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Cosa pensano i giovani dei voucher, l'ultimo simbolo del precariato in Italia

I voucher, o buoni lavoro, sono nati per far emergere il lavoro nero. Oggi però vengono usati per una moltitudine di professioni.

In un periodo di instabilità e incertezza soprattutto sul mondo del lavoro, negli scorsi giorni sono emerse prepotenti delle certezze per i giovani—non certezze di tipo positivo, ovviamente. Oltre all'ultima conferma del fatto che ci possiamo scordare la pensione, infatti, ora sappiamo che stanno aumentando anche le possibilità di essere pagati in voucher. Per chi ancora non ci avesse avuto a che fare direttamente o indirettamente (e non sono in molti, secondo gli ultimi dati) i voucher, o anche buoni lavoro, sono quei foglietti simili agli assegni che alle poste o in tabaccheria, a seconda del tipo, possono essere cambiati in denaro.

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Nonostante nascano con lo scopo di far emergere il lavoro in nero e siano stati pensati per tutte quelle prestazioni più inclini a finire nel settore (come baby sitting, ripetizioni, volantinaggio), nel 2012 la riforma Fornero ha ampliato le aree della loro applicazione, snaturandone di fatto la funzione. Da allora, l'uso è costantemente cresciuto ed è andato a legarsi a doppio filo con il tema della precarietà. Oggi emerge che non solo i voucher non hanno avuto successo nel loro intento iniziale—come dimostra il fatto che il governo ne voglia aumentare la tracciabilità—ma che hanno avuto spesso l'effetto contrario: ovvero quello di coprire il lavoro nero. Da strumenti indirizzati specificamente al lavoro saltuario, si sono trasformati anche in strumenti che consentono al datore di lavoro di non stipulare regolari contratti, con tutta la mancanza di tutele e diritti che ne consegue.

Per capire cosa ne pensano i nostri coetanei e conoscere le loro esperienze in materia, abbiamo rivolto qualche domanda a chi ha meno di 35 anni ed è stato pagato in voucher.

MARTA, 23 ANNI VICE: Da quanto tempo vieni pagata in voucher e per quale lavoro?
Marta: Faccio la cameriera in un ristorante. Sono pagata in voucher, o meglio in parte voucher in parte nero, più o meno da un anno.

Mi dici un pro e un contro dei voucher?
A loro vantaggio hanno il fatto di essere un metodo di pagamento comodo e immediato: non devo aspettare fine mese per la busta paga. Il lato negativo, invece, è che sono lavoro nero legalizzato—non ho nessun diritto come lavoratrice.

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Secondo la tua esperienza, perché il tuo datore di lavoro ha scelto questo metodo di pagamento?
Credo che mi paghino così per non dovermi mettere sotto contratto e di conseguenza risparmiare. Io non risulto stipendiata, e loro così non sono costretti a spendere su buste paga, notai e quant'altro sia necessario per mettere sotto contratto qualcuno.

Credi che questo metodo di pagamento influisca sul tuo senso di precarietà?
Relativamente. Dove lavoro vengo pagata regolarmente quindi non mi sento precaria, ma non ho comunque una busta paga quindi per lo stato io non sono nessuno a livello lavorativo: più che precaria mi sento inesistente. Mi do da fare ogni fine settimana ma legalmente è come se non alzassi il culo dal divano.

Lo trovi un metodo di pagamento scorretto?
Sì, totalmente scorretto. Ovviamente parlo per me, che lavoro sullo stesso posto da quasi un anno oramai. lo trovo corretto solo in prestazioni lavorative veramente occasionali, per evitare pagamenti in nero.

ADRIANA, 21 ANNI VICE: Cosa fai nella vita e perché hai avuto a che fare con i voucher?
Adriana: Studio design al Politecnico, e ho lavorato in un bar/bakery a Milano, dove sono stata pagata in voucher, 5 euro all'ora. Ci ho fatto la stagione estiva lo scorso anno.

Che idea te ne sei fatta?
Ho fatto anche lavori in cui sono stata pagata regolarmente e non ho trovato grandi differenze, anzi mi vedevo trattenere moltissima parte dello stipendio. Alla fine i voucher li cambi e sempre contanti ti arrivano. So che non sono onesti, ma per me non è stato molto diverso da un'altra forma di retribuzione e in più avevano il vantaggio di essere immediati. Ho parecchi amici che sono stati o vengono pagati a voucher, ho sentito parecchie storie in cui sono tramite di sfruttamento, ma credo che questo valga per lavori diversi.

