I primi cartelloni che vedo appena metto piede a piazza San Giovanni non potrebbero essere più espliciti. In uno c'è scritto: "Gender / Teorie sataniche"; quello a fianco recita "Gender / la pazzia di un popolo;" e l'ultimo, sulla sinistra, esprime un grande "NO" stampato in rosso a "aborto, divorzio, convivenze e eutanasia," mentre in calce campeggia la scritta in maiuscolo: "L'EUROPA SENZA DIO NON HA FUTURO."

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Sono da poco passate le tre di pomeriggio di sabato, l'afa è appena subentrata agli scrosci di pioggia, e di fronte a me una distesa di gente è radunata nel centro di Roma per il Family Day. Dal grande palco, intanto, partono canti religiosi e giungono le prime, attendibili stime ufficiali: "Siamo già un milione di persone!"

Rimango a fissare un cartellone che mi sovrasta—"La #bellezza del #matrimonio è messa in pericolo dall'ideologia gender"—e qualcuno da dietro mi spinge perché vuole passare.

La manifestazione, che dovrebbe essere "aconfessionale e apartitica," segna il ritorno in piazza della galassia ultracattolica italiana. Come ha ricostruito Repubblica, il comitato organizzatore "Difendiamo i nostri figli," riunisce al suo interno—tra gli altri—neocatecumenali, il gruppo teocon dei "Parlamentari della famiglia," le Sentinelle in Piedi, gli evangelici, l'associazione "Manif pour tous," gli antiabortisti del "Movimento per la vita" e i quotidiani cattolici come La Croce. Defezioni importanti sono arrivate da Comunione e Liberazione, dalla CEI e dalla Chiesa ufficiale, anche se il Vicariato di Roma ha invitato gli insegnanti di religione a sfilare.

I bersagli grossi del Family Day, comunque, sono sostanzialmente due: la cosiddetta teoria del gender e il (blando) disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, attualmente all'esame del Parlamento.

La premessa fondamentale da fare è che questa "teoria (o ideologia) del gender" non esiste, sebbene anche il Papa ne abbia parlato più volte definendola come "uno sbaglio della mente umana." Secondo i suoi oppositori, questa perversa ideologia vorrebbe annullare le differenze di genere e distruggere la famiglia—e quindi la società—tradizionale.

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Nelle versioni più estreme, "l'ideologia gender" è una specie di lavaggio del cervello calata dall'alto dall'ONU per trasformare tutti i bambini in potenziali carristi del Gay Pride, se non direttamente una forma di pedofilia. Per il parroco di Arosio (Como), l'ideologia del gender è addirittura " più pericolosa dell'Isis."

Intorno a questo monolite—che alla fine è una strumentalizzazione reazionaria dei gender studies , che però sono tutt'altra cosa—si sono saldati e ricompattati i movimenti cattolici più oltranzisti, pezzi rilevanti della Chiesa e i partiti di estrema destra.

La sigla di estrema destra "Nessuno tocchi il mio popolo," composta da Forza Nuova e Movimento Sociale Europeo, a piazza San Giovanni.

Finora, la crociata "anti-gender" ha funzionato soprattutto nelle scuole italiane, che la propaganda cattolica descrive come "campi di rieducazione LGBT" in cui la "Gaystapo" infligge ai bambini pornografia spacciata da "programmi eduticavi."

Nei giorni antecedenti il Family Day, per esempio, è circolata parecchio una lettera scritta dalle preside di una scuola romana in cui si parlava di un presunto "emendamento gender" infilato di nascosto nella riforma della scuola, e si invitavano i genitori a visitare il sito del comitato "Difendiamo i nostri figli."

Nella stessa lettera si rilanciava la falsa notizia delle linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità all'educazione sessuale, un catalogo di perversioni che iniziano dalla "masturbazione infantile precoce" per i bambini da 0 a 4 anni, e arrivano dritti a "aborto, pornografia, omosessualità, bisessualità, asessualità" non appena si passano i 15 anni.

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Questo atteggiamento in cui si intrecciano paranoia, disinformazione e vittimismo lo si può tranquillamente ritrovare nel Family Day di piazza San Giovanni, e soprattutto negli interventi dei vari speaker. Il primo a parlare è il portavoce del comitato organizzatore, il neurochirugo Massimo Gandolfini, che poco più di un mese fa ha scritto un articolo sulla Croce per lamentarsi del fatto che ormai è "socialmente inaccettabile sostenere l'opinione per cui l'omosessualità sarebbe una malattia."

