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vita vera

Di cosa volete che parli questa rubrica?

Il primo post/esperimento di partecipazione di VICE.

Ineluttabile ma ampiamente previsto, anche questa settimana è arrivato venerdì. E come ogni venerdì, eccomi davanti al monitor a chiedermi con quali futili argomenti riempire gli spazi di questa rubrica gentilmente (gentilmente?) concessami (concessami?) dagli amici (amici?) di VICE.

Io per me starei ore a parlarvi del gatto, del fatto che m’hanno rubato le ruote della macchina, e di questa birra al pepe rosa che ho assaggiato ieri mentre ripassavo un improponibile disco dei Genesis, ma ho il sospetto che il buon Lorenzo Mapelli, che tutte le settimane fa da tramite tra la mia stanza del Casilino e i lindi uffici di VICE alla periferia di Milano, me li tirerebbe dietro. E non sia mai che Vita Vera salti una settimana.

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Quindi facciamo così: vi propongo una serie di argomenti, riservandomi di trattarli in maniera più ampia e diffusa qualora da parte vostra vi sia un interesse effettivo. È ciò che si dice un esperimento di partecipazione: quello che voi lettori dovreste fare è indicare, nello spazio riservato ai commenti, di cosa questa rubrica dovrebbe occuparsi settimana prossima, pescando tra le cinque proposte che sottopongo alla vostra attenzione. Quali possano essere i margini di successo di questo esperimento, proprio non lo so. In genere non leggo i commenti in calce ai pezzi, ma a quanto pare si tratta perlopiù di recriminazioni tardoadolescenziali, puntualizzazioni ottuse, insulti più o meno velati, e ogni tanto (ma giusto ogni tanto) qualche “bravo!”. Stavolta però giuro che li leggerò. Sempre che lanciare un sondaggio del genere su VICE abbia senso. Ma veniamo alle proposte:

Proposta 1: GUIDA A ROMA OVEST

Avrete notato che, dopo il mio reportage su Roma Est, tale Matteo Gagliardi ha pubblicato su VICE un’altrettanto controversa Guida Turistica di Roma Nord. Perché mai quel pezzo d’Italia che sta fuori dal Raccordo Anulare sia tanto interessato alle ripartizioni geografiche daa Capitale, proprio non me lo so spiegare; ma a questo punto facciamo le cose come si deve e proseguiamo coi punti cardinali, no? Roma Sud è troppo difficile: comprende tanto i popolosi quartieri del Tuscolano quanto le ricercatissime palazzine-bene dell’Eur, e conta qualcosa come un milione di abitanti. Sarebbe insomma come parlare di una città tipo Torino, quindi se permettete passo. Roma Ovest invece… cos’è mai Roma Ovest? Che gente ci abita, come vive, che lingua parla? Una volta su Google Maps ho visto che ci sarebbero quartieri chiamati tipo Bravetta e Boccea: esistono sul serio? C’è dunque vita oltre Città del Vaticano? Potrebbe venirne fuori un reportage in stile National Geographic, con foto su flora & fauna e roba così.

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Proposta 2: BORGATA BOREDOM AMARCORD

Nonostante suoni (o almeno: ci provo) da un po’, non sono un tipo a cui piace andare in tour. Però ogni tanto è successo. L’anno scorso fui coinvolto da Toni Cutrone nell’affaire Borgata Boredom, una vera e propria truffa della quale, devo ammetterlo, fui responsabile involontario (per via di un infausto articolo da me firmato su un noto mensile musicale: non l’avessi mai fatto…). Il tour che ne seguì—dieci persone stivate in un furgone che già al casello di Roma Nord era diventato un immondezzaio—si presta bene a quel trito genere di gonzo-reportage che potremmo ascrivere alla voce “vita ruock”.

