Cibo

Cari vegani bianchi, smettete di appropriarvi del cibo di altre culture

Gli influencer bianchi si sono appropriati di ricette e del concetto di veganesimo per troppo tempo.
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT
Influencer vegani neri
Foto per gentile concessione di Afia Amoako (a sinistra) e Emani Corcran (a destra) (Instagram) 

Organizzando una conferenza per vegani, è stato molto più facile trovare personalità note bianche per il panel. Il problema è che in pochi guardano la seconda pagina dei risultati di Google.

Quando Afia Amoako è diventata vegana cinque anni fa, non si sentiva rappresentata in questa comunità dominata da donne bianche benestanti. Secondo lei, promuovevano spesso ricette—”stufato di arachidi africano” o “verdure saltate orientali”—basate su stereotipi razziali.

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“Uno, non sono come te; due, si appropriano del tuo cibo. Si tratta di cose che allontanano le persone non-bianche.”

Amoako, 23 anni, è una blogger e instagrammer vegana di Toronto (@thecanadianafrican). Dice che le settimane e i mesi che hanno seguito l’uccisione di George Floyd sono stati contrassegnati da un’ondata di supporto per i creator neri, in particolare da parte degli account gestiti da persone bianche. È stata una virata rispetto alla solita rotta. “Queste donne bianche agiscono da custodi del movimento vegano,” ha detto Amoako. “Noi creator nere c’eravamo anche prima.”

Le persone non-bianche, specialmente quelle nere, sono molto più propense a rinunciare alla carne dei bianchi.

Le donne bianche stanno cominciando a riconoscere i vegani neri e non-bianchi, in seguito a tutti i discorsi sulla razza che sono stati affrontati in vari settori e comunità, ha detto Amoako, ma “sarò sincera, alcuni di noi sono ancora scettici.”

Amoako non è l’unica persona vegana non-bianca che si è sentita marginalizzata dal resto della comunità. L’influencer vegana nera Tabitha Brown aveva già raccontato a VICE che prima di rinunciare a carne e altri prodotti di origine animale credeva che i vegani potessero essere solo “signore bianche che fanno yoga”. Nital Jethalal, dirigente della Toronto Vegetarians Association, ha detto a VICE News che, organizzando una conferenza per vegani, è stato molto più facile trovare personalità note bianche per il panel. “Il problema è che in pochi guardano la seconda pagina dei risultati di Google,” ha detto Jethalal.

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Stufato Ayamase e riso Ofada

Stufato Ayamase e riso Ofada, per concessione di Afia Amoako

La realtà è che le persone non-bianche, specialmente quelle nere, sono molto più propense a rinunciare alla carne dei bianchi. Un sondaggio Gallup del 2018 ha scoperto che soltanto il 3 percento degli americani bianchi dicono di seguire una dieta vegetariana, mentre il 9 percento degli americani non-bianchi si identifica come vegetariano. Dal sondaggio del Pew Research Center condotto nel 2016 è emerso che il 3 percento della popolazione USA segue una dieta vegana, ma la percentuale sale a 8 se si considerano solo le persone nere. Anzi, le persone nere sono la fascia demografica di vegani che sta crescendo più velocemente oggi.

In questo mondo post-Floyd di dibattito sulla razza, molti vegani stanno iniziando a guardare in faccia il proprio privilegio. Gli influencer vegani bianchi incoraggiano i follower a seguire account gestiti da persone non-bianche con la campagna #AmplifyMelanatedVoices, mentre queste continuano a sensibilizzare il proprio pubblico sui casi di Floyd e di Breonna Taylor. In ogni angolo di internet emergono storie che promuovono account Instagram vegani e attività commerciali vegane che siano tutti gestiti da persone nere.

Non sorprende che le persone nere si diano al veganismo, considerato che la situazione sanitaria nelle comunità nere è ben peggiore rispetto a quelle bianche.