"Questa è una piazza di popolo, non una piazza di lobby," esordisce Gandolfini. Finite le presentazioni di rito, il neurochirurgo attacca la teoria del gender, che secondo lui porterebbe "i bambini a scegliere tra un numero di generi sempre in aumento"—ben cinquantotto—e fa crescere "persone vulnerabili, fragili e manipolabili anche nelle relazioni affettive."

Poco dopo viene letta una lettera dell' Associazione Genitori e Amici di Persone Omosessuali (Agapo) , in cui si esprime la "piena adesione" al Family Day e la contrarietà al ddl Cirinnà, che "non fa il bene delle persone omosessuali" poiché "il matrimonio gay è un non senso sul piano antropologico, oltre che un'ingiustizia."

Parole piuttosto strane per un'associazione che si dice vicina ai gay, no? E infatti, a dispetto del nome, sul sito di Agapo ci sono testimonianze sull'efficacia delle "terapie riparative" per "curare" i gay, articoli di sostegno alla Manif pour tous, nonché una preghiera per i genitori che sono "in sofferenza" a causa dell'omosessualità dei figli.

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Poco dopo sul palco sale l'imam del quartiere romano di Centocelle. I timidi applausi iniziali diventano più convinti quando l'imam sostiene che la teoria del gender è "cattiva per l'umanità" e "inquina i cervelli dei nostri figli," i quali "devono crescere da padre e madre veri che danno vero affetto ai figli."

Anche qui, la convergenza potrebbe essere a prima vista bizzarra. Ma non lo è: lo scorso marzo, ad esempio, il Centro Islamico di Brescia era sceso in piazza a Brescia con le Sentinelle in Piedi proprio per protestare contro "l'ideologia gender" e le unioni civili.

Un cartellone in italiano e "arabo", con parole tuttavia scritte al contrario.

Esibite le credenziali di Pace, Tolleranza e Apertura, il Family Day entra nel vivo. Sui maxischermi sono proiettati prima il video in cui Papa Francesco dice che l'ideologia gender è una "colonizzazione ideologica," poi una clip della Manif pour tous che, tra gli innumeravoli crimini della teoria del gender, annovera anche quello di dire alle ragazze che in futuro potranno "guidare un camion" come i ragazzi.

I maxischermi ritornano sul palco, dove nel frattempo sono saliti Vincenzo e Sara Aquino, due genitori di 11 figli osannati dalla folla. Infine, tocca agli interventi degli "intellettuali anti-gender" di riferimento.

Una di questi è la giornalista Costanza Miriano, l'autrice del libro Sposati e sii sottomessa che recentemente ha provocatoriamente minacciato di separarsi dal marito nel caso in cui dovesse passare il ddl Cirinnà. Miriano inizia dicendo di avvertire una sorta di "isteria collettiva" sulla differenza tra maschi e femmine, e che "l'insofferenza a tutto quello che parla di maschio e femmina ha raggiunto il parossismo, c'è una sorta di polizia del pensiero."

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Dopo aver citato Gaber e altri autori, la giornalista dice: "Essere genitori viene dalla differenza di maschile e femminile. Solo così si possono fare figli, e non è una discriminazione, ci dispiace, è la natura." Che aggiustata un po' potrebbe suonare come: "Non siamo noi a discriminare, siete voi che siete contronatura."

Quando Miriano si avvia alla conclusione, decido che è arrivato il momento di spostarsi. Riesco a trovare un varco in mezzo alla folla—che, secondo gli organizzatori, è ormai salita a un milione e mezzo—e arrivo quasi in mezzo alla piazza, vicino a un gazebo pieno di bandiere della Manif pour tous. In lontananza, dagli amplificatori sento parlare di "maschietti costretti a mettersi il rossetto dalle maestre."

Provo a fare qualche domanda ai manifestanti, ma quando mi presento come "giornalista" le persone improvvisamente perdono il dono della parola. Del resto, in un volantino diffuso dall'associazione ultracattolica "Giuristi per la vita," si consigliava espressamente di schivare i giornalisti: " EVITATE di rilasciare dichiarazioni […]. UNA SOLA risposta sbagliata può delegittimare l'intera manifestazione."

Verso le quattro e mezza è proprio Gianfranco Amato, il presidente di "Giuristi per la vita", a prendere la parola. "Il popolo è qui oggi per dire BASTA all'ideologia gender nelle scuole. Noi non vogliamo che i nostri figli nelle scuole escano con la mente sbagliata, con tanta confusione e con l'anima avvelenata!"