È un po’ la classica storia di un mucchio di deficienti che vanno in giro a suonare e tutto va a finire a puttane, tipo che già alla prima data (a Genova) minacciano di cacciarci dal locale perché il solito Demented ha lanciato i monitor in mezzo al pubblico rompendo un a quanto pare preziosissimo tavolino in marmo, mentre intanto un tizio nei camerini ci offre gentilmente del metadone avvertendoci però che “occhio che è pesante,” quindi il Marziano si vomita addosso nel mezzo di uno pseudoassolo, poi sempre il Marziano crolla sul palco apparentemente privo di vita e noi andiamo a controllare se effettivamente è morto ma invece no, fortunatamente è ancora vivo, quindi ce ne andiamo col gestore del locale che minaccia Toni Cutrone di non farlo più entrare a Genova nemmeno in caso di viaggio di nozze, e ci sbattono a dormire in un centro sociale la cui sala dormitorio è una tendopoli al coperto occupata da quaranta indignados spagnoli che stanno facendo una specie di marcia a piedi da San Sebastian ad Atene, e questi indignados si incazzano perché il Marziano russa, e la mattina dopo ci minacciano pure loro (gli indignados!) mentre noi poveretti dopo aver dormito non più di tre ore facciamo colazione al bar davanti, e poi arrivano quelli del centro sociale che ci chiedono chi cazzo siamo e perché siamo entrati di notte nel loro spazio, “Siamo quelli di Borgata Boredom!” risponde Cutrone, “E che cazzo sarebbe ‘sta Borgata Boredom?” rispondono loro, “avete disturbato gli INDIGNADOS per la miseria!”, ma “voi indignados noi desperados” gli fa il buon Grip Casino, e quel punto è chiaro che è meglio se ce ne andiamo, troviamo una trattoria economica ma il Marziano c’ha la guida Michelin e decide di andare a pranzare in un ristorante stellato e noi lo perdiamo di vista per quasi tre ore, allora Toni Cutrone prende Demented e gli chiede “perché non lo chiami?”, e Demented “subito!”, ma il genio invece di telefonargli che fa?, esce dalla trattoria e si mette alla ricerca del Marziano a piedi, chiaramente perdendosi tra i vicoli del centro, poi finalmente il gruppo si ricompatta ma siccome stanno ancora tutti fatti al volante ci va Toni, che però non ha la patente, ma in un modo o nell’altro riusciamo ad arrivare a Torino. Le date successive naturalmente sono state ancora peggio.

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Non è un genere di articolo che mi piace scrivere né che mi piace leggere, e anzi se c’è un genere che mi irrita è proprio il reportage gonzo-ruock, ma mi dicono che—ohibò—funzioni.

Proposta 3: L’USO IMPROPRIO DEL MILANESE NEL GIORNALISMO GIOVANILISTA ITALIANO

Mi viene da pensare che in effetti un pezzo sulla (ahem…) “vita on the road” già lo scrissi qualche anno fa, e guarda caso proprio per VICE (edizione cartacea). Il succo del pezzo era ovviamente che andare in tour era una merda, ma quando poi il giornale uscì ecco che il titolo era diventato: “Niente viaggi.”

Vi giuro che non capivo. Che significava “Niente viaggi”? Niente viaggi dove? Poi finalmente mi spiegarono: era un’espressione idiomatica milanese. Del tipo “ué, non ti fare viaggi!” (tradotto dovrebbe essere una cosa tipo: “ehi, non aspettarti nulla di che, riporta le tue aspettative a più modesti propositi.” Almeno credo, eh).

Se seguite il giornalismo italiano, specie se di taglio modaiol-giovanilista, avrete forse notato che i professionisti del settore si dividono in due categorie distinte: quelli che scrivono in italiano da una parte; quelli che scrivono in milanese dall’altra. A quanto pare, ai giornalisti (o presunti tali) milanesi, proprio non passa per la testa che la loro orripilante lingua infarcita di slang e gergo yé-yè non sia italiano, e che per un qualsiasi lettore a sud di Melegnano espressioni tipo “ma quanto sei avanti” risultino incomprensibili. Voglio dire, se in un pezzo me ne esco con un “Aho, me sta a pijà male” (imploro di non doverlo mai fare) quantomeno so che sto utilizzando un’espressione regionale. Il mio sospetto invece è che i colleghi milanesi pensino sul serio che in tutta Italia ci si esprima a furia di “mi ha preso un tot,” e che la numerazione degli autobus sia al femminile (la 90? Cos’è, il numero di una taglia?)

