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Non voglio assolutamente avere una fidanzata e sto benissimo così

Ho 29 anni, e in genere credo di avere una vita sessuale più attiva dell'italiano medio. Ma le relazioni non mi interessano, e trovo limitante e costrittiva la figura tradizionale della coppia.
Foto di Stefanie Katzinger.

Testimonianza raccolta da Carla De Biase.

Quando dico che ho quasi 29 anni e da 11 non ho una relazione sentimentale che vada oltre qualche aperitivo e qualche coito, di solito il mio interlocutore ha due possibili reazioni collegate ad altrettante ipotesi. La prima, è pensare che non sia capace a procurarmene una per presunte incapacità sessuali. Ma non è così, e cercando di immaginare la mia condizione esistenziale potreste addirittura prendere in considerazione l'ipotesi che faccia più sesso del giovane italiano medio. Non è affatto impossibile.

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L'altra ipotesi ha a che fare con presunti problemi a relazionarmi con gli altri, ma anche qui mi sento di fugare subito ogni dubbio: ho una vita emotiva tutto sommato stabile, un sacco di legami affettivi sani con amici e parentela varia, nessun problema con mia madre, e nessuna forma latente di misoginia.

L'unica verità, è che le relazioni non mi interessano, e trovo limitante e costrittiva la figura tradizionale della coppia.

Solitamente esco con una ragazza per tre/quattro volte, con il preciso e deliberato intento di andarci a letto. Se farlo con questa persona mi piace può darsi che il rapporto vada avanti per un po', anche se mai in maniera esclusiva, ma generalmente dopo un paio di mesi finisce anche la relazione sessuale. Niente uscite con gli amici dell'altro, niente weekend passati insieme, nessuna confidenza particolarmente significativa sulle cose importanti: non è quello che voglio dalla persona con cui mi piace fare sesso, e faccio in modo che lei non si illuda nel caso fosse interessata. Non voglio illudere nessuno e cerco di evitarlo, perché semplicemente non riesco a vedermi come parte di una coppia. Da questo punto di vista, le relazioni più significative e soddisfacenti sono state quelle con le ragazze che cercavano esattamente lo stesso, anche se a dire il vero non sono molte.

Non sono nemmeno uno che sta con una ragazza nuova ogni sera, però: la mia non è una scelta dovuta semplicemente al fatto che non voglio rinunciare a potenziali partner sessuali. Mi capita di non battere chiodo per mesi, ma non ho mai cercato di compensare frequentando la stessa persona, se questo significava dover mettersi in una posizione di esclusività. E non è neppure un riflesso di Tinder e di tutte le app che oggi sembrano volerci ricordare costantemente che ovunque ci sono migliaia di ragazze o ragazzi con cui potremmo andare a letto. Tinder non mi è mai interessato più di tanto.

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L'ultima volta che sono stato fidanzato avevo circa 18 anni: una di quelle storie che iniziano i primi anni del liceo e poi si propagano per tutta l'adolescenza. Lei si chiamava Federica, ma non ho molto da dire su questa storia, perché è passato un sacco di tempo e fondamentalmente eravamo due adolescenti. Nonostante sia ormai una persona totalmente diversa, però, la mia storia con Federica rimane l'appiglio a cui si aggrappano ancora oggi gli amici che tentano di sezionare la mia vita sentimentale.

Venendo da una piccola provincia in cui analizzare i cazzi degli altri è una specie di dottrina religiosa, nei primi anni dopo la rottura con Federica mi sono sentito dire da chiunque che la mia scelta di non intraprendere un'altra relazione seria era dovuta alle ferite emotive che mi portavo dietro per la fine della nostra storia. In realtà, per i primi anni evitare le storie serie non è stata una scelta premeditata. Semplicemente non mi è capitato di rimanere coinvolto, e dopo un po' di tempo mi sono reso conto che questo tipo di vita è perfetto per le mie esigenze e per il mio modo di vedere le cose.

Se pensate che fino a questo punto molte delle cose che ho scritto siano pretestuose, e che abbia una certa smania di fare chiarezza su tutto, avete ragione: ma è dovuto semplicemente al fatto che, nonostante possa sembrare vittimistico, rinunciare deliberatamente alla vita di coppia ti espone a un sacco di giudizi. Ci deve sempre essere qualcosa di poco chiaro dietro, qualche mancanza, qualche incapacità.

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Per molto tempo anche io ho cercato di arginare i giudizi degli altri sparando sentenze sulla vita di coppia—sul fatto che sia un modo per appoggiarsi a qualcuno e ricevere rassicurazioni, che ci sono un sacco di persone che stanno insieme per non rimare sole, che spesso sia una forma di accettazione sociale. Lo stesso tipo di banalità trite che ricevevo dagli altri.

Ho smesso di cercare giustificazioni aggressive sul perché sia triste la vita di coppia solo quando ho finito di preoccuparmi per la mia situazione. Per molto tempo, infatti, io stesso mi sono domandato se nella mia vita ci fosse qualcosa che non andava. Man a mano che passavano gli anni tutti i miei amici avevano storie sempre più impegnative, mentre io avevo soltanto un fidanzamento dei tempi del liceo come metro di paragone.

Ho provato più volte a spingere una storia oltre la naturale scadenza dettata dalla noia, più che altro per vedere se il mio modo di vedere le cose sarebbe cambiato. I dubbi però mi arrivavano tutti dall'esterno: in tutti questi anni non mi è mai capitato di sentirmi solo o provare il bisogno della presenza di qualcuno. E ho capito che avevo molti più motivi per non volere una relazione, che non per andarmela a cercare.

A volte mi capita di pensare che i problemi sessuali di alcune coppie siano dovuti al fatto che spesso deve esserci necessariamente una corrispondenza quasi imposta fra la persona che cui hai più affinità affettiva e quella con cui vai a letto. Che il sesso sia ritenuta una cosa così intima da doverla condividere soltanto con una persona significativa. Da questo punto di vista mi sembra che il sesso sia estremamente sopravvalutato. Ma spesso vale anche il contrario—ci sono un sacco di persone che tentano disperatamentedi trovare qualità inesistenti in persone da cui sono semplicemente attratte sessualmente.

Poi c'è tutta la questione dell'impegno e delle responsabilità condivise: avvicinandomi ai trenta, mi capita sempre più spesso di venire accusato di essere una persona incapace di prendersi degli impegni emotivi seri. Di essere una specie di ventenne ad oltranza che vuole divertirsi (o credere di divertirsi) il più a lungo possibile.

Ovviamente ci sono delle piccole verità in questo ragionamento, perché è senz'altro vero che il senso di deresponsabilizzazione è abbastanza radicato nella nostra generazione. Ma non mi sento affatto una persona immatura perché non ho intenzione di occuparmi della vita di qualcun altro o del suo tempo, di fare cose che non voglio fare, andare in luoghi in cui non voglio andare.

Sono in grado di capire che la vita di coppia non è solo questo, e che molte relazioni di altro tipo si basano su cose del genere. Però non penso di essermi perso qualcosa. Prendetela come una conseguenza della "società dell'ego", dell'incapacità di innamorarmi, dei dati che vedono i single in aumento, quello che volete. Io posso dire semplicemente che per ora dover ridimensionare il mio tempo, le mie energie e svariate parti della mia personalità per vivere uno stato emotivo non fa per me.