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the walking dead

Come ogni ottobre, i morti risorgono

A breve comincerà la quarta stagione di The Walking Dead. Ecco i motivi per cui vale la pena guardarlo, oltre al fatto che sarà un bagno di sangue senza fine.

Allora, dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti a The Walking Dead che era risorta dalle sue stesse ceneri.

Facciamo il punto: AMC è un canale via cavo statunitense che un tempo trasmetteva classici cinematografici (American Movie Classics, infatti): poi si è stancato del suo scollamento dalla realtà, si è scosso un po' di polvere di dosso, si è inventato uno slogan—“Story matters here”—che indicasse un radicale cambio di rotta e nel frattempo, pem!, ecco che esce Mad Men, PEM!, ecco che viene trasmessa la prima stagione di Breaking Bad. AMC si è trovata tra le mani due tra le serie televisive più amate dai telespettatori, ed è qui che entra in gioco The Walking Dead, il terzo gioiello della corona di AMC, basato sulla serie a fumetti di Robert Kirkman. Che è arrivata tardi, rispetto alle altre serie, ma ha titillato sin da subito il concetto di “successo di pubblico”: si è trovata a gareggiare, quanto a share, con Game of Thrones; ha totalizzato 12.4 milioni di telespettatori solo nell'ultimo season finale, e, a partire dalla prima serie, è trasmessa ogni anno in Italia in concomitanza con l'uscita negli Stati Uniti, e con il World Zombie Day. In tutto questo, è già in programma una serie spin-off, che esplori lo stesso universo, ma un altro gruppo di personaggi.

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Ospite speciale: Gus Fring di Breaking Bad.

Il 14 ottobre, in contemporanea con gli Stati Uniti, comincerà la quarta stagione della serie. Quindi, perché vale la pena guardarlo? Nel 2011, The Walking Dead era partito benissimo con il suo dono della brevità (sei episodi in una stagione), scenari d'ampio respiro e un paio di episodi scritti e diretti da Frank Darabont (Le ali della libertà, The mist).

Fast-forward di un anno, e pur non perdendo il favore del pubblico, la situazione cambia. Se è vero che uno degli aspetti più interessanti prospettati da The Walking Dead (sia la prima stagione sia il fumetto) era l'esplorazione delle Dinamiche Del Gruppo®, la seconda stagione sembrava troppo incentrata sul melodramma-a-tutti-i-costi, tanto da farci dimenticare, di tanto in tanto, che il melodramma a tutti i costi stava verificandosi in un mondo infestato dai morti viventi.

Poi, però, qualcosa è successo. È successo esattamente nella terza stagione, quando mia mamma mi ha scritto un sms dicendo: "Sai che The Walking Dead sembra migliorare." Morale della storia: è vero. The Walking Dead, terza stagione,ha deciso di sfoltire la storia e ammazzare tutti i personaggi che erano diventati insostenibili (evitiamo ulteriori spoiler)—ed è vero che questi ammazzamenti corrispondono grosso modo all'andamento della storia a fumetti, ma è altrettanto vero che, in questo caso, sono più che benvenuti. Inoltre, i personaggi che un tempo avremmo voluto morissero male si trasformano in personaggi cui, in fondo in fondo, teniamo (uno su tutti: lei), vengono introdotti personaggi ammantati dall'aura della figaggine, e (spoiler) è tornato in gioco Merle, lasciato su un tetto a marcire all'inizio della prima stagione e anche celebre protagonista di Henry: pioggia di sangue.

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In tutto questo, lo scenario si è aperto a guerre intestine tra gli umani, che ci si augura proseguano per il prosperare della serie.

Se gli sceneggiatori di The Walking Dead si sono premurati, anche questa volta, di risvegliare metaforicamente tutti gli zombi del circondario per prepararci al bagno di sangue, il 14 ottobre, in tv, potremo vedere qualcosa di buono.

Quando scappiamo dall'attacco dei non morti ci piace essere accompagnati da un microfonista.

Tutte le immagini sono inediti della quarta stagione.