Anche la pop star Lizzo ha dichiarato di essere diventata vegana, associando la sua nuova dieta al movimento per la body positivity e la giustizia razziale. Thug Kitchen, un blog vegano a gestione bianca che ha subito costanti critiche negli anni per il suo uso di stereotipi anti-neri nel suo brand, ha finalmente cambiato nome in “Bad Manners” nel giugno scorso. Sempre più account Instagram tra quelli che seguo (sono vegana anch’io) stanno chiedendo a noi occidentali di fermare il whitewashing del veganismo e del vegetarianismo.

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Amoako ha detto a VICE News di aver aperto un account Instagram dopo cinque anni di veganismo perché voleva creare uno spazio per le persone come lei. “Mi sono detta: ‘Molti cibi tradizionali sono vegani e nessuno ne parla’,” ha raccontato Amoaka, la cui famiglia fa parte della tribù Ashanti del Ghana. “Molti blogger vegani sono colpevoli di questo comportamento.”

Amoako ha anche aggiunto che non la sorprende che le persone nere si diano al veganismo, considerato che la situazione sanitaria nelle comunità nere è ben peggiore rispetto a quelle bianche. Diventando vegane o adottando una dieta più sana, “le persone nere prendono in mano il proprio destino,” ha detto. Ma ha specificato anche che una dieta ricca di vegetali non è certo una novità per le persone non-bianche.

Secondo gli ultimi censimenti, il Brasile e l’India ospitano le più numerose popolazioni vegetariane al mondo

“Sembra quasi che il veganismo sia una novità quando invece esiste da secoli,” ha detto. In realtà, diverse comunità sparse per il mondo, la maggior parte delle quali razzializzate, consumano esclusivamente o almeno in prevalenza vegetali. Secondo gli ultimi censimenti, il Brasile e l’India ospitano le più numerose popolazioni vegetariane al mondo: circa un terzo degli indiani—375 milioni di persone—e il 14 percento dei brasiliani, 29 milioni di persone, sono vegetariani. Taiwan, Giamaica, Messico e Vietnam inoltre hanno ampie fette di popolazione che non consumano prodotti di origine animale. E nonostante questo non voglia sminuire la crescente popolarità delle diete vegetali in paesi a maggioranza bianca come Svizzera, Nuova Zelanda, Germania e Australia, vegetarismo e veganismo vengono ritratti nel mainstream come fenomeni largamente bianchi.

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Red Red

Una ciotola di Red Red (ciotola di terracotta con un anello di platano pieno di fagioli), per concessione di Afia Amoako

Gli account a tema vegetale spesso omettono o dimenticano di riconoscere esplicitamente le origini di alcuni dei loro cibi preferiti—legumi, patate dolci, riso, quinoa, semi di chia, tofu—e chi li coltiva. La quinoa, per esempio, è un seme che si comporta da cereale senza glutine ad alto contenuto di proteine originario dell’America Latina e continua a essere uno degli alimenti principali per le comunità indigene delle Ande. “Si racconta che tra i 3000 e i 5000 anni fa, le stelle abbiano mandato la quinoa in regalo al popolo Aymara. Queste radici culturali danno ai coltivatori di qua un grande vantaggio rispetto a chi cerca di imitarli,” ha detto a BBC News John Bliek, dell’Organizzazione Mondiale dei Lavoratori. Oggi, Bolivia e Perù producono tra il 70 e l’80 percento di tutta la quinoa del mondo. Se la crescita in popolarità di questo vegetale abbia reso più difficile l’accesso per le comunità locali è in discussione, ma la volatilità associata con le oscillazioni di prezzo e la concorrenza insita nei mercati globali possono essere difficili da gestire per gli agricoltori.

“Quando sono nato e cresciuto vegetariano non l’ho mai visto come una questione di scelta. La mia intera famiglia era vegetariana perché bisogna trattare bene gli altri e gli animali”

Divya Mehta, 24 anni, è cresciuta mangiando più che altro cibo vegano a San Fernando, Trinidad. Piatti come il Callaloo—verdure in foglia frullate e mescolate con altre verdure come la zucca—servito con il riso e insalate, roti, platano, riso fritto e Choka di pomodoro (pomodori arrostiti con aglio e cipolle). Mehta ha raccontato che una parte del problema potrebbe essere che il termine “vegano” è più diffuso in Nord America che in altre parti del mondo. “Il cibo che mangiamo passa di generazione in generazione; è sempre stato qui,” ha detto. “È solo stato modernizzato dalla società occidentale e noi (persone non bianche nel resto del mondo) non sapevamo che si chiamasse ‘vegano’. Alla fine, il cibo vegano è solo cibo.

