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stili di gioco

Michu e Fellaini: trequartisti atipici

Il belga anarchico e lo spagnolo che non sembra tale, faccia a faccia nell'ultimo scontro tra Everton e Swansea.

Personalmente non ho nulla contro i centrocampisti brevilinei scuola Barcellona cui si riferiva in senso dispregiativo Barney Ronay sul Guardian, in un articolo di qualche tempo fa, chiamandoli "velcro touch midfield gnomes". Tra i dodici e i tredici anni anch'io ero alto più o meno come Xavi e giocavo a centrocampo, però poi sono cresciuto, come si dice, "tutto insieme". A causa di una tallonite legata probabilmente alla crescita non ho potuto giocare a calcio in quel periodo, e non solo ricordo ancora lo strano effetto che fece ritrovarsi con una palla grande la metà di quanto ricordavo tra i piedi, le difficoltà nel controllarla e dirigerla con la stessa precisione di prima, ma sopratutto non potrò mai dimenticare il dolore datomi dall'allenatore quando dal centrocampo mi spostò in difesa (nonostante una visione di gioco non comune…).

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Perdonatemi l'intro intimista. Questo pezzo parlerà di due centrocampisti sopra il metro e 80 (uno dei due di molto sopra) che, senza ridursi a giocare davanti la difesa come Sergio Busquets, possono fare da alternativa a Iniesta e Xavi nel vostro immaginario.

Così, sabato scorso, poche ore prima che il Barcellona-a Granada-trasformasse l'ennesima partita in un assedio, una di quelle tre o quattro l'anno, però, in cui la difficoltà del Barcellona a trovare lo spazio sufficiente a fare passare il pallone tra le gambe dei difensori rende il concetto stesso di assedio interessante e spettacolare, e il portiere avversario (Toño) gioca la miglior partita che giocherà probabilmente in vita sua, una di quelle partite in cui può persino capitare che Messi perda la pazienza e se la prenda con Villa, una partita risolta dalla soluzione cui il Barcellona ricorre solo nei casi disperati: il tiro da fuori; poche ore prima, dicevamo, in Galles, al Liberty Stadium, andava in scena tutto un altro spettacolo: Swansea vs Everton. Ovvero Michu vs Fellaini, i due giocatori chiave delle rispettive squadre. Per non rischiare uno streaming di bassa qualità ho chiesto le chiavi di casa a un amico che ha Sky e ho guardato la partita mentre la sua donna delle pulizie passava lo straccio.

Everton e Swansea, dopo aver cominciato alla grande la Premier League 2012-2013, venivano entrambe da un punto nelle ultime due partite. David Moyes, l'allenatore dell'Everton, ha scelto il solito 4-4-1-1. L'unica novità era Mirallas a destra, un giocatore che, se non è il Ronaldo belga, è comunque un trequartista puro, uno a cui non si può chiedere la fase difensiva. Di solito Moyes preferisce difendere a destra per attaccare a sinistra. Baines, il terzino che lo scorso anno si è rotto tibia e perone in un incidente con una macchinetta da golf, è il giocatore della Premier League che nelle prime quattro partite ha effettuato più passaggi decisivi. Con Pienaar fanno a turno a tenere largo il terzino e puntare palla al piede verso il centro. Quando Fellaini si sposta da quella parte l'Everton è in superiorità numerica e uno dei tre può salire indisturbato. In alternativa, Fellaini si butta in area a fare da seconda punta. Un metro e 95 più i capelli afro, di testa sono quasi tutte sue.

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Lo Swansea lo scorso anno era una provinciale entusiasmante ambiziosa, che non faceva differenza tra casa e fuori, che palleggiava allegramente a Manchester come a Londra senza modificare di una virgola il proprio schieramento. Una squadra che si è distinta per un gioco dominante basato sul possesso palla (in media intorno al 60 percento). Una cosa molto poco britannica, specie per una neopromossa, per il quale lo Swansea è stato ribattezzato Swanselona. Un'idea di calcio che ha accompagnato lo Swansea dalle categorie inferiori e che l'ha portato all'undicesimo posto in Premier, alla prima stagione dopo 29 anni di assenza. Una tradizione lunga una manciata di stagioni e passata attraverso allenatori diversi; il primo non per niente fu lo spagnolo Martinez, poi Paulo Sosa, Rodgers e infine Laudrup: "La personificazione del calcio offensivo," stando alle parole di Belenguer, suo ex giocatore al Getafe.

Ma lo Swansea di Rodgers, oltre ai problemi difensivi, era anche la squadra con il peggiore rapporto di tutta la Premier tra possesso palla e tiri in porta. A brillare erano sopratutto Joe Allen (passato al Liverpool insieme al suo allenatore) e Leon Britton, i mediani. Con sei punti dopo le prime due partite, otto gol fatti e nessuno subito, Laudrup ha generato, se possibile, attese ancora più grandi nei propri tifosi (mentre Rodgers al Liverpool dopo cinque partite è fermo a due punti). Si sono viste le stesse trame complesse dello scorso anno (come quella di 22 passaggi che ha portato al gol di Rangel contro il West Ham), ma una maggiore fluidità. Dovuta in parte proprio a Michu.

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Pochi minuti sono sufficienti a rendersi conto che Mirallas serve sopratutto per tenere basso Davies minacciando al tempo stesso i centrali di difesa. L'Everton continua ad attaccare quasi solo a sinistra, ma è più equilibrato del solito e può esercitare un pressing di posizione già nella metà campo dello Swansea. Osman e Neville pressano Ki e De Guzman, con l'aiuto di Fellaini in raddoppio. A volte addirittura Osman si allinea con Fellaini, uno contro uno con i mediani avversari, lasciando Neville solo con Michu. All'undicesimo lo Swansea perde una brutta palla in fase di costruzione. Di fatto non riesce a esercitare il suo solito possesso palla, fondato sul triangolo che ha per base i due mediani e come vertice, appunto, Michu che non ne vede praticamente una nella propria metà campo.

Alto e biondo, col numero nove sulle spalle, Michu è un'anomalia del calcio spagnolo (e proprio per questo sono molto scarse le probabilità di vederlo un giorno con la maglia della Roja). Proveniente dalla categorie inferiori (è rimasto fino a 21 anni col Real Oviedo in quarta divisione, poi col Celta Vigo in seconda fino ai 25) la stagione passata ha segnato 15 gol partendo dietro l'unica punta nel 4-2-3-1 del Rayo Vallecano.

Laudrup lo ha voluto allo Swansea per sostituire l'islandese Sigurdsson, un altro giocatore longilineo che occupava, seppur in modo diverso, quella stessa posizione in campo (a sua volta Sigurdsson è stato voluto da Villas-Boas al Tottenham per dare mobilità al sistema rigido ereditato da Redknapp). Costato appena due milioni di sterline, Michu è un buon esempio di come sia possibile fare un mercato intelligente e funzionale (insomma, non come da noi che il Presidente o il D.S. comprano e vendono i giocatori e poi ci si aspetta che l'allenatore metta una squadra in campo in un modo o in un altro).

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Posizionato dietro la punta, Michu può recuperare palloni grazie alla sua fisicità e legare pazientemente il centrocampo con l'attacco, garantendo continuità di manovra con un gioco a un tocco. Al tempo stesso fa da riferimento immediatamente dietro la punta (l'amatissimo Graham) attirando fuori dalla linea difensiva uno dei due centrali di difesa avversari e liberando quei corridoi in cui si possono infilare le ali.

Michu è ancora migliore quando deve correre lui nello spazio, come in occasione del secondo gol al Queens Park Rangers nella sua partita di esordio in Premier League (doppietta più assist). Un sinistro a giro di un'eleganza che lo riscatta da tutta la gavetta fatta e i pregiudizi tecnici di fronte a cui può essersi trovato in carriera, lui come tutti quelli troppo alti per giocare a centrocampo (sto parlando di me stesso).

Dopo un esordio di una bellezza accecante e altri due gol nelle successive due partite, Michu e lo Swansea hanno rallentato. La sconfitta contro una squadra fisica e ordinata come l'Aston Villa ha messo in luce i limiti difensivi di un sistema di gioco bello e fragile, e la partita con l'Everton giungeva come un piccolo primo momento della verità nella stagione 2012-2013.

Di origini marocchine, Marouane è figlio di Abdelatif Fellaini, ex calciatore, portiere per la precisione, emigrato per giocare in una squadra belga e rimasto in Belgio come autista del tram quando il club marocchino proprietario del cartellino si è rifiutato di firmare il transfer. A 16 anni, come testimonia un suo ex compagno di squadra allo Standard Liegi, Christophe Dessy, a vederlo giocare "c'era di che ridere." Goffo e maldestro, tecnicamente inferiore a molti che non sono arrivati in prima squadra, Fellaini è esploso a 18 anni. A 23 viene acquistato dall'Everton per 15 milioni di sterline e diventa nel giro di poco un giocatore fondamentale. Nella prima partita della stagione 2012-2013, Fellaini batte praticamente da solo il Manchester United (e dato che amo profondamente i video in cui vengono montate solo le azioni che riguardano un determinato giocatore-dovrebbero farne di più e con più giocatori, anche quelli scarsi-qui c'è la sua partita contro il City nel 2010 dove, al minuto 4.21 del video, fa quella cosa che faceva Zidane, la giravolta sul pallone, a Bellamy; e qui la sua partita contro il Manchester United dello scorso anno, finita 4-4). Chelsea e United hanno pronta un'offerta per gennaio ma Fellaini ha smentito di pensare a qualcosa di diverso da Everton e Belgio. Al prossimo mondiale brasiliano giocherà al fianco di gente come Hazard e Witsel.

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Nelle passate stagioni Moyes era solito utilizzarlo come mediano in un classico e reattivo 4-4-2 (nel 2010 vicino ad Arteta). Quest'anno invece, per ora, lo ha sempre schierato dietro l'unica punta (Jelavic di solito, in questo caso Anichebe). Fellaini svolge quel ruolo di "target man", il giocatore a cui passare la palla per far salire il resto della squadra, punto di riferimento su cui lanciare, che di solito viene affidato alla punta (vedi Andy Carroll). Come nel caso di Michu, una simile variazione fa sì che un difensore centrale debba uscire per andare in pressing su di lui, liberando quello spazio alle sue spalle in cui si possono muovere gli esterni o la punta. L'Everton non ha i palleggiatori con cui uscire dal pressing e Fellaini rappresenta una fondamentale soluzione intermedia per scavalcare il centrocampo.

L'aggettivo più utilizzato dalla stampa inglese per descrivere il dominio fisico che Fellaini esercita sui suoi avversari è "unplayable". Con Fellaini non ci si può giocare. Fellaini allunga le gambe intorno alla palla per proteggerla e potresti stare lì anche un paio d'ore, ma non riusciresti a togliergliela. Fellaini è frustante, perché sai che non è così bravo con i piedi, ma la palla non te la fa vedere lo stesso. Fellaini è frustrante anche per i tifosi avversari, che lo odiano, ed esultano se perde palla. Fellaini si mette le mani sui fianchi e gli viene fuori la gobba, cammina come uno che ha problemi all'anca ed è lento, ma pensa bene e velocemente. Fellaini è un calciatore anarchico ma tatticamente utilissimo. Fellaini è capace di stoppare la palla di petto mentre un avversario vicino a lui prova a colpirla di testa.

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Ed è proprio stoppando di petto una punizione battuta dalla linea di metà campo che Fellaini mette nelle condizioni Anichebe di portare in vantaggio i Toffees. Un assist di braccio (in ogni caso a mio avviso era gioco pericoloso) che, secondo alcuni, l'arbitro non avrebbe visto proprio per via della pettinatura afro che ai tifosi della Liverpool operaia piace tanto.

In ogni caso, non c'è stata partita-salvo un momento a cavallo tra primo e secondo tempo in cui Rangel fallisce due belle occasioni, sfruttando proprio sulla sinistra dell'Everton le carenze difensive di Pienaard. E la prestazione di Fellaini è stata di gran lunga superiore a quella di Michu. Mentre lo spagnolo era sempre in ritardo nel pressing e i compagni imprecisi nel servirlo (si farà addirittura ammonire rovinando un contropiede interessante, per una trattenuta inutile su Osman che avrebbe potuto semplicemente superare), Fellaini ha dato lo slancio alla ripartenza che ha portato al secondo gol dell'Everton con un passaggio filtrante di 25 metri che ha fatto da prologo all'assist di Pienaar per Mirallas.

Nel secondo tempo Fellaini ha continuato a vincere tutti i duelli aerei che gli sono capitati, ha sbagliato un contropiede (o meglio, ha dribblato l'ultimo difensore che si è gettato a corpo morto sulla palla come un soldato su una bomba che sta per esplodere) e ha lisciato di sinistro a pochi passi dalla porta, rendendosi (momentaneamente) ridicolo davanti a tutto lo stadio.

Poi, a dieci minuti dalla fine, deviando di testa una punizione di Banes sulla schiena di un avversario, Fellaini ha messo la sua firma sull'incontro. Come se ce ne fosse stato bisogno. I tifosi dell'Everton già in occasione del passaggio per il secondo gol avevano cantato  la sua canzone, che adesso riprendono con più convinzione (subito dopo aver intonato un esagerato "We are gonna win the league"). Sull'aria di "I love you baby" di Diana Ross, il ritornello fa così: Marouane Fellaini I'll let you shag my wife, Marouane Fellaini, she loves curly hair too…

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