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La cosa, devo dire, mi ha anche provocato una serie di intoppi professionali. Una volta ero a Milano a parlare con un tizio, e quando gli feci presente che non capivo cosa stava dicendo, quello mi rispose:

“Eh, sarà un problema di latitude”.

Nota a margine: al primo che commenta che “ma quanto sei avanti” non è milanese o che “un tot” lo dicono pure a Bologna eccetera eccetera: voi non capite. Per un romano, qualsiasi dialetto del nord è milanese. Sul serio pensate che, da dove vi scrivo, l’idea che sopra la Toscana esistano entità geografiche dagli esotici nomi di Veneto o Piemonte abbia senso?

Proposta 4: VITA DA RICCHI

Già che parliamo di aneddoti pseudoprofessionali: c’è stato un tempo, ahimé ridotto a mero ricordo dalla famigerata Crisi, in cui ogni tanto mi spedivano qua e là per l’Europa (a volte persino negli Stati Uniti) solitamente a intervistare qualche tizio troppo famoso per prendersi il disturbo di fare un salto in Italia.

I viaggi erano sempre in business class, gli alberghi sempre a cinque stelle (una volta sei), se dovevo spostarmi c’era il taxi o addirittura l’autista privato, e tra una cosa e l’altra capitava di partecipare a inaugurazioni di alberghi griffati, feste private in compagnia di star della TV spagnola o tedesca (a me del tutto ignote, ma la gente gli chiedeva autografi), serate al ristorante con sedicenti mammasantissima del jet set internazionale, e insomma, roba così. Vita da ricchi, ecco. Poi tornavo a Fiumicino e salivo sul puzzolente trenino per Roma Termini, da lì mi infilavo nell’ancor più tragico bus 105, e finalmente approdavo nel mio rabberciato appartamento di Tor Pignattara, coi cassonetti gonfi di monnezza che beati mi aspettavano davanti al portone. Però cavolo, vuoi mettere la soddisfazione di dire agli amici “ho dormito in un sei stelle”? O di aver passato la serata a chiacchierare col Briatore belga, la Canalis portoghese, il Corona norvegese, nonché un’infinita pletora di aspiranti Paris Hilton da periferia dell’Impero? Vi interessa? Bah, io vi avverto: è un argomento parecchio noioso. Non m’è nemmeno mai capitato di, che ne so, andare al bagno e trovare il tizio che si tira la striscia di cocaina sul lavello firmato Philippe Starck. L’unica cosa importante che ho imparato, è che nei cinque stelle non è detto che la colazione sia inclusa perché si suppone che tu sia talmente ricco da poter tranquillamente spendere 30 sterline per un toast + caffè.

Proposta 5: LA CRISI ECONOMICA E I RISCHI DELL’EUROZONA

Nel suo intervento all'Europarlamento, il presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, ha parlato di “rischi” sul futuro dell'Eurozona, ma anche di motivi di “fiducia”, evidenziando che “la rivitalizzazione del credito è cruciale per la ripresa.”
Secondo Draghi, l'economia europea e il suo sistema finanziario, infatti, “continuano a trovarsi di fronte a tempi impegnativi” ma, ha proseguito, “ci sono anche ragioni per avere fiducia” purché i decisori politici “continuino ad attuare le misure concordate” in materia di risanamento fiscale, riforme strutturali e del sistema finanziario e sullo sviluppo—da attuare “con determinazione”—del quadro istituzionale dell'Unione in modo da evitare il rischio di eventuali “battute d'arresto.”
“Rivitalizzare l'erogazione di credito è cruciale per la ripresa” economica dell'Europa, ha affermato il presidente della Bce, che ribadisce come si siano fatti dei “progressi sostanziali” nella comprensione e nella prevenzione dei rischi sistemici da parte dell'Ue.

Materia su cui riflettere per quello che potrebbe diventare un articolo-chiave per il tanto chiacchierato piano editoriale del prossimo venturo VICE Business & Finanza.