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Quasi un terzo degli abitanti di Nuova Delhi, in India, si dichiara vegetariano oggi. Una ricca varietà di piatti a base di lenticchie—lenticchie gialle, lenticchie marroni, daal di ceci, fagioli mung cucinati in vari curry hanno contrassegnato la vita di Siddharth Seth in questa città. Seth è cresciuto vegetariano perché la sua famiglia si identifica nella religione Hindu e ne segue un’interpretazione che predica la non violenza—Ahimsa—anche verso gli animali. Per Seth, che oggi ha 40 anni, il vegetarismo non è mai stata una moda, ma la vita quotidiana. “Quando sono nato e cresciuto vegetariano non l’ho mai visto come una questione di scelta,” ha detto Seth, che ora è vegano. “La mia intera famiglia era vegetariana ed era l’unica cosa giusta da fare perché bisogna trattare bene gli altri e gli animali.” Seth ha anche menzionato l’economicità della dieta a base vegetale. Ha detto che in India, mangiare carne è spesso associato alla ricchezza; le persone più ricche possono permettersi di macellare un animale, mentre gli altri possono contare su fonti proteiche meno costose, come le lenticchie.

La colpa dello stereotipo della “ragazza vegana”, la ragazza “bianca, abbronzata, molto magra, che fa yoga” è da attribuire ai media

Emani Corcran, 23 anni, ha fondato un account Instagram chiamato BLK AND VEGAN quest’anno. Ha spiegato che la colpa dello stereotipo della “ragazza vegana”, la ragazza “bianca, abbronzata, molto magra, che fa yoga—la tipa da Los Angeles” è da attribuire ai media. Questo immaginario, secondo Corcran, ignora “le radici di molte culture” e rischia di legare, nell’occhio occidentale, l’idea di cibi sani e biologici a quella della persona bianca, invece di omaggiare le culture culinarie che davvero si basano su ortaggi, cereali e legumi.

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Insomma, tocca alle persone che hanno una voce e dei seguaci evidenziare la multiculturalità delle diete a base vegetali. “Mostrare che molti piatti tipici di altre zone del mondo sono già completamente vegetali è un grande passo per le persone non-bianche che potrebbero essere intimidite dal veganismo,” ha detto Corcran. “È questo che dovrebbero fare gli influencer: mostrare quello che ti piace mangiare. Sono una donna non-bianca, quindi mi piace mangiare quello che piace alle donne non-bianche, e di questo voglio parlare.”

Empanada vegana

Empanada vegana by Emani Corcran (Instagram)

Ho trovato l’account di Corcran dopo che una influencer vegan canadese con oltre 200 mila follower l’aveva taggata a inizio luglio. Secondo Amoako, gli sforzi dei vegani famosi, in particolare di quelli bianchi, vanno incoraggiati. “La gente non riconosceva il valore delle nostre pagine prima di oggi, ma questo ci dava forza. E ora è il nostro momento,” ha detto Amoako. “Quello che ci dà fastidio è che quando è arrivato #amplifymelanatedvoices la nostra domanda più importante era: continuerete a supportarci anche nel lungo termine?”

Per Seth, vedere un dialogo sulla razza nella comunità vegetariana-vegana ha portato allo scoperto come le persone cercano uno spazio per sé. “Conosco molte persone che non capiscono il veganismo perché pensano che costi troppo o che sia una cosa che fa soltanto un certo tipo di persona. Ma invece le persone non-bianche possono tranquillamente trovare una connessione con il veganismo. Dipende soltanto da chi sei e da dove vieni.”

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su MUNCHIES US