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Utilizzando un tono oltremodo concitato, Amato spiega che in Italia siamo nel pieno di "una deriva totalitaria," dove le scuole sono diventati campi di rieducazione e i bambini "cavie da laboratorio" su cui novelli Mengele—gli insegnanti—sperimentano la mostruosa teoria del gender. A quali fini si faccia tutto ciò non viene mai spiegato, ma la gente continua ad applaudire convintamente. L'intervento di Amato si conclude con la citazione di un famoso discorso di guerra di Winston Churcill: "We shall never surrender ."

Io vorrei arrendermi. Ma non posso: il muro di persone dietro di me è una frontiera invalicabile. Sul palco, intanto, si è materializzato Mario Adinolfi, l'uomo che nell'arco di qualche anno è riuscito a passare dalle primarie del Partito Democratico alle Sentinelle in Piedi e alla direzione di giornali ultracattolici.

"Una piazza così Roma non la vedeva da tempo," inizia Adinolfi, che poi se la prende con l'ex collega di partito Ivan Scalfarotto per aver definito "inaccettabile" una manifestazione del genere. Il resto del suo discorso è un feroce attacco a Elton John e ai figli adottati dal cantante.

L'ultimo relatore sale sul palco intorno al cinque, reggendo in mano una grossa croce. Si tratta di Kiko Argüello, ex pittore spagnolo che ha fondato il "Cammino neocatecumenale," un movimento che negli ultimi decenni è diventato una vera e propria potenza all'interno della Chiesa Cattolica—sebbene alcuni vescovi e cardinali italiani, tra cui Carlo Maria Martini, non l'abbiamo mai visto di buon occhio . L'anno scorso il quotidiano tedesco Die Zeit ha dedicato una durissima inchiesta al movimento, accusandolo di essere una setta.

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L'intervento del capo dei neocatecumenali va avanti per più di mezz'ora e sembra non finire mai. Al torrente di parole si alternano anche delle canzoni composte dallo stesso Argüello. Una di queste, " Una donna vestita di sole", ha parti di testo che sembrano uscite da una puntata di Game of Thrones: "Allora apparve un altro segno nel cielo / Un enorme drago rosso con sette testa e dieci corna / Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire / Per divorare il bambino appena nato ."

Intorno a me tutti la conoscono a memoria. Proprio in quel momento il cielo sopra piazza San Giovanni inizia a riempirsi di nuvole. "Non piove, state tranquilli!" esclama Argüello. In molti, però, non gli danno retta e abbandonano la piazza.

Di lì a poco, infatti, un forte temporale fa scattare l'esodo di massa e sancisce la fine della manifestazione. San Giovanni si svuota in poco tempo, le persone cercano di ripararsi con qualsiasi cosa e si lasciano alle spalle tutto ciò di cui non hanno più bisogno.

I commenti del giorno sono stati a dir poco trionfali. "È stata una piazza di luce e di verità, senza nessun accento di tipo omofobico o discriminatorio," ha detto Massimo Gandolfini. Mario Adinolfi, dal canto suo, ha parlato di un "popolo speciale" determinato a cambiare la storia. Ma c'è anche chi, come il filosofo rossobruno Diego Fusaro , ha continuato a battere sul tasto del vittimismo a oltranza.

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#familyday Presto lo stesso essere eterosessuali sarà condannato come reato omofobico. Orwell era un dilettante,la realtà supera la fantasia
— Diego Fusaro (@DiegoFusaro) June 21, 2015

A ben vedere, è proprio la mentalità da assedio ad aver spronato e compattato la piazza del Family Day. Centinaia di migliaia di persone, infatti, si sono dipinte come una minoranza martoriata da oscure lobby che vogliono trasformare le aule italane in set di Brazzers, o che stanno per convincere gli scolari maschi ad andare in giro con la gonne e il tacco 12 per poi sposarsi con un altro uomo.

Tutto ciò, peraltro, in uno dei paesi europei con la legislazione più arretrata in tema di diritti civili—diritti che, allo stato attuale delle cose, continuano a essere un miraggio.

Mappa dei diritti civili in Europa, oggi sul Corriere della Sera (notare il colore dell'Italia) (via @luigiscorca) pic.twitter.com/fU2Zsmd29y
— Dino Amenduni (@doonie) March 9, 2015

In compenso, giornate come quella di sabato dimostrano come le piazze si possano riempiere con pretesti privi di fondamento (come la "teoria del gender") ma perfettamente funzionali a una difesa dello status quo sempre più aggressiva.

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