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Credi che il discorso cambierebbe se si trattasse di un lavoro più a lungo termine?
Se fosse un lavoro stabile ovviamente preferirei una retribuzione più canonica. L'ho accettato perché era un lavoro temporaneo ed è durato poco. Lì per lì erano sempre soldi, mi servivano, quindi andava bene.

Sapevi cosa erano prima di averci a che fare direttamente?
No. Il mio datore di lavoro me lo ha detto immediatamente, che sarei stata pagata in voucher, e ho accettato senza fare nessun tipo di commento perché non sapevo cosa fossero di preciso. Arrivata a casa ne ho parlato con i miei genitori, e anche loro erano abbastanza ignoranti in materia. Alla fine però, data la provvisorietà del lavoro, anche una volta che ho capito di cosa si trattava non ho avuto niente da dire.

Che progetti hai per il futuro, dal punto di vista lavorativo?
Al momento arranco. Faccio parecchi lavori diversi per arrotondare e aiutare i miei a pagarmi gli studi, ma ovviamente la prospettiva è quella di un posto fisso—se non chiedo troppo nell'ambito nel quale sto studiando. Mi rendo conto che è un'utopia ma io spero di non dover andare avanti con lavoretti.

Foto delle ricevute dei voucher di uno degli intervistati.

DILETTA, 34 ANNI

VICE: Qual è la tua esperienza con i voucher?
Diletta: Sono stata pagata con i voucher per circa un anno e mezzo, quando lavoravo come insegnante di italiano per stranieri.

Se dovessi pensare a un lato positivo dei voucher?
Un punto in favore è la paga oraria netta di 11,25 euro (ora, stesso lavoro con contratto a tempo indeterminato, 7,50 euro). È un pro per modo di dire, perché una paga oraria più alta è controbilanciata da un numero di ore settimanali più basso e da mancanza di ferie e malattie pagate.

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Uno negativo invece?
Il fatto che non potevo superare la soglia dei 5000 euro all'anno (ora hanno alzato il tetto). Ogni committente non poteva superare i 2000 euro annui. Ciò vuol dire che per le ore che eccedevano quella soglia bisognava trovare metodi "alternativi" per pagarmi.

Nel tuo caso, perché credi che il tuo datore di lavoro li usasse?
Credo che il datore di lavoro non potesse avere più di un certo numero di contratti a tempo determinato, o almeno così mi hanno detto. Li identificavi con la precarietà?
Il problema è che c'è questa soglia di guadagni complessivi. Puoi lavorare per più committenti, ma non puoi dichiarare più di quella cifra. Quindi, o ti accontenti di vivere con 5000/7000 euro all'anno, o lavori in nero. Non ho mai lavorato con un contratto a tempo determinato, ma credo che, a parte la questione soglia, la sensazione di precarietà sia più meno la stessa. E anche nel contratto a tempo determinato, si pone, se non sbaglio, il problema del limite di rinnovi. Rilavoreresti in un posto in cui ti pagano a voucher?
Sì, purtroppo. La consideri una forma di pagamento poco corretta?
È scorretto quanto molte altre forme contrattuali. Il problema si presenta quando viene usato in luogo di un contratto a tempo pieno, invece che per le prestazioni occasionali per cui sarebbe stato concepito. I datori di lavoro non trovano convenienza nell'assumere a tempo pieno.

EDOARDO, 21 ANNI

VICE: In che modo hai a che fare con i voucher?
Edoardo: Occasionalmente lavoro in degli inventari, di magazzini o negozi. Ti iscrivi a un sito—per un'azienda che si occupa di queste cose—e tramite questo vedi gli inventari in cui vuoi lavorare e indichi la tua disponibilità in termini di giorni e tempo. Ogni prestazione di lavoro occasionale viene retribuita con un voucher. Lo faccio da più di un anno.

Cosa ne pensi di questa forma di pagamento?
Lavoro quando voglio, quando do la disponibilità, mi pagano immediatamente, ed ho subito i soldi a disposizione. Ho fatto anche altri lavori in cui venivo pagato in altri modi, e dovevo aspettare il mese successivo per il bonifico. Credo che in caso di lavoretti del genere, che di solito fai per avere soldi veloci, non sia affatto male.

Dal punto di vista lavorativo, dove ti vedi tra qualche anno?
Nella mia posizione il posto fisso non è molto probabile. Io vorrei andare all'estero, e ovviamente mi piacerebbe fare il lavoro per cui sto studiando. In Italia ci sono troppi laureati in architettura.

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