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Futbol di Andrea Scanzi è il programma di calcio più brutto di sempre?

Ieri sera è andata in onda la seconda puntata di Futbol, il programma sportivo di Andrea Scanzi che ruota intorno alla figura di Andrea Scanzi. Possiamo definirlo il più brutto programma calcistico della TV?
Niccolò Carradori
Florence, IT

Immaginatevi un programma sul calcio in cui si susseguono un monologo che prevede l'analogia Gianluigi Buffon = Ed Warner, "Don't Panic" dei Coldplay e la frase "un campione ha paura soprattutto del concetto di avere paura."

Se lo trovate difficile da immaginare, vi sbagliate: questo programma esiste, si chiama Futbol, a condurlo è Andrea Scanzi su La7 e dopo appena due puntate—l'ultima delle quali trasmessa ieri sera—si candida, per il mio modesto parere, al trono di "contenitore calcistico più brutto di sempre."

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Nell'ultima settimana se ne è parlato parecchio, un po' perché il tono del primo monologo di Scanzi è leggermente enfatico, un po' perché rappresenta una delle proposte di punta di La7 in questo periodo, e un po' perché Scanzi stesso attraverso i suoi social ha contribuito ad attirare l'attenzione con paragoni fra lui e Federico Buffa—ovvero il narratore sportivo che negli ultimi anni ha riscosso il maggior successo in Italia.

Nonostante tenda a voler avere quell'aria semi-innovativa, il format su cui si basa Futbol non è nuovo: si commentano con esperti e giornalisti sportivi le ultime notizie di calciomercato, si danno giudizi tranchant su squadre e giocatori, si intervistano personaggi di spicco, e si dà spazio a rubriche "divertenti" in cui prende la parola la coconduttrice femminile. Nella pratica questo si traduce in una serie di commenti già sentiti e in analisi di trattative di cui qualsiasi spettatore amante del calcio è già a conoscenza: il tutto unito a qualche riferimento falsamente simpatico a fenomeni social comeGli Autogol, a un vox pop fra gli attori di Gomorra riguardo alla cessione di Higuain, alle musiche degli Offspring, a una rubrica sui calciatori grassi dedicata a Sodinha e a domande avanguardiste a Gianni Rivera e Alberto Zaccheroni. Del tipo "Cosa prova quando le chiedono di Italia-Germania al mondiale di Messico 70?" e "Come andò davvero fra lei e Berlusconi?" Se seguite con un minimo di continuità il mondo del calcio, e l'apparato di commento giornalistico che gli gravita attorno, non riuscirete a trovare in Futbol niente che non abbiate già visto in qualsiasi altro programma di approfondimento presente sul palinsesto della maggiori reti presenti in Italia.

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L'unica particolarità che permette di riconoscere Futbol dall'ammasso di programmi sportivi esattamente identici è infatti il monologo di Scanzi. Quasi tutta la trasmissione mira a quel momento: la manciata di minuti in cui Scanzi comincia a muovere le mani in spirali sinusoidali, citare scrittori famosi a caso, e dare nuove sfumature al termine 'enfasi'. Per come la vedo io, non c'è nessun tipo di valore aggiunto, in Futbol, che sia a favore dell'argomento calcio e non rateizzato dalla personalità del conduttore.

Per capirlo può essere utile vedere il monologo della seconda puntata, un panegirico sulla saudade mancata di Cristiano Ronaldo che coniuga due dei grandi capisaldi dello Scanzismo, Fernando Pessoa e José Saramago. Peccato che non ci siano calciatori con un passato nella Resistenza, altrimenti gli otto minuti su Il partigiano Johnny—altro tema di Scanzi—erano già pronti.

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Per questo motivo credo che Futbol sia un programma particolarmente brutto: ricalca schemi già visti e tenta di motivarli soltanto con la presenza di un conduttore che funziona, nonostante sul calcio non abbia da dire sostanzialmente niente. E se ciò avviene, è perché in questo momento Scanzi è uno di quei personaggi la cui spendibilità non ha freno. È come se avesse un fido sull'opportunità di poter parlare di qualcosa attraverso un qualsiasi sistema ad alta divulgazione. Scrive libri, fa teatro, ha un blog su un giornale, fa televisione, tiene lezioni sulla scrittura/letteratura: probabilmente l'unica forma di comunicazione che non ha sperimentato in diffusione nazionale è una trasposizione dell'opera di Fenoglio recitata attraverso il Codice Internazionale Nautico.

Ma non ha solo accesso a tutti i mezzi di comunicazione, ha anche un ventaglio di argomenti praticamente infinito (in cui infila comunque Saramago, Gaber e Pessoa a turno): "si occupa di politica, attualità, cultura, costume, musica, vino, sport e feticismo per i piedi femminili."

Esiste un altro personaggio nato negli anni Settanta che nel recente passato ha avuto lo stesso dono dell'ubiquità nel nostro paese: Fabio Volo.
Volo non è né un giornalista, né si è mai occupato degli argomentati trattati da Scanzi, ma la loro pervasività e riconoscibilità mediatica è molto simile. In comune poi hanno un sacco di meccanismi retorici, come il citazionismo propulsivo di scrittori e musicisti (che probabilmente dipende anche dal periodo in cui sono nati). Quello che differenzia Volo da Scanzi, nella vera sostanza, è che il primo non si prende eccessivamente sul serio. E soprattutto non possiede l'ultima delle qualità del secondo, ovvero l'essere anche "personaggio scomodo" che interviene in trasmissioni politiche criticando il governo (o esprimendosi sui piedi del ministro Boschi). È il prototipo del 40enne fustigato dalla gerontocrazia italiana, con un animo appassionato e cantautoriale, che ha scoperto il grillismo. È il Fabio Volo 2.0. Con un tesserino da giornalista.

Le possibili conseguenze sul dibattito intellettuale generalista—di cui il calcio fa pienamente parte, e di cui adesso Scanzi è uno dei Titani—sono difficili da immaginare in concreto. Più che attraverso i ricami narrativi su Holly e Benji, gli stereotipi emotivi legati al Portogallo e Cristiano Ronaldo, o le frasi ad effetto, mi piace visualizzarlo attraverso la sinossi/descizione del penultimo romanzo di Scanzi su Wikipedia. "Ritratto generazionale dei nati negli anni Settanta visti in maniera negativa." Segui la nuova pagina Facebook di VICE Italia: