Com'è prendere LSD in un carcere di massima sicurezza

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Com'è prendere LSD in un carcere di massima sicurezza

Sono finito in galera per un crimine non violento legato allo spaccio di LSD, e durante la mia permanenza ventennale in cella ho incontrato una serie di fanatici degli psichedelici. Queste sono tre storie che li riguardano.

Le fauci del lupo non sono il posto migliore per farsi un acido. Le prigioni hanno molte caratteristiche di solito associate a un bad trip: spazi angusti, poliziotti, stanze poco accoglienti e spoglie—per non parlare delle persone violente che potrebbero approfittare di te mentre sei fatto. Insomma, più Le ali della libertà che Alice nel paese delle meraviglie.

Ai carcerati, però, piacciono le droghe. Quando sei in galera vuoi scappare dalla realtà in ogni modo possibile, e le droghe sono un modo per farlo. Molti si limitano all'erba, o alla robaccia sintetica, ma pensa una qualunque droga—ci sono buone possibilità che tu possa fartela arrivare dritta in cella, non importa quanto in profondità hanno gettato la chiave.

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Sono finito in galera per un crimine non violento legato allo smercio di LSD, e durante la mia permanenza ventennale in cella ho incontrato una serie di fanatici degli psichedelici. Non è certo come farselo a un rave o un concerto dei Grateful Dead, ma devo riconoscere che è stato interessante. Qui sotto ho raccolto tre esperienze su com'è farsi di LSD in un carcere di massima sicurezza—a cominciare dalla mia.

Seth Ferranti
44 anni
Condannato a 21 anni di carcere per spaccio di LSD

Prima di finire in carcere ne avevo già preso un sacco. Dopo essere finito in prigione, però, non ho pensato troppo a farmi—forse perché era proprio per gli acidi che ero finito in galera. Mi sono dato all'erba. La facevo portare dentro, la vendevo, la fumavo; non è stata certo una condanna a 25 anni a impedirmi di assumere droghe in ognuna delle sette prigioni in cui ho vissuto. Indipendentemente dal carcere in cui mi chiudevano, riuscivo a procurarmene.

Qualche anno dopo, però, una botta d'acido ha cominciato a farsi necessaria. Essere in prigione ti fa sentire tagliato fuori dalla realtà, e a un certo punto hai bisogno di aprire le porte della percezione.

Nel 2005 ero al carcere federale di Fairton, in New Jersey, e la mia ragazza doveva portarmi dell'erba. Le ho chiesto di portarmi anche degli acidi. Quando sono arrivato davanti a lei, però, mi ha detto che aveva cattive notizie. Non aveva trovato erba, ma un cartone sì. È andata alla macchinetta, ha comprato un tramezzino e ha messo l'acido nella maionese. Ho divorato il panino pensando che in pochissimo tempo sarei stato in trip con la mia ragazza. Ma le cose sono andate diversamente.

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Avevo fatto entrare a Fairton un bel po' di droga, e sfortunatamente proprio quel giorno qualcuno si è lasciato sfuggire il mio nome. Non era passata nemmeno un'ora dall'inizio della visita quando i secondini mi hanno preso, hanno cacciato la mia ragazza (dopo averla perquisita senza trovare nulla) e mi hanno buttato nella cella più buia—nel momento esatto in cui l'acido veniva digerito nelle mie viscere.

Proprio mentre mi si dilatavano le pupille e iniziavo a vedere chissà cosa, mi hanno portato in una cella senza finestre di quella che chiamano "l'Unità speciale": niente acqua corrente, niente materasso, né cuscino, né bagno… niente. Prima di darmi un lenzuolo e un paio di mutande mi hanno spogliato e hanno controllato tutti i miei orifizi per accertarsi che non stessi nascondendo niente. Sulla porta della cella c'era una grande finestra tramite cui potevano controllarmi, e avevo anche una telecamera puntata addosso. Non so cosa si aspettasse di vedere la guardia, ma probabilmente in video ci sono io, terrorizzato, in trip. Sembrava un film, ma bisognerebbe essere davvero pazzi per immaginarsi un'esperienza psichedelica simile.

Ho steso il lenzuolo sul letto di metallo e mi sono sdraiato sotto la luce accecante. Non ero mai stato in isolamento. Per le successive 48 ore—ben oltre la fine del trip—avrei cagato cinque volte in una ciotola di plastica perché potessero vedere se le feci contenevano droga.

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Mentre il sottotenente controllava le mie feci, rimanevo a fissarlo—l'acido giocava coi miei sensi. Sapevo di essere pulito (per una volta) ma la droga mi mandava in paranoia totale. E se ci trovano l'erba? E se un ovulo mi è rimasto nelle budella fino adesso? Alla fine delle ispezioni, mi sentivo come se mi avessero messo nel microonde insieme al panino. Dire che quell'esperienza è stata un inferno è un understatement.

Quando l'effetto degli allucinogeni è sceso mi sono tranquillizzato, ma non sono tornato subito lucido. Ho passato il resto del tempo in cella sdraiato sul metallo freddo e ho cercato di non liquefarmi davanti alla telecamera—sotto la luce sempre accesa.

Pensavo che la mia prima esperienza psichedelica in prigione sarebbe stata una via di fuga al di fuori delle mura e del filo spinato della galera, ma sono solo finito più in profondità negli abissi del carcere. Non c'è bisogno di specificare che non ho mai più preso un acido.


La grande fabbrica di LSD è il nostro documentario sugli acidi:

John 'Judge' Broman
35 anni
Condannato a 16 anni per rapina

Ero un amante dello yoga, grande consumatore di marijuana e LSD, hippy. Era anche diventato dipendente dall'eroina, che è il motivo per cui sono finito a scontare 16 anni e mezzo per rapina in banca—avevo bisogno di soldi. In prigione ho fumato chili d'erba e bevuto litri d'alcol, ma non ho mai preso un acido fino all'ottavo anno di reclusione.

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Penso che l'LSD sia un rito sacro. Dovrebbe essere uno strumento per "farti arrivare", ma dove arrivi è tutta una questione di prospettiva. Un mio amico era già stato nelle carceri federali e sapeva come fare entrare roba da fuori. Quando mi ha mandato una bella dose di LSD via posta, però, mi è sembrata la cosa più elementare del mondo: una cartolina del Dr. Seuss con scritto, "Oh, in che posti meravigliosi andrai!" con una macchia evidente dove aveva rovesciato l'acido. Aveva cercato di mascherare la macchia usando degli evidenziatori, ma non aveva fatto che peggiorare la situazione. In ogni caso, la cartolina aveva superato i controlli ed era arrivata fino a me.

A Pollack la violenza era affare di tutti i giorni, e vagare in pieno giorno fatto d'acido non era proprio un'idea che mi allettava. Dicono che puoi voltare le spalle a un uomo, ma non puoi voltare le spalle alla droga. In prigione, non volevo dare le spalle nemmeno a un uomo. Così ho deciso di organizzarmi, e ho messo insieme un gruppo di compagni fidati con cui farci l'acido in tranquillità. Del gruppo facevano parte il mio compagno di cella, che era finito dentro con due ergastoli per spaccio, e un ventenne dipendente dalle metanfetamine che però non si era mai fatto di LSD. Abbiamo deciso di prendere l'acido quella sera, quando ci avrebbero chiuso in cella al sicuro.

Intorno alle nove, la droga ha cominciato a fare effetto. In cella avevamo due chitarre acustiche, un basso e uno stereo con amplificatore e casse che avevamo raccattato dalla lavanderia. Con l'acido in corpo, avevamo bisogno di un po' di sound.

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Abbiamo spento la luce e abbiamo accesso le candele artigianali e gli incendi. Abbiamo iniziato a suonare canzoni punk con il volume al minimo per non farci beccare, e abbiamo passato le ore successive a rilassarci e divertirci. Sembrava una seduta spiritica con musica dal vivo.

Ma a un certo punto il mio compagno di cella ha iniziato a pensare che avrebbe passato la vita in prigione. Anch'io, d'altra parte, avevo cominciato a pensare agli otto anni di carcere che mi restavano. Ma per la prima volta da quando ero entrato in carcere, ho pensato che a un certo punto ne sarei uscito. Non sarei rimasto.

Il resto del trip è stato tranquillo, ma l'esperienza mi ha cambiato. Da allora quando mi chiedevano quanto tempo mi mancava da scontare, io rispondevo, "Esco presto." Mi chiedevano quanto presto, e io rispondevo tra otto anni. Ridevano e mi dicevano di non restare col fiato sospeso per tutto quel tempo. Quando sei giovane e devi scontare tanti anni, ti sembra che non finisca mai. Ma grazie a quella cartolina, sapevo che c'erano "Oh, posti meravigliosi!" ad aspettarmi fuori dal carcere.

Tim
47 anni
Condannato all'ergastolo per spaccio di LSD

Nel 1993 aspettavo di essere spedito in un carcere federale per spaccio di LSD. Ero lì da sei mesi e dormivo 22 ore al giorno e mangiavo senza sosta per combattere la depressione che mi prendeva all'idea della condanna che pendeva sulla mia testa. In meno di sei mesi avevo preso 25 chili.

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Sapevo che se avessi trovato degli acidi avrei potuto arrivarci vivo. È arrivato il mio compleanno e mie amici mi hanno mandato 30 cartoni via posta—sei dietro ogni francobollo. Quella sera ne ho presi tre.

Mentre ero fatto, mi sono immaginato di essere a un concerto dei Grateful Dead con un personaggio che anni dopo ho scoperto essere il presidente Obama—che ci crediate o meno. Prima che lo eleggessero presidente non sapevo chi fosse, ma l'ho visto—o ho visto qualcuno che gli somigliava. Mi sono arrampicato sul palco e gli ho stretto la mano. È stata un'esperienza che mi ha aperto gli occhi, e mi ha tirato fuori dal malessere in cui stavo annegando. Il giorno dopo ho cominciato ad allenarmi e ho deciso che volevo ancora una vita—non importava quanti anni in prigione mi aspettavano.

Quando mi hanno spostato all'USP Atlanta nel 1994 un amico mi ha mandato un intero foglio d'acidi. Allo smistamento della posta del carcere non se ne sono accorti. Dovevano essere più di 1.000 trip. Da quel giorno io e i miei compagni eravamo sempre fatti. Era come stare in tour con i Grateful Dead.

Molto spesso mi drogavo di notte. Una volta, però, un amico mi ha convinto a prendere un acido alle sette del mattino. Ovviamente, il sottotenente mi ha chiamato nel suo ufficio alle nove. Mi ero preso tre acidi e stavo volando. Ho fatto quello tranquillo, ma è bastato per farmi decidere di non prenderne più così alla leggera.

Anni dopo ho ricevuto un libro pieno di acidi come regalo di compleanno. Quando ho preso il primo ho visto di nuovo il palco con il presidente e i Grateful Dead. Questa volta ho riconosciuto Obama e sono giunto alla conclusione che era proprio lui che avevo visto la prima volta. Forse fantasticavo sul fatto che Obama potesse concedermi la grazia—perché è l'unico modo per revocare una condanna a vita. Se anni fa non avessi mangiato quei tre acidi sotto il francobollo, non penso che sarei sopravvissuto così a lungo.

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